Scuola di Antiochia: differenze tra le versioni

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La '''Scuola di Antiochia''' fu una delle grandi scuole teologiche del [[cristianesimo siriaco]]. Aveva sede ad [[Antiochia]], città di [[greco antico|lingua greca]] nel [[Levante (regione storica)|Levante]], una delle più grandi dell'[[Impero romano]]. Il suo metodo teologico fu storico-letterario. Nel periodo tra il IV e il V secolo, epoca di grandi controversie cristologiche, la Scuola di Antiochia sostenne la dualità delle nature, divina e umana in Cristo. Considerata di tendenza nestoriana, la Scuola perse importanza dopo il Concilio di Calcedonia del 451.
La '''Scuola di Antiochia''' fu uno dei due principali centri di [[esegesi biblica]] e di [[teologia cristiana]] del [[Storia del cristianesimo in età antica|cristianesimo antico]]; l'altro fu la [[Scuola di Alessandria]]. Attiva tra il [[III secolo|III]] e il [[V secolo]], ebbe sede ad [[Antiochia]], città di [[greco antico|lingua greca]] nel [[Levante (regione storica)|Levante]], una delle più grandi dell'[[Impero romano]]. La scuola pose il metodo storico-letterario come base per lo studio delle Sacre Scritture. Il pensiero rimase nel campo [[semiti]]co, legato all'unica [[trascendenza]] di Dio, che negava che ci fosse una sola Natura in Cristo e insisteva sulla sua perfetta umanità. Nel V secolo, epoca di grandi controversie cristologiche, la Scuola di Antiochia mantenne la separazione tra le due nature di Cristo, umana e divina. Considerata di tendenza [[duofisismo|duofisita]], la Scuola perse importanza dopo il [[Concilio di Efeso]] del 431.

