Matrimonio (Chiesa cattolica): differenze tra le versioni

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Versione delle 23:04, 25 set 2012

Il Matrimonio, particolare dal trittico de I sette Sacramenti, di Rogier van der Weyden, circa 1445.

Il matrimonio è uno dei sette sacramenti della Chiesa cattolica. Allo stesso modo è considerato dalla Chiesa Ortodossa. Le comunità riformate, invece, seguendo la tesi di Lutero, celebrano il matrimonio ma non lo considerano un sacramento.

Secondo il Codice di diritto canonico il matrimonio è «il patto con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole», che «è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento».[1]

All'incirca per i primi mille anni della storia della Chiesa, il matrimonio non fu un sacramento, la cui somministrazione era regolamentata dalle leggi ecclesiastiche: come già nel diritto romano, esso era piuttosto un patto privato, un contratto stipulato tra gli interessati e le rispettive famiglie, che poi in un secondo momento poteva essere benedetto da un sacerdote, tanto che si hanno prove documentate fino al secolo nono che il matrimonio era ancora molto simile a quello contratto nell'antica Roma[2]. Solo nel 1215, nel corso del Concilio Lateranense IV la Chiesa cattolica regolamentò la liturgia per il matrimonio e gli aspetti giuridici relativi ad esso e solo nel 1439 nel Concilio di Firenze, agli inizi del Rinascimento, la Chiesa esplicitò chiaramente che il matrimonio doveva essere considerato dai fedeli come un sacramento.

Natura ed effetti del sacramento

Secondo la dottrina cattolica, oltre ai vantaggi dell'inviolabile stabilità, dal Sacramento derivano altri vantaggi poiché Cristo elevando il matrimonio dei suoi fedeli alla dignità di vero e proprio sacramento, lo rese in effetto segno e fonte di quella speciale grazia interna, con la quale «portava l'amore naturale a maggior perfezione, ne confermava l'indissolubile unità, e i coniugi stessi santificava» [3]

I fedeli che esprimono il consenso matrimoniale «aprono a sé il tesoro della grazia sacramentale, ove attingere le forze soprannaturali occorrenti ad adempiere le proprie parti ed i propri doveri fedelmente, santamente, con perseveranza fino alla morte».[4]

Il sacramento «non solo accresce il principio di vita soprannaturale, cioè la grazia santificante, ma vi aggiunge ancora altri doni speciali, disposizioni e germi di grazia [...] affinché i coniugi possano non solo bene intendere, ma intimamente sentire, con ferma convinzione e risoluta volontà stimare e adempiere quanto appartiene allo stato coniugale e ai suoi fini e doveri; ed a tale effetto infine conferisce il diritto all'aiuto attuale della grazia, ogniqualvolta ne abbisognino per adempire agli obblighi di questo stato».[5]

Tuttavia, alla grazia sacramentale l'uomo è chiamato a cooperare per «far fruttificare i preziosi semi della grazia». In questo modo gli sposi potranno sopportare i pesi della loro condizione e adempiere i doveri, e sentirsi confortati, santificati e come consacrati dalla potenza del sacramento. Per la virtù indelebile del sacramento, i fedeli, uniti una volta con il vincolo del matrimonio, non sono mai privati mai né dell'aiuto, né del legame sacramentale.[6]

La «grazia propria del sacramento del Matrimonio è destinata a perfezionare l'amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile».[7] Cristo «rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri, di essere sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo e di amarsi di un amore soprannaturale, delicato e fecondo».[8]

Storia

File:BoschTheMarriageFeastAtCanajpg.jpg
"Le nozze di Cana", già attribuito a Hieronymus Bosch, circa 1555-1560

Il sacramento del matrimonio cristiano viene fatto originare dalla prescrizione contenuta nel libro della Genesi Genesi 2,24[9], che contiene già alcuni elementi fondamentali: l'indissolubilità del vincolo coniugale e la complementarietà di uomo e donna.

Il primo miracolo di Gesù fu compiuto alle nozze di Cana [10], segno inteso ad affermare il valore positivo del matrimonio[11]. Inoltre Cristo stesso ribadisce l'insegnamento dell'indissolubilità[12].

L'attesa dell'imminente venuta del Regno di Dio predicata da Gesù e dagli apostoli, fra cui Paolo di Tarso e la necessità di evitare legami terreni comportò che la Chiesa dei primi secoli attribuisse un minor valore al matrimonio rispetto al celibato e considerasse il matrimonio una condizione meno preferibile. San Paolo aveva raccomandato che al matrimonio facessero ricorso solo i quali trovavano troppo difficile rimanere celibi [13].

