Eccidio di Bari: differenze tra le versioni
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Con la [[Caduta del fascismo|caduta di Mussolini]], il 25 luglio 1943, in Bari si sparse la voce dell'imminente liberazione dei detenuti politici del regime, così, organizzato dagli antifascisti locali, il 28 luglio, circa 200 persone, la maggior parte studenti ed insegnanti, formarono un corteo per reclamare la liberazione dei prigionieri politici, tra cui [[Tommaso Fiore]], [[Guido Calogero]], [[Francesco Sorrentino|Franco Sorrentino]] e [[Guido De Ruggiero]]. |
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Dopo aver percorso alcune strade raggiunsero Il palazzo della federazione fascista di Bari che era protetto da uno schieramento di soldati, in funzione di ordine pubblico. |
Dopo aver percorso alcune strade raggiunsero Il palazzo della federazione fascista di Bari che era protetto da uno schieramento di soldati, in funzione di ordine pubblico. |
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Versione delle 12:40, 1 ott 2020
Eccidio di Bari | |
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Tipo | fuoco di fucileria contro manifestanti disarmati |
Data | 28 luglio 1943 |
Luogo | Bari, via Niccolò dell'Arca |
Stato | Italia |
Obiettivo | manifestanti |
Responsabili | Regio Esercito, Reali Carabinieri e milizia fascista |
Motivazione | Repressione manifestazione antifascista |
Conseguenze | |
Morti | 20 morti |
Feriti | 38 |
L'eccidio di Bari[1] del 28 luglio 1943 fu compiuto da un reparto del Regio Esercito, Reali Carabinieri e da militanti fascisti contro una manifestazione pacifica di studenti.
Storia
Con la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, in Bari si sparse la voce dell'imminente liberazione dei detenuti politici del regime, così, organizzato dagli antifascisti locali, il 28 luglio, circa 200 persone, la maggior parte studenti ed insegnanti, formarono un corteo per reclamare la liberazione dei prigionieri politici, tra cui Tommaso Fiore, Guido Calogero, Franco Sorrentino e Guido De Ruggiero. Dopo aver percorso alcune strade raggiunsero Il palazzo della federazione fascista di Bari che era protetto da uno schieramento di soldati, in funzione di ordine pubblico. La circolare, del 26 luglio, del capo di stato maggiore del governo Badoglio, Roatta, permetteva l'utilizzo della forza e delle armi, da parte dell'esercito, contro ogni manifestazione pubblica.[1] La milizia fascista, MVSN, non era stata disarmata ed era stata incorporata nell'esercito sotto il generale Armellini.[1] Il corteo giunto davanti alla sede della Federazione Fascista di Bari, in via dell'Arca, avviò una trattativa per la rimozione dei simboli del regime, ma improvvisamente fu oggetto di fuoco da parte dei militari e dalle finestre della federazione fascista.[2] A terra rimasero 20 morti e 38 feriti, che non vennero soccorsi tempestivamente per l'atteggiamento dei militari.[3][2] Molti dei feriti vennero arrestati e portati in carcere senza ricevere cure.[3]
Note
- ^ a b c Claudio Pavone, Una guerra civile, saggio storico sulla moralità della resistenza, collana Nuova Cultura, 28, I, Torino, 1991, p. 9, ISBN 8833906299.
- ^ a b Quel sacrificio dimenticato un libro sull'eccidio di Bari - la Repubblica.it, in Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 23 luglio 2017.
- ^ a b Raffaele Licinio, Marco Brando, Marco Brando, 28 luglio 1943, Bari ricorda i morti di via Dell'Arca, Rec, su www.mondimedievali.net. URL consultato il 23 luglio 2017.
Bibliografia
- Claudio Pavone, Una guerra civile, saggio storico sulla moralità della resistenza, collana Nuova Cultura, 28, I, Torino, 1991, p. 9, ISBN 8833906299.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- 28 luglio 1943 memoria di una strage, su novecento.org.