Il termine “Scuola di Antiochia” è usato oggi in storiografia con un senso convenzionale in corrispondenza della Scuola di Alessandria, l'altra principale scuola di pensiero nel cristianesimo dell'epoca. Non si trattò quindi di un'istituzione, al contrario della scuola alessandrina, ma piuttosto di un metodo di esegesi e di elaborazione teologica che va messo in relazione con le opere dei suoi più eminenti studiosi.
==Storia==
==Storia==
La storia della Scuola di Antiochia può essere suddivisa in tre periodi:
La prima scuola cristiana di [[Antiochia]] di cui si ebbe conoscenza fu quella dei sacerdoti [[Luciano di Antiochia]] (circa 235 – 312) e Doroteo. Non si hanno notizie sui loro insegnamenti; è solo probabile che Luciano abbia professato la dottrina trinitaria detta [[Subordinazionismo]]. [[Teodoro di Eraclea]] (+ 355) utilizzò un metodo storico per commentare i [[Vangeli e le [[Lettere di San Paolo]]. [[Eusebio di Emesa]] (circa 295 – 359), uomo di studi di tendenze semi-ariane, insegnò anche ad Antiochia e fu uno dei maestri di [[Diodoro di Tarso]].
*Dalla fondazione alla morte di Luciano (inizio IV secolo);
Diodoro (verso 330 – 393) è considerato da più parti il fondatore della “seconda” Scuola di Antiochia, dopo quella di Luciano e dei suoi discepoli, i “Lucianei”. Sostenitore del vescovo [[Melezio di Antiochia|Melezio]], fondò una scuola catechetica (quindi rivolta ai pagani) poco dopo il 360. Nel [[372]] fu esiliato dall'[[imperatore romano|imperatore]] [[Valente (imperatore romano)|Valente]] in [[Armenia]]. Qui conobbe [[San Basilio]], di cui divenne amico. Dei suoi scritti restano solamente alcuni frammenti, il che impedisce di conoscere in profondità il suo insegnamento. I suoi discepoli più conosciuti furono [[Giovanni Crisostomo]] e [[Teodoro di Mopsuestia]], entrambi nati ad Antiochia. [[Nestorio]] fu, a sua volta, discepolo di Teodoro.
*Il periodo intermedio;
Giovanni Crisostomo seguì le lezioni di Diodoro a partire dal [[367]]; divenuto a sua volta insegnante, fu nominato nel 397 patriarca di Costantinopoli. Insegnò l'[[apocatastasi]] universale. Il maggiore rappresentante della Scuola teologica fu Teodoro di Mopsuestia. Scrittore eccezionalmente fecondo, è considerato il principale ispiratore della [[nestorianesimo|cristologica nestoriana]]. Molto stimato in vita, le sue idee furono dichiarate eretiche dal [[Concilio di Efeso]] (431), ragione per la quale le sue opere non sono sopravvissute se non in minima parte. Anche Teodoro insegnò l'[[apocatastasi]] universale. Suo fratello Policronio, vescovo di Apamea, insegnò nella stessa Scuola.
*Dal 431 (condanna delle idee di Teodoro di Mopsuestia) al declino.
===La scuola lucianea===
[[File:Lucian of Antioch (Menologion of Basil II).jpg|thumb|upright=1.6| [[Luciano di Antiochia]],il fondatore della scuola]]
La prima scuola cristiana di [[Antiochia]] di cui si ebbe conoscenza fu quella del sacerdote [[Luciano di Antiochia]] (circa 235 – 312). Secondo la '' [[Suda (enciclopedia)|Suda]] '', Luciano sarebbe nato a [[Samosata]] poi, entrato a far parte del clero di Antiochia, vi avrebbe fondato la celebre scuola.
Non si hanno notizie precise sul suo insegnamento. Alcuni fatti si possono ritenere certi: è sua un'opera contenente aggiustamenti e correzioni al testo della [[Septuaginta|Bibbia greca]], concretatisi nella lezione "lucianica" o "antiochena" e del [[Nuovo Testamento]]; fu maestro di [[Ario]] e di altri teologi della stessa scuola, come [[Eusebio di Nicomedia]]. Non è invece provata: l'attribuzione a Luciano di una delle formule approvate dall'arianeggiante [[Concilio di Ancira (314)|concilio di Ancira]]; che la ''Passio Luciani'' sia di carattere ariano e che la venerazione per lui, specialmente da parte di [[Flavia Giulia Elena]], madre di [[Costantino I]], coincida con la restaurazione di [[Elenopoli]] e con il risorgere degli ariani, già sconfitti a [[concilio di Nicea I|Nicea]] (431). Le difficoltà sono date dalla notizia d'una lettera di [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]], [[Patriarcato di Alessandria|vescovo di Alessandria]] al suo omologo di Bisanzio: trattando di Ario, essa parla di un Luciano successore di [[Ebione]], [[Artemone]] e [[Paolo di Samosata]] e privato della comunione sotto tre vescovi: [[Donno]], Timeo e [[Cirillo]]. In base a questo dato, si è supposto che Luciano si riconciliasse con la Chiesa nell'episcopato di Cirillo e si è tentato di spiegare come, da una [[Monarchianismo#Monarchianismo_dinamico|teologia adozionista]], Luciano sarebbe passato a concezioni di tipo [[Origene|origenistico]] e capaci d'ispirare [[Ario]]. Ma tutti i tentativi d'immaginare un'evoluzione spirituale di Luciano restano poco soddisfacenti e urtano contro una difficoltà fondamentale: il fatto cioè che la teologia di tipo adozionistico di [[Paolo di Samosata]] è assolutamente antitetica a quella del ‘’Logos’’ e all'origenismo. [[Tirannio Rufino|Rufino]] ha inserito come lucianea nella sua traduzione della ''[[Storia ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia ecclesiastica]]'' di [[Eusebio di Cesarea|Eusebio]] e che manca nell'originale.
Tra i suoi seguaci di Luciano (detti anche "collucianisti")<ref>[http://books.google.it/books?id=F7wAAAAAMAAJ&q=collucianisti&dq=collucianisti&hl=it&ei=pH90TqmpHY3Z4QSH7ZmlDQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CC0Q6AEwAA Manlio Simonetti, ''La crisi ariana del IV secolo'', Roma, Institutum patristicum Augustinianum, 1975]; certuni definiscono però con il termine "sulluciani" i discepoli di Ario della scuola lucianea (vedi Pietro Rentinck, ''La cura pastorale in Antiochia nel IV secolo'' 1970, p. 160).</ref>, nominati nella [[Storia ecclesiastica (Filostorgio)|''Storia ecclesiastica]] di [[Filostorgio]]<ref>Jules Lebreton, ''Il disaccordo tra fede popolare e teologia dotta nella Chiesa cristiana del terzo secolo'', Milano, Jaca book, 1972, p. 67]</ref> si ricordano quelli più celebri come [[Eusebio di Nicomedia]], [[Leonzio di Antiochia]], [[Maris di Calcedonia]], [[Teognide di Nicea]], Antonio di [[Tarso (Turchia)|Tarso]] e [[Ario]] (almeno nella dottrina sul Verbo)<ref>[[Francesco Adorno]], ''La filosofia antica'', Milano, Feltrinelli, 1992 (1ª ed. 1961, p. 298); ''Saggi storici intorno al papato'', Gregorian&Biblical BookShop, 1959, p. 25; [[Teodoreto di Cirro]], ''Storia ecclesiastica'', 2000, p. 78.</ref>.<br/> Il suo punto di vista strettamente teologico, anche se coperto da un velo di mistero, forse non era ortodosso, perché Ario , Eusebio di Nicomedia e altri ariani sostennero di essere suoi seguaci ("colleghi Lucianisti"), e il vescovo Alessandro di Alessandria, che li condannò, citò Luciano come loro maestro. Ma Eustazio di Antiochia, fedele al [[Simbolo niceno-costantinopolitano|Credo di Nicea]], è probabilmente più rappresentativo della Scuola, con la sua avversione nei confronti di quello che pensava di [[Origene]], della sua eccessiva enfasi sull’interpretazione allegorica e del suo riconoscimento, contrariamente agli ariani, della presenza della natura umana incarnata in Cristo.<br/>
[[Teodoro di Eraclea]] ( 355) utilizzò un metodo storico per commentare i [[Vangeli]] e le [[Lettere di San Paolo]]. [[Eusebio di Emesa]] (circa 295 – 359), uomo di studi di tendenze semi-ariane, insegnò in varie sedi, tra cui Antiochia, e fu uno dei maestri di [[Diodoro di Tarso]].
===Il periodo intermedio===
[[Diodoro di Tarso|Diodoro]] (verso il 330 – 393) è considerato da più parti il fondatore della “seconda” Scuola di Antiochia, dopo quella di Luciano e dei suoi discepoli. Con il consenso del vescovo [[Melezio di Antiochia|Melezio]], trasformò la scuola in una comunità semi-monastica. Si oppose al tentativo dell’[[imperatore romano|imperatore]] [[Giuliano l'Apostata|Giuliano]] di ripristinare gli antichi culti romani e durante la sua vita fu considerato un pilastro dell'ortodossia. Nel [[372]] fu esiliato da [[Valente (imperatore romano)|Valente]] in [[Armenia]]. Qui conobbe [[San Basilio]], di cui divenne amico. Dei suoi scritti restano solamente alcuni frammenti, il che impedisce di conoscere in profondità il suo insegnamento. I suoi discepoli più conosciuti furono [[Giovanni Crisostomo]] e [[Teodoro di Mopsuestia]], entrambi nati ad Antiochia. [[Nestorio]] fu, a sua volta, discepolo di Teodoro. Dopo la sua morte fu appurato un legame tra il suo insegnamento e la dottrina, eretica, di Nestorio. Di conseguenza le sue opere furono abbandonate e non si sono conservate ai posteri. Si sa per certo che i suoi interessi spaziavano dall’esegesi all’[[apologetica]], alla [[retorica]] e all’[[astronomia]].

