Vangelo: differenze tra le versioni

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I '''Vangeli''' sono libri che raccontano la vita e la predicazione di [[Gesù]] di Nazaret. "Vangelo" deriva dalla parola [[lingua greca|greca]] ευ-αγγέλιον (''eu anghélion''), che arriva all'[[lingua italiana|italiano]] attraverso il [[lingua latina|latino]] ''evangelium'' e significa letteralmente "lieto annunzio", "buona notizia".
I '''Vangeli''' sono libri che raccontano la vita e la predicazione di [[Gesù]] di Nazaret. "Vangelo" deriva dalla parola [[lingua greca|greca]] ευ-αγγέλιον (''eu anghélion''), che arriva all'[[lingua italiana|italiano]] attraverso il [[lingua latina|latino]] ''evangelium'' e significa letteralmente "lieto annunzio", "buona notizia".


Nell'arco di alcuni secoli furono composti numerosi testi designati come "vangeli", sebbene di genere letterario diverso. Alcuni di essi sono stati in parte riscoperti grazie ai ritrovamenti archeologici. I quattro vangeli più antichi che narrano la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo (''[[Vangelo secondo Matteo]]'', ''[[Vangelo secondo Marco]]'', ''[[Vangelo secondo Luca]]'' e ''[[Vangelo secondo Giovanni]]'') sono considerati [[vangeli canonici|canonici]]; gli altri sono detti [[vangeli apocrifi]].
Nell'arco di alcuni secoli furono composti numerosi testi designati come "vangeli", sebbene di genere letterario diverso. Alcuni di essi sono stati in parte riscoperti grazie ai ritrovamenti archeologici. I quattro vangeli più antichi che narrano la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo (''[[Vangelo secondo Matteo]]'', ''[[Vangelo secondo Marco]]'', ''[[Vangelo secondo Luca]]'' e ''[[Vangelo secondo Giovanni]]'') sono considerati [[vangeli canonici|canonici]]; gli altri, comparsi almeno due secoli dopo, sono [[vangeli apocrifi]].


== Cronologia ==
== Cronologia ==

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Vangelo (disambigua).

I Vangeli sono libri che raccontano la vita e la predicazione di Gesù di Nazaret. "Vangelo" deriva dalla parola greca ευ-αγγέλιον (eu anghélion), che arriva all'italiano attraverso il latino evangelium e significa letteralmente "lieto annunzio", "buona notizia".

Nell'arco di alcuni secoli furono composti numerosi testi designati come "vangeli", sebbene di genere letterario diverso. Alcuni di essi sono stati in parte riscoperti grazie ai ritrovamenti archeologici. I quattro vangeli più antichi che narrano la vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo (Vangelo secondo Matteo, Vangelo secondo Marco, Vangelo secondo Luca e Vangelo secondo Giovanni) sono considerati canonici; gli altri, comparsi almeno due secoli dopo, sono vangeli apocrifi.

Cronologia

Stime delle date di composizione dei vangeli[1]
Pistis SophiaVangelo di BardesaneVangelo di FilippoVangelo di ApelleLibro di TommasoVangelo della VeritàVangelo dell'infanzia di TommasoVangelo di GiacomoVangelo di GiudaApocrifo di GiovanniVangelo del SalvatoreDialogo del SalvatoreVangelo di MariaVangelo di BasilideTradizioni di MattiaPapiro di Ossirinco 840Vangelo dei NazareniVangelo degli EbionitiLibro segreto di GiacomoVangelo di GiovanniVangelo degli EbreiVangelo greco degli EgizianiVangelo secondo LucaVangelo secondo MatteoPapiro di FayyumVangelo segreto di MarcoVangelo di PietroVangelo EgertonVangelo secondo MarcoSofia di Gesù CristoPapiro di Ossirinco 1224Vangelo di TommasoVangelo dei segnifonte QGesù

Vangeli canonici

Dei numerosi vangeli scritti nell'antichità, solo quattro sono entrati a far parte del canone della Bibbia, dell'elenco, cioè, dei libri considerati "ispirati" da Dio e accettati dalle Chiese cristiane moderne: il Vangelo secondo Matteo, il Vangelo secondo Marco, il Vangelo secondo Luca e il Vangelo secondo Giovanni.

Il primo a formare un canone del Nuovo Testamento fu il teologo Marcione, attorno al 140. Marcione, che riteneva che il Dio degli ebrei non fosse lo stesso Dio dei cristiani, formò un proprio canone composto dal "Vangelo di Marcione", una rielaborazione del Vangelo secondo Luca dal quale Marcione aveva rimosso tutte le parti non compatibili con il proprio insegnamento e che riteneva fossero interpolazioni successive[2] da alcune lettere di Paolo.

