Modifica di Uno, nessuno e centomila
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Le sue intenzioni distruttive continuano, poi, contro i soci Firbo e Quantorzo con i quali rompe i rapporti violentemente dopo una visita molto conflittuale al "banco", dove Moscarda si reca per recuperare alcuni documenti relativi alla proprietà di una casa data, molto tempo prima, in affitto a una povera coppia di derelitti: Marco di Dio e sua moglie Diamante. La sua intenzione è di farli traslocare donando loro una casa più dignitosa, e liberarsi, così, della maschera di "usuraio" che lo affligge agli occhi del mondo. Marco di Dio è un poveraccio, che ha passato diversi anni in carcere perché inciampato in un atto sodomita ai danni di un fanciullo, mentre posavano nell'''atelier'' di uno scultore. |
Le sue intenzioni distruttive continuano, poi, contro i soci Firbo e Quantorzo con i quali rompe i rapporti violentemente dopo una visita molto conflittuale al "banco", dove Moscarda si reca per recuperare alcuni documenti relativi alla proprietà di una casa data, molto tempo prima, in affitto a una povera coppia di derelitti: Marco di Dio e sua moglie Diamante. La sua intenzione è di farli traslocare donando loro una casa più dignitosa, e liberarsi, così, della maschera di "usuraio" che lo affligge agli occhi del mondo. Marco di Dio è un poveraccio, che ha passato diversi anni in carcere perché inciampato in un atto sodomita ai danni di un fanciullo, mentre posavano nell'''atelier'' di uno scultore. |
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Ora passa le sue giornate con la devota moglie Diamante, straparlando di un fantomatico viaggio in Inghilterra, dove presto si recheranno; motivo per cui Marco di Dio porta sempre sotto il braccio una lisa e illeggibile grammatica inglese. È infernale la scena dello sgombero dei due, ignari della generosa donazione che li aspetta. Liberatosi della seducente moglie, degli avidi Firbo e Quantorzo, e della taccia di usura, Vitangelo può ora pensare a un nuovo stile di vita. Il suo scopo ultimo è quello di liberarsi del mondo, e di varcare la soglia del "mondo costruito" per fare ingresso in una dimensione di assoluta povertà e spiritualità. Ma non sa da dove cominciare. Lo aiuta in questo percorso di affrancamento Anna Rosa, una nobile e purissima figura femminile che gli fa recapitare un biglietto di "invito", in seguito al quale i due si incontrano nel luminosissimo giardino del monastero dove Anna Rosa vive, ospite di una zia monaca. Anna Rosa consiglia a Vitangelo di recarsi in visita dal nuovo vescovo di Richieri, Monsignor Partanna, il quale lo aiuterà a liberarsi da tutti i suoi averi. Ma in modo del tutto confuso ed enigmatico, da una "rivoltella" caduta a terra dalla borsetta di Anna Rosa, parte un colpo che ferisce la donna al piede. Quando Vitangelo si reca da lei una seconda volta durante la sua convalescenza, questa misteriosa "rivoltella" fa di nuovo fuoco, ferendo stavolta Vitangelo stesso. Tornato a casa dall'ospedale, Moscarda inizia un periodo di convalescenza che è una vera e propria rinascita al mondo della luce, lontano da "tutte le rabbie del mondo". Il romanzo si conclude (anzi "non conclude", è il titolo dell'ultimo paragrafo), con Moscarda che dimora ormai, lontano da tutto, in un "ospizio di mendicità" edificato da lui stesso con il denaro ottenuto dalla liquidazione della banca, e offerto in beneficenza a tutti i poveri e agli sperduti come lui. La nuova vita di Vitangelo sembra davvero la vita pura di un angelo: è infatti vestito con un "camiciotto turchino" e un "berretto", con il solo desiderio di darsi completamente |
Ora passa le sue giornate con la devota moglie Diamante, straparlando di un fantomatico viaggio in Inghilterra, dove presto si recheranno; motivo per cui Marco di Dio porta sempre sotto il braccio una lisa e illeggibile grammatica inglese. È infernale la scena dello sgombero dei due, ignari della generosa donazione che li aspetta. Liberatosi della seducente moglie, degli avidi Firbo e Quantorzo, e della taccia di usura, Vitangelo può ora pensare a un nuovo stile di vita. Il suo scopo ultimo è quello di liberarsi del mondo, e di varcare la soglia del "mondo costruito" per fare ingresso in una dimensione di assoluta povertà e spiritualità. Ma non sa da dove cominciare. Lo aiuta in questo percorso di affrancamento Anna Rosa, una nobile e purissima figura femminile che gli fa recapitare un biglietto di "invito", in seguito al quale i due si incontrano nel luminosissimo giardino del monastero dove Anna Rosa vive, ospite di una zia monaca. Anna Rosa consiglia a Vitangelo di recarsi in visita dal nuovo vescovo di Richieri, Monsignor Partanna, il quale lo aiuterà a liberarsi da tutti i suoi averi. Ma in modo del tutto confuso ed enigmatico, da una "rivoltella" caduta a terra dalla borsetta di Anna Rosa, parte un colpo che ferisce la donna al piede. Quando Vitangelo si reca da lei una seconda volta durante la sua convalescenza, questa misteriosa "rivoltella" fa di nuovo fuoco, ferendo stavolta Vitangelo stesso. Tornato a casa dall'ospedale, Moscarda inizia un periodo di convalescenza che è una vera e propria rinascita al mondo della luce, lontano da "tutte le rabbie del mondo". Il romanzo si conclude (anzi "non conclude", è il titolo dell'ultimo paragrafo), con Moscarda che dimora ormai, lontano da tutto, in un "ospizio di mendicità" edificato da lui stesso con il denaro ottenuto dalla liquidazione della banca, e offerto in beneficenza a tutti i poveri e agli sperduti come lui. La nuova vita di Vitangelo sembra davvero la vita pura di un angelo: è infatti vestito con un "camiciotto turchino" e un "berretto", con il solo desiderio di darsi completamente, detto anche io ti amo Antonino P. |
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==Personaggi== |
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