L’egemonia intellettuale di Diodoro sulla Scuola di Antiochia continuò con i suoi discepoli. Giovanni Crisostomo seguì le lezioni di Diodoro a partire dal [[367]]; divenne a sua volta insegnante, ma fu principalmente un predicatore. Fu nominato nel 397 patriarca di Costantinopoli. Il maggiore rappresentante della Scuola teologica fu l’altro discepolo, Teodoro di Mopsuestia. Scrittore eccezionalmente fecondo, è considerato il principale ispiratore della [[nestorianesimo|cristologia nestoriana]]. Durante la sua vita il pensiero di Teodoro fu sempre considerato ortodosso. Tale fama però non gli sopravvisse: la sua dottrina fu dichiarata eretica dal [[Concilio di Efeso]] (431), ragione per la quale oggi le sue opere non sono conosciute se non in minima parte. Suo fratello Policronio, [[Arcidiocesi di Apamea di Siria |vescovo di Apamea]], insegnò nella stessa Scuola.<br/>
[[Teodoreto di Cirro]] fu uno scrittore enciclopedico ma è principalmente ricordato per il ''Graecarum affectionum curatio'' (“Rimedio a per le malattie elleniche”), dodici libri, scritti prima del 437 "l'ultima e probabilmente la più completa delle numerose apologie che ha prodotto l'antichità greca"<ref>Bardenhewer, "Patrologie", terza edizione, 1910, p. 327.</ref>. I suoi controversi dibattiti sono importanti anche perché seppe difendere sapientemente la cristologia antiochena contro [[Cirillo di Alessandria]] e le sue argomentazioni furono essenziali affinché l’impianto dottrinario antiocheno fosse riconosciuto nel [[Concilio di Calcedonia]].

===Il periodo tardo===
A differenza degli eruditi di Alessandria che davano enfasi all’interpretazione allegorica della Scrittura e la cui [[cristologia]] sottolineava l'unità di umano e divino in [[Gesù Cristo]], gli esegeti di Antiochia erano più inclini a mantenere costante l'esegesi che sottolineava la differenza tra l'umano e il divino nella persona di Gesù Cristo. In questo senso la Scuola di Antiochia è stata considerata alla stregua della teologia adozionista.<br>
Nel [[431]] il [[Concilio di Efeso]] dichiarò eretica la dottrina di Teodoro. Ciò generò uno scisma all’interno della [[Chiesa di Antiochia]]: alcuni vescovi non riconobbero tale decisione e fondarono la [[Chiesa ortodossa siriaca]]. La Scuola di Alessandria perse progressivamente influenza.
Nel [[449]] il patriarca di Alessandria, [[Dioscoro di Alessandria|Dioscoro]], riuscì ad impedire a Teodoreto di Cirro di difendersi al [[Secondo concilio di Efeso]]. Grazie alle manovre di Dioscoro, Teodoreto fu accusato di nestorianesimo e condannato insieme ai teologi della scuola antiochena ([[Domno di Antiochia|Domno]], [[Eusebio di Dorileo]] ed [[Iba di Edessa]]). L'indebolita Antiochia ricevette inaspettatamente aiuto dall'Occidente, da [[papa Leone I]], la cui cristologia sottolineava anche la distinzione tra le due nature. Leone annullò le decisioni del concilio di Efeso. Ma l'imperatore d'Oriente continuò a ritenerne validi i decreti.