Il matrimonio negli scritti dei Padri della Chiesa

Sant'Agostino riteneva il matrimonio un sacramento[14], anche in quanto simbolo usato da san Paolo per esprimere l'amore di Cristo per la Chiesa[15]:

«Il bene del matrimonio presso tutte le genti e tutti gli uomini consiste nello scopo della generazione e nella casta fedeltà; ma per ciò che riguarda il popolo di Dio vi si aggiunge la santità del sacramento»

Segue a questo passo un esplicito accostamento al sacramento dell'ordine, basato sia sull'incancellabilità sia sulla fruttuosità di entrambi i sacramenti. In un altro brano di Agostino troviamo la fedeltà coniugale come essenza del sacramento e l'idea paolina[16] del matrimonio come simbolo usato per esprimere l'amore di Cristo per la Chiesa:

«La realtà di questo sacramento è che l'uomo e la donna, uniti in matrimonio, perseverino nell'unione per tutta la vita e che non sia lecita la separazione di un coniuge dall'altro, eccetto il caso di fornicazione. Questo infatti si osserva tra Cristo e la Chiesa che vivendo l'uno unito all'altro non sono separati da alcun divorzio per tutta l'eternità.»

Altri padri della Chiesa dubitarono che il matrimonio rappresentasse una vera e valida vocazione cristiana. San Girolamo scrisse: "Preferire la verginità non significa disprezzare il matrimonio. Non si possono paragonare due cose se una è buona e l'altra cattiva" [17]. Tertulliano, all'epoca già influenzato dal montanismo, reputava che il matrimonio "consistesse essenzialmente nella fornicazione" [18]. Cipriano di Cartagine spiegò che il primo comandamento dato all'uomo fu di crescere e di moltiplicarsi, ma siccome la terra era già tutta popolata non c'era ragione di continuare a moltiplicarsi. Agostino scrisse che se tutti avessero cessato di sposarsi e di generare figli sarebbe stata una cosa ammirevole; avrebbe comportato che la seconda venuta di Cristo si sarebbe realizzata più rapidamente. San Giovanni Crisostomo pur considerando il matrimonio un dono di Dio, dice: «Unicamente per questo motivo bisogna sposarsi: affinché ci teniamo lontani dalla fornicazione» [19]. Inoltre ammonì i vedovi cristiani a non risposarsi, perché avendo già conosciuto i difetti del matrimonio, non avrebbero dovuto compiere due volte il medesimo errore.[20]

Il matrimonio nella liturgia antica

I libri liturgici e i sacramentari delle diverse Chiese d'Oriente e d'Occidente presentano per il matrimonio preghiere liturgiche e riti dai tempi più remoti. Differiscono fra loro in molti dettagli, ma le loro caratteristiche principali possono essere fatte risalire ai tempi apostolici. In tutti questi rituali e raccolte liturgiche il matrimonio viene contratto dinanzi al presbitero, durante la celebrazione della Messa ed è accompagnato da cerimonie e preghiere simili a quelle usate per gli altri sacramenti; infatti alcuni rituali definiscono esplicitamente il matrimonio come un sacramento e, poiché è un "sacramento dei vivi", richiede la contrizione per i peccati e l'assoluzione sacramentale prima che il matrimonio sia contratto [21]. Ma l'antichità del matrimonio come sacramento è ancor più chiaramente messa in luce dai rituali o libri liturgici delle Chiese Orientali, anche da quelle che si separarono dalla Chiesa cattolica nei primi secoli, che circondano la celebrazione del matrimonio con cerimonie e preghiere significative e notevoli. I nestoriani, i monofisiti, i copti, i giacobiti sono tutti d'accordo su questo punto [22]. Le numerose preghiere usate nella cerimonia si riferiscono ad una grazia speciale che viene conferita agli sposi e alcuni commentari mostrano che questa grazia fosse ritenuta sacramentale. Il patriarca nestoriano Timoteo II, nell'opera De septem causis sacramentorum [23], tratta il matrimonio come uno dei sacramenti ed enumera diverse cerimonie religiose senza le quali il matrimonio è invalido.

Tuttavia altri, sulla scorta di Calvino[24], obiettano che la Chiesa avesse una liturgia matrimoniale. Secondo questa linea di pensiero, la concezione negativa del matrimonio di alcuni padri della Chiesa si sarebbe rispecchiata in una mancanza di interesse per la liturgia matrimoniale. A differenza delle cerimonie per la celebrazione del Battesimo e dell'Eucaristia, non sarebbe esistita una speciale liturgia matrimoniale e gli sposi non avrebbero ritenuto importante ricevere la benedizione di un presbitero.