Ad insistere che i vangeli dovessero essere quattro fu Ireneo di Lione, un teologo del II secolo, il quale affermò che come vi erano quattro angoli della terra e quattro venti, così non potevano esserci più di quattro o meno di quattro vangeli;[3] ancora al II secolo risale il Canone muratoriano, il quale elenca i quattro vangeli poi inseriti nel canone cristiano. In particolare, il Canone muratoriano è un documento ecclesiale datato intorno al 170 e pervenutoci tramite un manoscritto incompleto dell'VIII secolo, in cui vengono citati come canonici i vangeli di Luca e Giovanni, oltre ad altri due di cui non sono più leggibili i nomi.

Riferimenti ai vangeli e citazioni di loro passi sono presenti fin dalla prima letteratura cristiana: notizie sui vangeli di Marco e Matteo si hanno ad esempio verso il 120, quando Papia di Ierapoli, secondo quanto ritrovato nella Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, riferisce che "Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse accuratamente, ma non in ordine, tutto ciò che ricordava delle cose dette o fatte dal Signore" e cita inoltre la presenza di una raccolta di detti di Gesù scritti in lingua ebraica da Matteo[4]. Oltre che in Marcione (140), citazioni dal vangelo di Luca sono inoltre presenti negli scritti, datati 150-160, di Giustino di Nablus, che riporta anche detti di Matteo e al termine vangelo preferisce l'espressione memorie degli apostoli.[5][6]

La formazione definitiva del canone cristiano della Bibbia fu però un processo lungo, che avvenne nel corso del IV secolo: a seguito dei risultati del concilio di Roma (382), del sinodo di Ippona (393) e dei sinodi di Cartagine (397 e 419), papa Innocenzo I riconobbe i quattro vangeli nominati dal Muratoriano come canonici.

Storicità dei vangeli canonici

I cristiani affermano che i quattro vangeli canonici e gli altri scritti del Nuovo Testamento sono ispirati da Dio e raccontano fedelmente la vita e l'insegnamento di Gesù[7]; anche i miracoli riportati dai vangeli sarebbero, sempre secondo i cristiani, realmente avvenuti nonché l'evento della resurrezione di Gesù. Alcuni critici, invece, interpretano gli eventi soprannaturali narrati dai vangeli come racconti mitici elaborati dai primi cristiani.

È tuttora materia di discussione fra gli storici quali siano state, tra le parole che i vangeli attribuiscono a Gesù, quelle effettivamente da lui pronunciate. Generalmente sono accettate come storiche le parole presenti in vangeli che siano stati redatti sulla base di documenti indipendenti[8], come ad esempio il Vangelo secondo Giovanni.

Una parte della critica rifiuta in blocco il valore storico dei vangeli, affermando che essi sono documenti "di parte" e quindi non attendibili, benché alcuni vangeli presentino riferimenti storici riportati anche da fonti indipendenti (come gli Annali di Tacito, la vita di Gesù di Giuseppe Flavio, le epistole di Plinio il Giovane all'imperatore Traiano, il De Vita Caesarum di Svetonio, l'orazione contro i cristiani di Marco Cornelio Frontone e altri) e fatti coerenti con la Palestina del I secolo[8].

Manoscritti antichi

Lo stesso argomento in dettaglio: Fonti del testo greco della Bibbia.

Si conoscono diverse decine di manoscritti attribuiti ai vangeli, scritti su papiro e risalenti ai primi secoli del cristianesimo. Su alcuni i pareri degli studiosi sono discordi. I più antichi sono i seguenti:

  • Papiro 52 (Rylands): datato tra il 120-130, è un frammento di un singolo foglio contenente nel fronte e retro 5 versetti di Giovanni (18, 31-33; 37-38). Originario dell'Egitto, è attualmente conservato a Manchester. Sebbene il Rylands P52 sia quasi universalmente considerato come il più antico frammento del Nuovo Testamento canonico,[9] la precisa datazione di questo papiro non è universalmente condivisa; le datazioni proposte vanno dall'inizio del II secolo, alla fine del II secolo,[10] all'inizio del III.[11]
  • Papiro 66 (Bodmer II): datato al II secolo, contiene in 104 pagine danneggiate parti del Vangelo secondo Giovanni: i primi 14 capitoli quasi completi e parti degli altri 7. È attualmente conservato a Cologny, presso Ginevra.
  • Papiro 45 (Chester Beatty I): datato alla metà del III secolo, contiene in 30 fogli ampi frammenti dei vangeli. Conservato a Dublino.
  • Papiro 46 (Chester Beatty II): datato all'inizio del III secolo, contiene in 86 fogli frammenti del corpus paolino e della Lettera agli Ebrei.
  • Papiro 72 (Bodmer VIII): datato tra il III e il IV secolo, contiene frammenti delle epistole cattoliche più altri testi patristici. I fogli delle lettere di Pietro sono presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, mentre il resto è conservato a Cologny, presso Ginevra.
  • Papiro 75 (Bodmer XIV-XV): datato all'inizio del III secolo, contiene in 27 fogli ampi frammenti di Luca e i primi 14 capitoli di Giovanni. È attualmente conservato a Cologny, presso Ginevra.