Al successivo [[Concilio di Calcedonia]] (451) Teodoreto fu ammesso tra i partecipanti, pur senza diritto di voto. Il Concilio reintegrò pienamente il teologo antiocheno. Quasi un secolo dopo, però, l'imperatore [[Giustiniano]], nel suo editto contro i [[Scisma tricapitolino|Tre Capitoli]] ([[544]]), associò Teodoreto, Teodoro di Mopsuestia e Iba di Edessa al nestorianesimo e ne condannò gli scritti.

==Il metodo storico-letterario==
==Il metodo storico-letterario==
La Scuola di Antiochia venne fondata in opposizione a quella di Alessandria d'Egitto. Gli egiziani apparivano, agli occhi degli antiocheni, fortemente influenzati dalla filosofia di [[Platone]]. Erano più propensi a giustificare eventuali contraddizioni nella Bibbia (specialmente nell'[[Antico Testamento]]) attribuendo al testo dei livelli nascosti di significato. Ad esempio, i passaggi più problematici come l'orrenda distruzione di [[Gerico]] da parte di [[Giosuè (condottiero biblico)|Giosuè]] (nel [[Libro di Giosuè]]), venivano interpretati come una metafora: in questo caso, la lotta alla lussuria simboleggiata dall'azione di Giosuè contro i [[Cananea|Cananei]] già suggerisce la venuta di Gesù. In risposta, la scuola di Antiochia ha rigettato l'enfasi sull'allegoria per sostituirla con l'analisi meticolosa del testo. Per fare questo gli eruditi hanno impiegato strumenti filologici e storici ed hanno cercato di “aprire” le parole riportandole al contesto originale ebraico e greco. Questo approccio non li portò a negare che le Scritture contenessero messaggi più alti, metafore e così via; essi sostenevano che era possibile comprendere solo dopo che il significato originale fosse stato riportato alla luce: era l'unico modo per evitare distorsioni e fraintendimenti, che potevano portare all'apostasia.
I teologi della Scuola di Antiochia, Teodoro di Mopsuestia ''in primis'', conferirono somma importanza all'esegesi minuziosa del testo biblico. A questo scopo si sforzarono di elaborare un metodo rigoroso, basato sulle regole della grammatica e della critica letteraria. Questo metodo richiedeva una solida formazione intellettuale, in particolare lo studio dell'[[Organon]] di [[Aristotele]], e una buona conoscenza in tutte le discipline (storia, geografia, ecc.) per chiarire tutte le allusioni dei testi.
Gli antiocheni ammettevano in linea di principio solo l'interpretazione letterale e storica dei testi, rifiutando ogni significato [[allegoria|allegorico]], "senso spirituale", "significato nascosto", ecc., che era stato preferito e usato dalla [[Scuola di Alessandria]] fin da [[Origene]]. Non pensavano che tutti i testi fossero ugualmente ispirati e davano loro una diversa autorità: la Scrittura, naturalmente, era ispirata da Dio, ma era stata scritta da uomini vissuti in particolari contesti storici e secondo le leggi della mente umana. Perciò Teodoro di Mopsuestia escluse il [[Cantico dei Cantici]] dal canone biblico, interpretandolo alla lettera e vedendolo come un canto nuziale. Allo stesso modo ritenne che l'autore del [[Libro di Giobbe]] fosse un pagano e ne stigmatizzo gli errori.


I teologi della Scuola di Antiochia, Teodoro di Mopsuestia ''in primis'', conferirono somma importanza all'esegesi minuziosa del testo biblico. A questo scopo si sforzarono di elaborare un metodo rigoroso, basato sulle regole della grammatica e della critica letteraria. Questo metodo richiedeva una solida formazione intellettuale, in particolare lo studio dell'[[Organon]] di [[Aristotele]], e una buona conoscenza in tutte le discipline (storia, geografia, ecc.) per chiarire tutte le allusioni dei testi. Obiettivo dell’esegesi storico-letteraria era comprendere la Bibbia su basi razionali.
Il concentrarsi degli antiocheni sul significato storico dei testi non impedì loro di affermare anche l'esistenza di ciò che essi chiamavano il "significato tipico" e che chiaramente si opponeva all'allegoria degli Alessandrini. Secondo questo approccio, le profezie dell'Antico Testamento si riferiscono a specifiche situazioni storiche, che l'esegeta deve recuperare; ma allo stesso tempo la loro ispirazione generale annuncia Cristo. Ad esempio, la [[Libro dell'Esodo|schiavitù in Egitto]] è un vero accadimento, collocato in un contesto storico preciso, ma simboleggia la schiavitù del peccato.
Gli antiocheni ammettevano in linea di principio solo l'interpretazione letterale e storica dei testi, rifiutando ogni significato [[allegoria|allegorico]], "senso spirituale", "significato nascosto", ecc., che era stato preferito e usato dalla [[Scuola di Alessandria]] fin da [[Origene]]. Non pensavano che tutti i testi fossero ugualmente ispirati e davano loro una diversa autorità: la Bibbia, naturalmente, era ispirata da Dio, ma era stata scritta da uomini vissuti in particolari contesti storici e secondo le leggi della mente umana. Perciò Teodoro di Mopsuestia escluse il [[Cantico dei Cantici]] dal canone biblico, interpretandolo alla lettera e vedendolo come un canto nuziale. Allo stesso modo ritenne che l'autore del [[Libro di Giobbe]] fosse un pagano e ne stigmatizzò gli errori.
Questa interpretazione principalmente storica e letterale dei testi dell'[[Antico Testamento]] portò i teologi antiocheni ad essere spesso accusati dai loro oppositori di "giudaizzazione".