Inizialmente i cristiani conservarono l'antica cerimonia pagana, modificata in senso cristiano. Il primo resoconto dettagliato di un matrimonio cristiano in Occidente risale al IX secolo e appare ancora molto simile alle nozze dell'antica Roma.[25]

Il Concilio Lateranense IV

Con il Concilio Lateranense IV nel 1215, la Chiesa cattolica regolamentò il matrimonio:

  • impose l'uso delle pubblicazioni (per evitare i matrimoni clandestini)
  • per evitare i divorzi il matrimonio fu ribadita l'indissolubilità del matrimonio, salvo per morte di uno dei due coniugi
  • fu richiesto il consenso libero e pubblico degli sposi, da dichiarare a viva voce in un luogo aperto
  • fu imposta un'età minima per gli sposi (per evitare il matrimonio di bambini, e in particolare di ragazze molto giovani),
  • furono regolamentate le cause di nullità del matrimonio, in caso di violenze sulla persona, rapimento, non consumazione, matrimonio clandestino, etc.

Tale concilio fissò delle regole largamente riprese in seguito nel matrimonio civile, istituito in Francia nel 1791 durante la rivoluzione francese.

Il Concilio di Firenze

Nel bolla di unione con gli Armeni del 22 novembre 1439 il Concilio di Firenze dichiara a proposito del matrimonio: «Settimo è il sacramento del matrimonio, simbolo dell'unione di Cristo e della Chiesa, secondo l'Apostolo, che dice: Questo sacramento è grande; lo dico in riferimento al Cristo e alla Chiesa. Causa efficiente del sacramento è regolarmente il mutuo consenso, espresso verbalmente di persona. Triplice è lo scopo del matrimonio: primo, ricevere la prole ed educarla al culto di Dio; secondo, la fedeltà, che un coniuge deve conservare verso l'altro; terzo, l'indissolubilità del matrimonio, perché essa significa l'unione indissolubile di Cristo e della Chiesa» [26].

Il Concilio di Trento

Il Matrimonio (Giulio Rosati)

Il Concilio di Trento rinforzò la regolamentazione: il matrimonio deve essere celebrato davanti ad un parroco e dei testimoni, gli sposi devono firmare un registro, fu vietata anche la coabitazione al di fuori del matrimonio, per evitare il concubinato e i figli illegittimi.

La forma canonica del matrimonio fu prevista dal decreto Tametsi dell'11 novembre 1563.

Il Concilio Vaticano II

Nella costituzione pastorale Gaudium et spes il Concilio Vaticano II, riprendendo fra l'altro il magistero dell'enciclica Arcanum Divinae di papa Leone XIII [27], insegna che «l'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale», che «Dio stesso è l'autore del matrimonio» e che «per la sua stessa natura l'istituto del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento» [28].

Il Concilio ha anche parole di chiaro apprezzamento per una vita sessuale serena e ordinata all'interno del matrimonio: «Gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono vicendevolmente nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi. Quest'amore, ratificato da un impegno mutuo e soprattutto consacrato da un sacramento di Cristo, resta indissolubilmente fedele nella prospera e cattiva sorte, sul piano del corpo e dello spirito; di conseguenza esclude ogni adulterio e ogni divorzio»[29].

Il matrimonio nel diritto canonico

Condizioni per il matrimonio sacramentale

La Chiesa cattolica richiede per il sacramento che sia l'uomo sia la donna siano battezzati, liberi di sposarsi e che esprimano liberamente il proprio consenso. La Chiesa istituisce corsi prematrimoniali alcuni mesi prima del matrimonio per aiutare i futuri sposi a comprendere il senso del sacramento e ad esprimere un consenso informato. In generale prima del matrimonio gli sposi debbono aver completato il cammino dell'iniziazione cristiana. Nel periodo prematrimoniale uno o entrambi gli sposi ricevono il sacramento della confermazione, se non l'avessero già ricevuto in precedenza o se non sono già sposati civilmente o conviventi. In quest'ultimo caso la confermazione si riceve dopo il matrimonio.[30]

Libertà di contrarre matrimonio

Gli sposi devono essere liberi di contrarre matrimonio e liberi di sposarsi fra loro. L'uomo e la donna non devono essere già sposati e devono essere privi degli impedimenti previsti dal diritto canonico.

Oltre alla libertà, gli sposi devono avere l'intenzione di sposarsi. Nella Chiesa cattolica il matrimonio ha origine dal consenso. Il consenso consiste in un atto umano con il quale gli sposi si promettono fedeltà e reciproco affidamento per tutta la vita. Il consenso dev'essere un atto di libera volontà dei contraenti, non influenzato da coercizione o da grave errore esterno. Quando manca la libertà, il consenso è invalido.