Il Papiro 7Q5, ritrovato tra i manoscritti del Mar Morto delle grotte di Qumran e datato tra il 50 a.C. e il 50 d.C., contiene poche lettere (9 identificabili con certezza) che secondo José O'Callaghan (1972) corrispondono a Vangelo secondo Marco 6,52-53; l'ipotesi di O'Callaghan è stata tuttavia «rigettata praticamente universalmente» dagli studiosi.[12][13]

Vi sono inoltre centinaia di codici su pergamena, i più antichi dei quali, il Codice Vaticano e il Codice Sinaitico, risalgono all'inizio del IV secolo. Entrambi contengono i quattro vangeli completi, oltre a gran parte dell'Antico e del Nuovo Testamento.

Nessuno di questi manoscritti contiene testi sostanzialmente diversi dagli altri o dalle copie dei vangeli più recenti.

Analisi storico-filologica

Così come per un importante sito archeologico esistono più strati ciascuno dei quali appartenente ad epoche diverse nel caso dei vangeli l'analisi storico-filologica ricava dall'esame dei testi una struttura "a strati".

In realtà qualcosa di simile è dichiarato dagli evangelisti stessi, ad esempio Luca, nel proemio, scrive:

Poiché molti hanno intrapreso ad esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate in mezzo a noi, come ce le hanno trasmesse coloro che da principio ne furono testimoni oculari e ministri della parola, è parso bene anche a me, dopo aver indagato ogni cosa accuratamente fin dall'inizio, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, affinché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.

Nei vangeli si possono riscontrare diverse componenti stratificate, talvolta articolate in varianti testuali, tra le quali:

  • testi o tradizioni orali attribuiti a Gesù (vedi ipotesi fonte Q);
  • testi o tradizioni orali basati risalenti alle sette cosiddette giudeo-cristiane (nelle lingue semitiche di allora e, in particolare, in aramaico);
  • testi o tradizioni orali, ispirati dall'insegnamento di Paolo di Tarso, talvolta anche in contrasto con alcuni apostoli (Simone e Giacomo) circa l'apertura del cristianesimo ai gentili e che operando in ambienti romano-ellenistici erano stati redatti nella lingua colta dell'epoca, il greco.

Stando ai frammenti a noi giunti e alle opere successive che ne parlano, il vescovo Papia di Ierapoli, nella sua Esegesi delle parole del Signore (120/125 circa), cerca di raccogliere le testimonianze orali relative all'operato di Gesù: questo dimostrerebbe che, anche a distanza di un secolo dagli eventi narrati e di alcuni decenni dalla scrittura dei primi Vangeli, a fianco alle opere scritte, era ancora presente e diffusa nelle comunità cristiane una forte tradizione orale degli insegnamenti di Cristo[14].

Kropotkin ragiona su alcune presunte modifiche avvenute rispetto al testo originale. Nella sua opera incompiuta L'etica, egli sostiene che la morale dei primi cristiani fosse estremamente diversa da quella assunta poi dalla Chiesa; in origine il Cristianesimo sarebbe stato una religione che tendeva a emancipare i poveri e gli sfruttati. In epoca di persecuzioni romane contro i cristiani, i trascrittori dei vangeli sarebbero stati costretti a modificare alcuni passi non fondamentali. Kropotkin ipotizza ad esempio il "Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" come frase probabilmente mai pronunciata da Gesù ma aggiunta successivamente. In realtà la gran maggioranza degli esegeti vede questo detto ben inquadrato nel contesto del tempo di Gesù, ed è quindi propenso ad accettarne in pieno l'autenticità gesuana.

Lingua

I più antichi manoscritti dei vangeli, come pure di tutto il Nuovo Testamento, ci sono pervenuti in greco. La maggior parte degli studiosi oggi ritiene che i quattro vangeli siano stati scritti originariamente in greco, la lingua franca dell'oriente romano.

Sulla traccia di alcuni commentatori antichi si è avanzata l'ipotesi che Matteo abbia scritto originariamente in aramaico il suo vangelo (detto Vangelo degli ebrei) e che questo sia stato tradotto in greco con correzioni di Marco. Tuttavia non esiste alcun manoscritto in aramaico che possa provarlo, ma solo tarde traduzioni dal greco (Peshitta).