==La cosmologia==
Il focalizzarsi, da parte degli antiocheni, sul significato storico dei testi non impedì loro di affermare l'esistenza di ciò che essi chiamavano il "significato [[Tipologia (teologia)|tipico]]", che chiaramente si opponeva all'allegoria degli Alessandrini. Secondo questo approccio, le profezie dell'Antico Testamento si riferiscono a specifiche situazioni storiche, che l'esegeta deve recuperare; ma allo stesso tempo la loro ispirazione generale annuncia la venuta di Cristo. Ad esempio, la [[Libro dell'Esodo|schiavitù in Egitto]] è un vero accadimento, collocato in un contesto storico preciso, ma simboleggia la schiavitù del peccato. Questa interpretazione, principalmente storica e letterale dei testi dell'[[Antico Testamento]], portò i teologi antiocheni ad essere spesso accusati dai loro oppositori di "giudaizzazione".
Ma questo approccio letterale ai testi biblici ha anche portato i teologi di Antiochia a sostenere una [[Cosmologia (filosofia)|cosmologia]] estranea alle conquiste della scienza greca: Diodoro di Tarso, Teodoro di Mopsuestia e [[Teodoreto di Cirro]], in particolare, sostenevano che la Terra fossa piatta e che il l'[[Arca dell'Alleanza]] fosse l'immagine dell'universo (in un passaggio di ''Contro il destino'' di Diodoro afferma, citato da [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]]: "Ci sono due cieli, uno visibile, l'altro invisibile e posto sopra di esso: il il cielo superiore è una specie di tetto sul mondo, come quello inferiore rispetto alla terra "). Questa concezione non scientifica fu quindi mantenuta nella [[Chiesa nestoriana]] e fu espressa nel [[VI secolo]] nella topografia cristiana di [[Cosma Indicopleuste]].

==Personalità illustri associate alla Scuola di Antiochia==
==Personalità illustri legate alla Scuola di Antiochia==
*[[Teofilo di Antiochia|Teofilo]] (vescovo 169-188);
Si formarono alla Scuola di Antiochia molti illustri teologi:
*[[Paolo di Samosata]] (vescovo 260-268)
*[[Luciano di Antiochia|Luciano]] (250-312)
*[[Ario]] († 336), discepolo di Luciano, iniziatore della [[arianesimo|disputa ariana]] che porta il suo nome;
*[[Ario]] († 336), discepolo di Luciano, iniziatore della [[arianesimo|disputa ariana]] che porta il suo nome;
*[[Eustazio di Antiochia|Eustazio]] (vescovo 324-334);
*[[Eustazio di Antiochia|Eustazio]] (vescovo 324-334);
*[[Eusebio di Nicomedia]] († 341);
*[[Marcello di Ancira]] († 374);
*[[Marcello di Ancira]] († 374);
*[[Melezio di Antiochia]] († 381);
*[[Melezio di Antiochia]] († 381);
*[[Wulfila]] († 383),
*[[Cirillo di Gerusalemme]] (313-386);
*[[Cirillo di Gerusalemme]] (313-386);
*[[Libanio]] (314-394);
*[[Diodoro di Tarso]] († 394);
*[[Diodoro di Tarso]] († 394);
*[[Giovanni Crisostomo]] († 407);
*[[Giovanni Crisostomo]] († 407);
*[[Teodoro di Mopsuestia]] († 428);
*[[Teodoro di Mopsuestia]] († 428);
*[[Nestorio]] († 451);
*[[Nestorio]] († 451), gli è attribuita la dottrina detta [[nestorianesimo]];
*[[Giovanni di Antiochia (patriarca)|Giovanni di Antiochia]] († 441), patriarca;
*[[Giovanni di Antiochia (patriarca)|Giovanni di Antiochia]] († 441), patriarca;
*[[Iba di Edessa]] († 457);
*[[Iba di Edessa]] († 457);
*[[Teodoreto di Cirro]] († 458);
*[[Teodoreto di Cirro]] († 458);
*[[Alessandro di Ierapoli]] (IV-V secolo).
*[[Alessandro di Ierapoli]] (IV-V secolo).
==Note==