Impedimenti

Il Codice di diritto canonico prevede i seguenti impedimenti:

  • difetto dell'età minima, stabilita in sedici anni per l'uomo e quattordici per la donna e modificabile dalla Conferenza episcopale[31]
  • impotenza copulativa antecedente e perpetua, o dell'uomo o della donna[32]
  • precedente vincolo matrimoniale di uno dei due contraenti[33]
  • difetto del battesimo di uno dei due contraenti[34]
  • lo sposo ha ricevuto l'ordine sacro [35]
  • uno dei contraenti ha emesso un voto perpetuo di castità in un istituto religioso[36]
  • rapimento della sposa allo scopo di forzarne la volontà[37]
  • uno dei contraenti ha commesso omicidio del proprio coniuge o del coniuge dell'altro contraente[38]
  • i contraenti sono parenti in linea retta o fino al quarto grado in linea collaterale[39]
  • i contraenti sono affini in linea retta[40]
  • vita in comune e concubinato pubblico e notorio dell'uomo con le consanguinee della donna e viceversa[41]
  • i contraenti sono parenti in linea retta o fino al quarto grado in linea collaterale, quando la parentela è frutto di adozione[42]

Ministri del sacramento

Celebrazione delle nozze nella cattedrale di Manila

Nel rito latino

«Secondo la tradizione latina, sono gli sposi, come ministri della grazia di Cristo, a conferirsi mutuamente il sacramento del Matrimonio esprimendo davanti alla Chiesa il loro consenso»[43]. Questo non esclude la necessità di coinvolgere la Chiesa nella celebrazione del matrimonio; in circostanze normali, il diritto canonico richiede la presenza di un presbitero o un diacono e almeno due testimoni[44].

Nei riti orientali

«Nelle tradizioni delle Chiese Orientali, i sacerdoti – Vescovi o presbiteri – sono testimoni del reciproco consenso scambiato tra gli sposi, ma anche la loro benedizione è necessaria per la validità del sacramento»[45]

Il sacramento viene conferito attraverso l'incoronazione degli sposi. L'emissione dei voti avviene in precedenza e non è ritenuta vincolante.

Scioglimento del matrimonio

Dichiarazione di nullità

In alcuni casi ai cattolici può essere riconosciuta la nullità del matrimonio. Esso non consiste in una specie di divorzio religioso, in quanto la Chiesa cattolica considera il matrimonio come indissolubile, ma nel constatare da parte della legittima autorità canonica costituita (tribunale) che il matrimonio non è mai esistito, in quanto mancavano quelle che la Chiesa cattolica ritiene condizioni essenziali perché si possa celebrare un matrimonio valido: ad esempio, uno o entrambi i coniugi negavano in partenza qualcuna delle proprietà essenziali del matrimonio (esempi: indissolubilità, unicità, procreazione), oppure uno o entrambi dei coniugi non erano in grado per qualche motivo di assumersi tutte le responsabilità e i doveri legati al contrarre matrimonio (esempi: immaturità psicologica o affettiva; incapacità di intendere e di volere; mancanza di libertà, costrizione da parte dei genitori).

La dichiarazione di nullità è diversa per l'ordinamento canonico e per quello civile. Quindi una coppia potrebbe ricevere il divorzio dallo stato, ma non avere la dichiarazione di nullità dalla Chiesa cattolica. Potrebbe avvenire anche il contrario: la Chiesa riconosce la nullità di un matrimonio, ma lo stato non accetta tale sentenza (rifiutando la procedura di delibazione), perché lo stato non è d'accordo con la Chiesa sul fatto che il matrimonio possa essere dichiarato nullo in quel particolare caso. Quindi di fatto molti cattolici intentano i due procedimenti in modo separato, per ottenere sia la dichiarazione di nullità dalla Chiesa, sia il divorzio concesso dallo stato: questo permette agli ex coniugi di sposare un'altra persona sia per la Chiesa che per lo stato.

La nullità del matrimonio religioso ha effetto immediato dopo due sentenze conformi emesse dal tribunale canonico. Quindi, se la prima istanza si conclude in modo affermativo, è comunque necessario appellarsi in seconda istanza per ottenere una seconda sentenza affermativa; se le prime due sentenze non sono conformi, è necessaria una terza sentenza per dirimere la questione.