Lo studio dei vangeli ha sollevato numerosi interrogativi in quanto sia dal punto di vista linguistico che della coerenza interna, alcuni passi risultano ambigui. Sono perciò in corso numerosi tentativi di risolvere tali incongruenze lavorando su possibili traduzioni alternative. Quel che è certo è che chi li scrisse non era di lingua madre greca.

Uno dei più recenti, ed interessanti, lavori è quello svolto dalla "scuola di Madrid". Secondo gli esperti di tale scuola il testo greco conosciuto sarebbe la traduzione di un testo precedente in aramaico, la lingua parlata da Gesù e dagli apostoli. Molte incongruenze si spiegherebbero quindi come errori di traduzione dall'aramaico al greco. Tale lavoro, che peraltro non modifica la dottrina della Chiesa con interpretazioni eterodosse, è ampiamente specialistico e i suoi risultati ancora all'esame della comunità scientifica. L'adozione di eventuali nuove traduzioni dovrà comunque essere sottoposta al giudizio del Magistero della Chiesa.

Data di composizione

Sono state proposte per i vangeli differenti datazioni, che vanno dal 40 circa fino al 150 e oltre.

Secondo la datazione più comunemente accettata, il Vangelo secondo Marco sarebbe stato composto tra il 65 e l'80, probabilmente dopo il 70 (il racconto della distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nell'anno 70, non sarebbe una vera profezia di Gesù, ma sarebbe una profezia post eventum);[15] successivamente sarebbero stati composti il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Luca; il Vangelo secondo Giovanni sarebbe stato invece scritto tra il 100 e il 120 e avrebbe avuto una genesi in più fasi. Come mostrato inizialmente, nei decenni della loro stesura e prima diffusione non erano gli unici vangeli impiegati dalle prime comunità cristiane, che spesso si differenziavano anche in base a testi a cui davano maggiore importanza.[16]

Nel periodo in cui venivano messi per iscritto i Vangeli sinottici, venivano composti anche gli Atti degli Apostoli, probabilmente da un autore di impostazione filo-romana.[17]

Alcuni critici avanzano l'ipotesi di un periodo di alcuni decenni nel corso del quale la tradizione relativa a Gesù sarebbe stata trasmessa oralmente, o per mezzo di altri vangeli o documenti che non si sono conservati, tra cui la fonte Q.

Un'ipotesi minoritaria, relativa ad una scrittura dei testi in un tempo precedente rispetto a quanto comunemente accettato, si basa sul fatto che gli Atti degli Apostoli terminano improvvisamente con la prigionia di Paolo a Roma, che viene generalmente datata al 62 circa. È stato suggerito che questa interruzione sia dovuta al fatto che Luca terminava di scriverli in quel momento. Ne conseguirebbe che il terzo vangelo, di cui gli Atti sono il seguito, sia stato scritto prima di quella data. Inoltre, secondo l'interpretazione ancora in esame da parte della comunità scientifica proposta dalla scuola esegetica di Madrid, un passo della Seconda lettera ai Corinzi (2 Cor 2 Corinzi 8, 18[18]), che è generalmente datata tra il 54 e il 57, indicherebbe che, quando Paolo scriveva, Luca aveva già composto il suo vangelo ed esso circolava "in tutte le Chiese". Ciò implicherebbe che una traduzione greca delle fonti del Vangelo secondo Luca (tra cui il Vangelo secondo Marco) circolasse già nel decennio che va dal 40 al 50, e quindi ne conseguirebbe che la stesura in aramaico del Vangelo secondo Marco sia da datare tra il 30 e il 40, a ridosso della morte di Gesù. Tale datazione antica si appoggia anche sull'identificazione controversa del frammento di papiro 7Q5 trovato nelle grotte di Qumran (in cui gli Esseni avevano nascosto un gran numero di testi religiosi) con un brano del Vangelo secondo Marco. Poiché il frammento in questione è databile tra il 50 a.C. ed il 50 d.C., se si accetta la sua identificazione, occorre ammettere che i testi sulla cui base il vangelo è stato composto risalgono a prima del 50. Inoltre, se, come sostiene la scuola di Madrid, i vangeli a conservatisi sono la traduzione di originali aramaici, questi devono essere stati composti nell'ambito della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme, che si disperse prima del 70.

La datazione più recente si basa invece sul fatto che i padri della Chiesa e gli altri scrittori cattolici non fanno riferimenti ai vangeli canonici prima della seconda metà del II secolo, pur parlando di quelli apocrifi, il che farebbe ritenere che i vangeli risalgano al 150 circa. Tuttavia essi potrebbero essere stati composti a partire da testi preesistenti.