<references/>
==Voci correlate==
*[[Scuola di Edessa]]
*[[Scuola di Nisibi]]
*[[Accademia di Gundishapur]]
[[Categoria:Cristianesimo in Siria]]
[[Categoria:Cristianesimo in Siria]]

Versione delle 17:23, 12 dic 2018

La Scuola di Antiochia fu uno dei due principali centri di esegesi biblica e di teologia cristiana del cristianesimo antico; l'altro fu la Scuola di Alessandria. Attiva tra il III e il V secolo, ebbe sede ad Antiochia, città di lingua greca nel Levante, una delle più grandi dell'Impero romano. La scuola pose il metodo storico-letterario come base per lo studio delle Sacre Scritture. Il pensiero rimase nel campo semitico, legato all'unica trascendenza di Dio, che negava che ci fosse una sola Natura in Cristo e insisteva sulla sua perfetta umanità. Nel V secolo, epoca di grandi controversie cristologiche, la Scuola di Antiochia mantenne la separazione tra le due nature di Cristo, umana e divina. Considerata di tendenza duofisita, la Scuola perse importanza dopo il Concilio di Efeso del 431.

Il termine “Scuola di Antiochia” è usato oggi in storiografia con un senso convenzionale in corrispondenza della Scuola di Alessandria, l'altra principale scuola di pensiero nel cristianesimo dell'epoca. Non si trattò quindi di un'istituzione, al contrario della scuola alessandrina, ma piuttosto di un metodo di esegesi e di elaborazione teologica che va messo in relazione con le opere dei suoi più eminenti studiosi.

Storia

La storia della Scuola di Antiochia può essere suddivisa in tre periodi:

  • Dalla fondazione alla morte di Luciano (inizio IV secolo);
  • Il periodo intermedio;
  • Dal 431 (condanna delle idee di Teodoro di Mopsuestia) al declino.

La scuola lucianea

Luciano di Antiochia,il fondatore della scuola

La prima scuola cristiana di Antiochia di cui si ebbe conoscenza fu quella del sacerdote Luciano di Antiochia (circa 235 – 312). Secondo la Suda , Luciano sarebbe nato a Samosata poi, entrato a far parte del clero di Antiochia, vi avrebbe fondato la celebre scuola. Non si hanno notizie precise sul suo insegnamento. Alcuni fatti si possono ritenere certi: è sua un'opera contenente aggiustamenti e correzioni al testo della Bibbia greca, concretatisi nella lezione "lucianica" o "antiochena" e del Nuovo Testamento; fu maestro di Ario e di altri teologi della stessa scuola, come Eusebio di Nicomedia. Non è invece provata: l'attribuzione a Luciano di una delle formule approvate dall'arianeggiante concilio di Ancira; che la Passio Luciani sia di carattere ariano e che la venerazione per lui, specialmente da parte di Flavia Giulia Elena, madre di Costantino I, coincida con la restaurazione di Elenopoli e con il risorgere degli ariani, già sconfitti a Nicea (431). Le difficoltà sono date dalla notizia d'una lettera di Alessandro, vescovo di Alessandria al suo omologo di Bisanzio: trattando di Ario, essa parla di un Luciano successore di Ebione, Artemone e Paolo di Samosata e privato della comunione sotto tre vescovi: Donno, Timeo e Cirillo. In base a questo dato, si è supposto che Luciano si riconciliasse con la Chiesa nell'episcopato di Cirillo e si è tentato di spiegare come, da una teologia adozionista, Luciano sarebbe passato a concezioni di tipo origenistico e capaci d'ispirare Ario. Ma tutti i tentativi d'immaginare un'evoluzione spirituale di Luciano restano poco soddisfacenti e urtano contro una difficoltà fondamentale: il fatto cioè che la teologia di tipo adozionistico di Paolo di Samosata è assolutamente antitetica a quella del ‘’Logos’’ e all'origenismo. Rufino ha inserito come lucianea nella sua traduzione della Storia ecclesiastica di Eusebio e che manca nell'originale. Tra i suoi seguaci di Luciano (detti anche "collucianisti")[1], nominati nella Storia ecclesiastica di Filostorgio[2] si ricordano quelli più celebri come Eusebio di Nicomedia, Leonzio di Antiochia, Maris di Calcedonia, Teognide di Nicea, Antonio di Tarso e Ario (almeno nella dottrina sul Verbo)[3].
Il suo punto di vista strettamente teologico, anche se coperto da un velo di mistero, forse non era ortodosso, perché Ario , Eusebio di Nicomedia e altri ariani sostennero di essere suoi seguaci ("colleghi Lucianisti"), e il vescovo Alessandro di Alessandria, che li condannò, citò Luciano come loro maestro. Ma Eustazio di Antiochia, fedele al Credo di Nicea, è probabilmente più rappresentativo della Scuola, con la sua avversione nei confronti di quello che pensava di Origene, della sua eccessiva enfasi sull’interpretazione allegorica e del suo riconoscimento, contrariamente agli ariani, della presenza della natura umana incarnata in Cristo.
Teodoro di Eraclea († 355) utilizzò un metodo storico per commentare i Vangeli e le Lettere di San Paolo. Eusebio di Emesa (circa 295 – 359), uomo di studi di tendenze semi-ariane, insegnò in varie sedi, tra cui Antiochia, e fu uno dei maestri di Diodoro di Tarso.