Proibizione del divorzio

Con l'indissolubilità del matrimonio religioso viene sancito che l'istituto del divorzio non è permesso: la Chiesa dichiara che ciò che Dio unisce, l'uomo non può dividere (Marco 10,9[46]). Di conseguenza le persone che ottengono un divorzio civile sono ancora considerate sposate agli occhi della Chiesa cattolica, che non consente loro di celebrare un nuovo matrimonio religioso, anche se possono ovviamente contrarre un matrimonio civile.

Note

  1. ^ Codice di diritto canonico, 1055 §1
  2. ^ Karen Armstrong, The Gospel According to Women, London, 1986
  3. ^ Pio XI, enciclica Casti Connubii, I. La citazione tra virgolette è dal Concilio di Trento, sess. XXIV
  4. ^ Pio XI, enciclica Casti Connubii, I.
  5. ^ Pio XI, enciclica Casti Connubii, I.
  6. ^ Pio XI, enciclica Casti Connubii, I.
  7. ^ Catechismo della Chiesa Cattolica, 1641
  8. ^ Catechismo della Chiesa Cattolica, 1642
  9. ^ Gn 2,24, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  10. ^ Giovanni 2,1-11
  11. ^ A tale proposito Leone XIII scrive nell'enciclica Arcanum Divinae: «Egli infatti nobilitò con la sua presenza le nozze in Cana di Galilea, e con il primo dei suoi prodigi le rese memorabili»
  12. ^ Matteo 19,6-8
  13. ^ Karen Armstrong, Christianity's creation of the sex war in the west, London, 1986
  14. ^ In Agostino tuttavia non c'è una distinzione precisa tra sacramenti e sacramentali, quindi «sacramento» è da intendersi in un'accezione più ampia di quella della dottrina cattolica attuale.
  15. ^ Efesini 5,25-32
  16. ^ Efesini 5,25-32
  17. ^ Ep. 22, Ad Eustochium de custodia virginitatis
  18. ^ De exhortatione castitatis
  19. ^ Elogio di Massimo, 5.2, in "L'unità della Nozze, Roma, Città Nuova, 1984
  20. ^ Si vedano le brevi opere Discorso ad una giovane vedova, L'unità delle nozze, Elogio di Massimo, pubblicate con il titolo L'unità della Nozze, Roma, Città Nuova, 1984
  21. ^ Vedi Martène, De antiquis ecclesiæ ritibus, I, ix
  22. ^ Vedi J. S. Assemani, Bibliotheca orientalis, III, i, 356; ii, 319 e sgg.; Schelstrate, Acta oriental. eccl., I, 150 e sgg.; Denzinger, Ritus orientalium, I, 150 e sgg.; II, 364 e sgg
  23. ^ Citata in Assemani (III, i, 579
  24. ^ Nelle Istituzioni, IV, xix, 34, Calvino scrive: «In ultimo, c'è il matrimonio, che tutti ammettono che fu istituito da Dio, sebbene nessuno prima dei tempi di Gregorio lo considerasse un sacramento».
  25. ^ Karen Armstrong, The Gospel According to Women, London, 1986
  26. ^ Concilio di Firenze, Bolla di unione con gli Armeni
  27. ^ Nell'enciclica si legge fra l'altro: «Il matrimonio ha Dio come autore, ed essendo stato fin da principio quasi una figura della Incarnazione del Verbo di Dio, perciò in esso si trova qualcosa di sacro e religioso, non avventizio, ma congenito, non ricevuto dagli uomini, ma innestato da natura» e sulla relazione tra contratto e sacramento: «Poiché il matrimonio fu arricchito da Cristo Signore della dignità di Sacramento, il matrimonio si identifica con lo stesso contratto, quando sia fatto secondo le norme volute.»
  28. ^ Gaudium et spes, 48
  29. ^ Gaudium et spes, 49
  30. ^ Codice di diritto canonico, 1065
  31. ^ Codice di diritto canonico, 1083
  32. ^ Codice di diritto canonico, 1084
  33. ^ Codice di diritto canonico, 1085
  34. ^ Codice di diritto canonico, 1086
  35. ^ Codice di diritto canonico, 1087
  36. ^ Codice di diritto canonico, 1088
  37. ^ Codice di diritto canonico, 1089
  38. ^ Codice di diritto canonico, 1090
  39. ^ Codice di diritto canonico, 1091
  40. ^ Codice di diritto canonico, 1092
  41. ^ Codice di diritto canonico, 1093
  42. ^ Codice di diritto canonico, 1094
  43. ^ Catechismo della Chiesa Cattolica, 1623
  44. ^ Codice di diritto canonico, 1108
  45. ^ Catechismo della Chiesa Cattolica, 1623
  46. ^ Mc 10,9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

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