Vangelo secondo Matteo

Lo stesso argomento in dettaglio: Vangelo secondo Matteo.

Il Vangelo secondo Matteo evidenzia la dimensione umana di Gesù e narra della vita e del ministero di Gesù: ne descrive la genealogia, la nascita virginale e l'infanzia, il battesimo e la tentazione, il ministero di guaritore e predicatore in Galilea, il viaggio a Gerusalemme, segnato dalla cacciata dei venditori dal Tempio e, infine, la crocifissione e risurrezione. Il suo Vangelo è stato composto probabilmente ad Antiochia, in Siria, fra l'80 e il 90 d.C.

La tradizione cristiana attribuisce la composizione del vangelo a Matteo, uno degli apostoli di Gesù.[19][20] A partire dal XVIII secolo, i biblisti hanno sempre più frequentemente messo in discussione la tradizione, e la maggior parte degli studiosi moderni ritiene che Matteo non scrisse il vangelo che porta il suo nome;[21] l'autore è comunemente identificato con un anonimo cristiano che scrisse verso la fine del I secolo[22] un testo in lingua greca, piuttosto che in aramaico o in lingua ebraica.[23] La ricostruzione ampiamente prevalente tra gli esegeti biblici moderni è che l'autore del Vangelo secondo Matteo (come pure quello del Vangelo secondo Luca) abbia usato come fonte la narrazione del Vangelo secondo Marco per la vita e la morte di Gesù, più l'ipotetica fonte Q per i suoi detti; una ricostruzione che ha avuto minore successo vuole che Matteo sia stato il primo vangelo ad essere scritto, che sia stato usato per la stesura di Luca e che Marco sia il risultato dell'unione di Matteo e Luca.[22][24]

Dei quattro vangeli canonici, Matteo è quello più vicino all'Ebraismo del I secolo; una caratteristica di questo vangelo, ad esempio, è che si sottolinea ripetutamente come Gesù soddisfacesse le profezie ebraiche;[25] gli studiosi concordano sul fatto che l'autore di Matteo fosse un giudeo cristiano, piuttosto che un gentile.[26] L'autore ha disposto gli insegnamenti di Gesù in cinque sezioni: il sermone della montagna (5-7), il discorso della missione (10), la raccolta di parabole (13), le istruzioni per la comunità (18) e infine gli insegnamenti sul futuro (24-25). Similmente agli altri due vangeli sinottici e a differenza del Vangelo secondo Giovanni, in Matteo Gesù parla più del Regno dei Cieli che di sé stesso, e insegna principalmente attraverso brevi parabole o detti piuttosto che con lunghi discorsi.[27] Il racconto della nascita, con l'omaggio dei saggi, la fuga in Egitto e la strage degli innocenti, non ha paralleli negli altri vangeli ed è differente dal corrispondente racconto in Luca.

Vangelo secondo Marco

Lo stesso argomento in dettaglio: Vangelo secondo Marco.

Il Vangelo secondo Marco è il secondo dei quattro vangeli canonici del Nuovo Testamento, sebbene la maggior parte degli studiosi moderni concordino sul fatto che sia stato il primo ad essere scritto e sia poi stato usato come fonte dagli autori degli altri due vangeli sinottici (il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Luca), in accordo con la teoria della priorità marciana. Si tratta di un testo in lingua greca di autore anonimo,[28] sebbene la tradizione lo attribuisca a Marco evangelista, anche noto come Giovanni Marco, cugino di Barnaba;[29] esistono comunque alcuni indizi che potrebbero confermare che l'autore fosse un discepolo di Pietro apostolo.[30] Il vangelo racconta la vita di Gesù dal suo battesimo per mano di Giovanni Battista alla sua resurrezione (o fino alla tomba vuota nella versione corta), ma si concentra principalmente sui fatti dell'ultima settimana della sua vita. La narrazione concisa rappresenta Gesù come un uomo d'azione,[25] un esorcista, un guaritore e un operatore di miracoli. Lo chiama "Figlio dell'Uomo",[31] "Figlio di Dio",[32] e il "Cristo"[33] (traduzione in greco di "messia").

Due temi importanti del Vangelo secondo Marco sono il segreto messianico e l'ottusità dei discepoli. In questo vangelo Gesù ordina frequentemente di mantenere il segreto riguardo aspetti della sua identità e di particolari azioni.[34] Gesù utilizza parabole per spiegare il suo messaggio e realizzare profezie (Marco 4,10-12[35]). Alle volte i discepoli hanno problemi a comprendere le parabole, ma Gesù ne spiega il significato, in segreto (Marco 4,13-20[36], Marco 4,33-34[37]). Non riescono neanche a comprendere le conseguenze dei miracoli che egli compie dinanzi a loro.[25]

Vangelo secondo Luca

Lo stesso argomento in dettaglio: Vangelo secondo Luca.