Il periodo intermedio

Diodoro (verso il 330 – 393) è considerato da più parti il fondatore della “seconda” Scuola di Antiochia, dopo quella di Luciano e dei suoi discepoli. Con il consenso del vescovo Melezio, trasformò la scuola in una comunità semi-monastica. Si oppose al tentativo dell’imperatore Giuliano di ripristinare gli antichi culti romani e durante la sua vita fu considerato un pilastro dell'ortodossia. Nel 372 fu esiliato da Valente in Armenia. Qui conobbe San Basilio, di cui divenne amico. Dei suoi scritti restano solamente alcuni frammenti, il che impedisce di conoscere in profondità il suo insegnamento. I suoi discepoli più conosciuti furono Giovanni Crisostomo e Teodoro di Mopsuestia, entrambi nati ad Antiochia. Nestorio fu, a sua volta, discepolo di Teodoro. Dopo la sua morte fu appurato un legame tra il suo insegnamento e la dottrina, eretica, di Nestorio. Di conseguenza le sue opere furono abbandonate e non si sono conservate ai posteri. Si sa per certo che i suoi interessi spaziavano dall’esegesi all’apologetica, alla retorica e all’astronomia.

L’egemonia intellettuale di Diodoro sulla Scuola di Antiochia continuò con i suoi discepoli. Giovanni Crisostomo seguì le lezioni di Diodoro a partire dal 367; divenne a sua volta insegnante, ma fu principalmente un predicatore. Fu nominato nel 397 patriarca di Costantinopoli. Il maggiore rappresentante della Scuola teologica fu l’altro discepolo, Teodoro di Mopsuestia. Scrittore eccezionalmente fecondo, è considerato il principale ispiratore della cristologia nestoriana. Durante la sua vita il pensiero di Teodoro fu sempre considerato ortodosso. Tale fama però non gli sopravvisse: la sua dottrina fu dichiarata eretica dal Concilio di Efeso (431), ragione per la quale oggi le sue opere non sono conosciute se non in minima parte. Suo fratello Policronio, vescovo di Apamea, insegnò nella stessa Scuola.
Teodoreto di Cirro fu uno scrittore enciclopedico ma è principalmente ricordato per il Graecarum affectionum curatio (“Rimedio a per le malattie elleniche”), dodici libri, scritti prima del 437 "l'ultima e probabilmente la più completa delle numerose apologie che ha prodotto l'antichità greca"[4]. I suoi controversi dibattiti sono importanti anche perché seppe difendere sapientemente la cristologia antiochena contro Cirillo di Alessandria e le sue argomentazioni furono essenziali affinché l’impianto dottrinario antiocheno fosse riconosciuto nel Concilio di Calcedonia.

Il periodo tardo

A differenza degli eruditi di Alessandria che davano enfasi all’interpretazione allegorica della Scrittura e la cui cristologia sottolineava l'unità di umano e divino in Gesù Cristo, gli esegeti di Antiochia erano più inclini a mantenere costante l'esegesi che sottolineava la differenza tra l'umano e il divino nella persona di Gesù Cristo. In questo senso la Scuola di Antiochia è stata considerata alla stregua della teologia adozionista.
Nel 431 il Concilio di Efeso dichiarò eretica la dottrina di Teodoro. Ciò generò uno scisma all’interno della Chiesa di Antiochia: alcuni vescovi non riconobbero tale decisione e fondarono la Chiesa ortodossa siriaca. La Scuola di Alessandria perse progressivamente influenza. Nel 449 il patriarca di Alessandria, Dioscoro, riuscì ad impedire a Teodoreto di Cirro di difendersi al Secondo concilio di Efeso. Grazie alle manovre di Dioscoro, Teodoreto fu accusato di nestorianesimo e condannato insieme ai teologi della scuola antiochena (Domno, Eusebio di Dorileo ed Iba di Edessa). L'indebolita Antiochia ricevette inaspettatamente aiuto dall'Occidente, da papa Leone I, la cui cristologia sottolineava anche la distinzione tra le due nature. Leone annullò le decisioni del concilio di Efeso. Ma l'imperatore d'Oriente continuò a ritenerne validi i decreti.