Il Vangelo secondo Luca (greco: Κατὰ Λουκᾶν εὐαγγέλιον) è uno dei vangeli canonici del Nuovo Testamento e il terzo e, con i suoi 24 capitoli, il più lungo dei vangeli sinottici. Narra della vita di Gesù e si apre con le nascite miracolose di Giovanni Battista e di Gesù, per poi descrivere il ministero di quest'ultimo in Galilea, fatto di predicazione, esorcismi e miracoli; dopo aver rivelato ai discepoli la propria natura divina con la trasfigurazione, Gesù si reca a Gerusalemme, dove è crocifisso per poi risorgere, comparire ai suoi discepoli e infine ascendere al cielo. Il testo contiene anche una genealogia, differente però da quella presentata nel vangelo di Matteo.

L'autore, tradizionalmente identificato con Luca evangelista, è interessato a temi quali l'etica sociale, i diseredati, le donne e altri gruppi oppressi.[38] Alcune storie popolari riguardanti questi temi, come le parabole del figlio prodigo e quella del buon samaritano, si trovano solo in questo vangelo, che pone una enfasi speciale sulla preghiera, le attività dello Spirito Santo e sulla gioia.[39] Secondo Donald Guthrie «è pieno di storie superbe e lascia il lettore con una profonda impressione della personalità e degli insegnamenti di Gesù».[40] L'autore intendeva scrivere un resoconto storico,[41] mettendo in evidenza il significato teologico della storia.[42] Aveva inoltre intenzione di raffigurare la cristianità come divina, rispettabile, rispettosa delle leggi e internazionale.[25] Gli studiosi concordano ampiamente che l'autore del Vangelo secondo Luca scrisse anche gli Atti degli Apostoli.[43]

Secondo gli studiosi contemporanei, l'autore di Luca, un gentile cristiano che scrisse intorno all'85-90,[44] utilizzò il Vangelo secondo Marco per la propria cronologia e la fonte Q per molti degli insegnamenti di Gesù; è possibile anche che abbia fatto uso di racconti scritti indipendenti.[45]

Vangelo secondo Giovanni

Lo stesso argomento in dettaglio: Vangelo secondo Giovanni.

Il Vangelo secondo Giovanni, per stile e contenuto, è molto diverso dagli altri tre: ci sono meno parabole, meno "segni", non vi è accenno all'Eucaristia, al Padre nostro, alle beatitudini, mentre sono aggiunti altri miracoli come quello delle nozze di Cana e della resurrezione di Lazzaro. Il motivo di tale diversità potrebbe essere spiegabile con una redazione di molto successiva a quella degli altri tre, risalente alla fine del I secolo: l'autore o gli autori, pertanto, non ritennero necessario riportare materiale già abbondantemente presente nei precedenti vangeli, mentre aggiunse o ampliò materiale da essi tralasciato o solo abbozzato.

Compaiono inoltre nuove espressioni per indicare Gesù, prima fra tutte quella di logos (letteralmente parola, ma anche progetto, senso), resa poi con il latino verbum, donde l'espressione Verbo di Dio. Alcuni ritengono che questo vangelo abbia origini nell'ambito dello gnosticismo.

Il testo fa intendere (cfr. Gv Giovanni 21,20-24[46]) che ne sia autore il discepolo che Gesù amava, che la tradizione identifica (seppur in maniera non unanime) con l'apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo e fratello dell'altro apostolo Giacomo. Sempre la tradizione gli attribuisce anche le tre lettere conosciute sotto il suo nome e l'Apocalisse di Giovanni.

Secondo il presbitero Gaio, Giovanni non sarebbe mai esistito e i suoi scritti (Apocalisse e Vangelo) in realtà sono del maestro gnostico Cerinto. Più in generale, all'interno della Chiesa primitiva si formò una fazione (gli Alogoi) che negava l'autenticità dei testi giovannei. Tale impostazione tuttavia non gode di alcuna fortuna presso gli esegeti moderni.

Secondo alcuni studiosi (Schonfield e altri), il Vangelo secondo Giovanni sarebbe stato redatto da un altro Giovanni, detto l'Anziano, un greco cristiano che basò i suoi testi su testi ebraici, e sui ricordi di un altro Giovanni, detto il Sacerdote. Il "discepolo che Gesù amava" sarebbe stato quest'ultimo, un sacerdote ebraico amico del Nazareno, che avrebbe ospitato nella sua casa l'ultima cena.