Al successivo Concilio di Calcedonia (451) Teodoreto fu ammesso tra i partecipanti, pur senza diritto di voto. Il Concilio reintegrò pienamente il teologo antiocheno. Quasi un secolo dopo, però, l'imperatore Giustiniano, nel suo editto contro i Tre Capitoli (544), associò Teodoreto, Teodoro di Mopsuestia e Iba di Edessa al nestorianesimo e ne condannò gli scritti.

Il metodo storico-letterario

La Scuola di Antiochia venne fondata in opposizione a quella di Alessandria d'Egitto. Gli egiziani apparivano, agli occhi degli antiocheni, fortemente influenzati dalla filosofia di Platone. Erano più propensi a giustificare eventuali contraddizioni nella Bibbia (specialmente nell'Antico Testamento) attribuendo al testo dei livelli nascosti di significato. Ad esempio, i passaggi più problematici come l'orrenda distruzione di Gerico da parte di Giosuè (nel Libro di Giosuè), venivano interpretati come una metafora: in questo caso, la lotta alla lussuria simboleggiata dall'azione di Giosuè contro i Cananei già suggerisce la venuta di Gesù. In risposta, la scuola di Antiochia ha rigettato l'enfasi sull'allegoria per sostituirla con l'analisi meticolosa del testo. Per fare questo gli eruditi hanno impiegato strumenti filologici e storici ed hanno cercato di “aprire” le parole riportandole al contesto originale ebraico e greco. Questo approccio non li portò a negare che le Scritture contenessero messaggi più alti, metafore e così via; essi sostenevano che era possibile comprendere solo dopo che il significato originale fosse stato riportato alla luce: era l'unico modo per evitare distorsioni e fraintendimenti, che potevano portare all'apostasia.

I teologi della Scuola di Antiochia, Teodoro di Mopsuestia in primis, conferirono somma importanza all'esegesi minuziosa del testo biblico. A questo scopo si sforzarono di elaborare un metodo rigoroso, basato sulle regole della grammatica e della critica letteraria. Questo metodo richiedeva una solida formazione intellettuale, in particolare lo studio dell'Organon di Aristotele, e una buona conoscenza in tutte le discipline (storia, geografia, ecc.) per chiarire tutte le allusioni dei testi. Obiettivo dell’esegesi storico-letteraria era comprendere la Bibbia su basi razionali. Gli antiocheni ammettevano in linea di principio solo l'interpretazione letterale e storica dei testi, rifiutando ogni significato allegorico, "senso spirituale", "significato nascosto", ecc., che era stato preferito e usato dalla Scuola di Alessandria fin da Origene. Non pensavano che tutti i testi fossero ugualmente ispirati e davano loro una diversa autorità: la Bibbia, naturalmente, era ispirata da Dio, ma era stata scritta da uomini vissuti in particolari contesti storici e secondo le leggi della mente umana. Perciò Teodoro di Mopsuestia escluse il Cantico dei Cantici dal canone biblico, interpretandolo alla lettera e vedendolo come un canto nuziale. Allo stesso modo ritenne che l'autore del Libro di Giobbe fosse un pagano e ne stigmatizzò gli errori.

Il focalizzarsi, da parte degli antiocheni, sul significato storico dei testi non impedì loro di affermare l'esistenza di ciò che essi chiamavano il "significato tipico", che chiaramente si opponeva all'allegoria degli Alessandrini. Secondo questo approccio, le profezie dell'Antico Testamento si riferiscono a specifiche situazioni storiche, che l'esegeta deve recuperare; ma allo stesso tempo la loro ispirazione generale annuncia la venuta di Cristo. Ad esempio, la schiavitù in Egitto è un vero accadimento, collocato in un contesto storico preciso, ma simboleggia la schiavitù del peccato. Questa interpretazione, principalmente storica e letterale dei testi dell'Antico Testamento, portò i teologi antiocheni ad essere spesso accusati dai loro oppositori di "giudaizzazione".

Personalità illustri legate alla Scuola di Antiochia

Si formarono alla Scuola di Antiochia molti illustri teologi:

Note

  1. ^ Manlio Simonetti, La crisi ariana del IV secolo, Roma, Institutum patristicum Augustinianum, 1975; certuni definiscono però con il termine "sulluciani" i discepoli di Ario della scuola lucianea (vedi Pietro Rentinck, La cura pastorale in Antiochia nel IV secolo 1970, p. 160).
  2. ^ Jules Lebreton, Il disaccordo tra fede popolare e teologia dotta nella Chiesa cristiana del terzo secolo, Milano, Jaca book, 1972, p. 67]
  3. ^ Francesco Adorno, La filosofia antica, Milano, Feltrinelli, 1992 (1ª ed. 1961, p. 298); Saggi storici intorno al papato, Gregorian&Biblical BookShop, 1959, p. 25; Teodoreto di Cirro, Storia ecclesiastica, 2000, p. 78.
  4. ^ Bardenhewer, "Patrologie", terza edizione, 1910, p. 327.

Voci correlate