Le analogie tra i vangeli sinottici

Lo stesso argomento in dettaglio: Vangeli sinottici.

Tra i quattro vangeli, tre di essi, Matteo, Marco e Luca, sono detti "sinottici", perché mettendoli in colonna l'uno di fianco all'altro (syn-opsis = "una sola vista" in greco) si scopre che hanno una struttura letteraria praticamente parallela, come se si fossero copiati l'uno dall'altro o avessero attinto a una fonte comune, mentre quello di Giovanni, composto alcuni decenni dopo, è completamente diverso:

  • lo stile dei primi tre vangeli è in genere molto immediato, quello di Giovanni sembra più ponderato;
  • Giovanni riporta pochi episodi, molto sviluppati, gli altri vangeli tantissimi episodi, spesso appena abbozzati;
  • in particolare, Giovanni, nonostante dedichi molto del suo contenuto alla narrazione degli ultimi giorni di Cristo (8 capitoli su 21, di cui ben 5 incentrati sull'ultima cena) , non riporta l'istituzione dell'Eucaristia, mentre è l'unico a raccontare la lavanda dei piedi.

Fin dall'antichità cristiana si è preso atto di tale situazione. I vangeli sinottici probabilmente derivano questa loro somiglianza dai contatti che hanno avuto i loro autori quando sono stati scritti e da fonti comuni; tra le varie teorie che sono state addotte come spiegazione la più comunemente accettata è la teoria delle due fonti.

Vangeli apocrifi

Lo stesso argomento in dettaglio: Vangeli apocrifi.

In un ampio lasso di tempo che va dal 50 circa al XIV secolo prendono forma altri vangeli, detti oggi vangeli apocrifi, i più antichi dei quali sono scritti in greco. La loro datazione è spesso molto discussa: secondo alcuni studiosi il Vangelo di Tommaso e il Vangelo di Pietro, come pure i frammenti di vangelo che prendono il nome di Vangelo Egerton, daterebbero alla seconda metà del I secolo. La maggior parte di tali vangeli nascono nel contesto di correnti teologiche giudicate eretiche dalla Chiesa cristiana successiva, come quelle di stampo gnostico ed ermetico o sono stati esclusi perché davano una visione di Cristo troppo legata all'ebraismo.[47]

I vangeli apocrifi contengono le tipologie più disparate: i vangeli dell'infanzia narrano con episodi coloriti l'infanzia di Gesù, un tema non trattato dai vangeli canonici; i vangeli di stampo gnostico sono interessati ad aspetti più esoterici e misteriosofici; altri vangeli, invece, narrano episodi della vita di Gesù che non compaiono negli scritti canonici (ma la presenza o l'omissione di episodi tra testi differenti, come detto, riguarda anche i quattro canonici confrontati tra di loro).

Seppure queste opere non siano state accolte nel canone neotestamentario, i vangeli apocrifi hanno avuto una certa influenza nella tradizione e nell'iconografia: ad esempio la presenza del bue e dell'asinello nella grotta della natività e il nome dei genitori di Maria (Gioacchino e Anna) sono contenuti esclusivamente nel Protovangelo di Giacomo.

Confronto dei vangeli maggiori

Il materiale di questa tabella proviene da Gospel Parallels di B. H. Throckmorton, The five Gospels di R. W. Funk, The Gospel According to the Hebrews di E. B. Nicholson e The Hebrew Gospel and the Development of the Synoptic Tradition di J. R. Edwards.

Matteo, Marco, Luca Giovanni Tommaso Vangelo degli Ebrei
Nuova Alleanza Il tema centrale dei vangeli - Ama Dio con tutto il tuo cuore e il tuo vicino come te stesso[48] Il tema centrale - Amare è il nuovo comandamento dato da Gesù[49] Conoscenza segreta, ama i tuoi amici[50] Il tema centrale - Amarsi l'un l'altro[51]
Perdono Molto importante - in particolare in Matteo e Luca[52] Supposto[53] Non menzionato Molto importante - Il perdono è un tema centrale e questo vangelo entra nei maggiori dettagli[54]
Padre nostro In Matteo e Luca ma non in Marco Non menzionato Non menzionato Importante - “mahar” o "di domani"[55][56]
Amare i poveri Molto importante - Il giovane ricco[57] Supposto[58] Importante[59] Molto importante - Il giovane ricco[60]
Inizio del ministero di Gesù Gesù conosce Giovanni Battista ed è battezzato[61] Gesù conosce Giovanni Battista[62] Parla soltanto di Giovanni Battista[63] Gesù incontro Giovanni Battista ed è battezzato. Questo vangelo espone i maggiori dettagli[64]
Numero degli apostoli Dodici[65] Dodici[66] Non menzionato[67] Dodici[64]
Cerchia ristretta degli apostoli Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni[68] Pietro, Andrea, Giacomo e il discepolo amato[66] Tommaso[67] Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni[64]
Altri apostoli

Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, Simone il Zelota, Giuda Taddeo, e Giuda[66]

Filippo, Natanaele, Matteo, Tommaso, Giacomo, Simone il Zelota, Giuda Taddeo, e Giuda[66]

Matteo, Tommaso, Giacomo il Giusto (fratello di Gesù)[69]

Matteo, Giacomo il Giusto (fratello di Gesù), Simone il Zelota, Giuda Taddeo, Giuda[70]

Possibile autore Sconosciuto;[71] Marco l'evangelista e Luca l'evangelista Il discepolo amato[72] Sconosciuto Matteo (l'evangelista)[73]
Verginità di Maria In Matteo e Luca, ma non in Marco[74] Non menzionata N/A dato che è un vangelo di detti di Gesù Non menzionata
Battesimo di Gesù Descritto Non menzionato N/A Descritto con molti dettagli[75]
Stile di predicazione Brevi battute; parabole Saggio, Midrash Detti, parabole[76] Brevi battute; parabole
Narrazione Parabole[77] Linguaggio figurato e metafore[78] proto-gnostico, mascherato, parabole[79] Parabole[80]
Teologia di Gesù Giudaismo liberale del I secolo[81] Critico delle autorità ebree[82] proto-gnostico Giudaismo del I secolo[81]
Miracoli Molti miracoli Sette segni miracolosi N/A Pochi miracoli ma più credibili[83]
Durata del ministero Un anno? (Gli eventi fino alla Pasqua ebraica); questo assumendo il moderno metodo biografico lineare, non l'antico metodo ebraico) Tre anni (Molteplici Pasque) N/A Un anno (Gli eventi fino alla Pasqua ebraica)
Luogo del ministero Principalmente in Galilea Principalmente in Giudea, vicino Gerusalemme N/A Principalmente in Galilea
Pasto pasquale Corpo e sangue = pane e vino Il pasto è interrotto dalla lavanda dei piedi N/A La Pasqua ebraica è celebrata ma i dettagli sono sconosciuti[84]
Sudario Un singolo pezzo di stoffa Molteplici pezzi di stoffa[85] N/A Dato dall'Alto Sacerdote[86]
Resurrezione Maria e le donne sono le prime a conoscere che Gesù è risorto[87] Aggiunge dettagli circa l'esperienza di Maria della Resurrezione di Gesù[88] N/A Gesù appare a suo fratello, Giacomo il Giusto.[86]

La Chiesa e la lettura dei vangeli

Lo stesso argomento in dettaglio: Lettura e interpretazione della Bibbia.

Nel corso del I millennio, la Chiesa cattolica non ha mai sentito la necessità di promulgare nessuna regola circa la lettura dei vangeli in particolare e della Bibbia in generale: a tal proposito, infatti, l'Enchiridion Symbolorum (la raccolta dei documenti ufficiali della Chiesa cattolica, a cura di H. Denzinger) non riporta alcun intervento. Dato il diffuso analfabetismo tra il popolo (plebe ma anche nobili) e l'elevato costo dei supporti fàtici (dapprima papiri, poi pergamene), la lettura e la meditazione personale avvenivano perlopiù all'interno dei monasteri o delle biblioteche personali ad uso del clero.

Tendenzialmente, monaci e clero secolare erano incoraggiati a leggere le scritture secondo le loro necessità spirituali, come scrive Ireneo in Contro gli eretici (3, 4)[89].

Dall'inizio del II millennio cambia notevolmente il panorama teologico-sociale. Soprattutto nel sud della Francia e nel nord Italia compaiono le eresie di tipo gnostico, che sulla base di interpretazioni spiritualiste del messaggio dei vangeli, in particolare Giovanni, arrivavano a negare la bontà della materia in genere e delle sue manifestazioni concrete: matrimonio e procreazione, stato e potere temporale, sacramenti e Chiesa, erano tutti visti come frutti malvagi della corruzione del peccato originale. Il perfetto credente, in tale ottica, era l'asceta estraniato dal mondo e contrario alla corporeità, legato spesso a movimenti sociali che potevano sfociare in rivolte sociali.

La Chiesa pertanto, dietro pressante richiesta delle autorità politiche (Roberto II re di Francia, Guglielmo conte di Poitiers e duca di Aquitania, l'imperatore Enrico III)[90], inizia a contrastare la lettura personale della Bibbia in lingua volgare per evitare gli eccessi gnostici:

«Proibiamo che qualsiasi laico possieda i libri dell'Antico o del Nuovo Testamento tradotti in lingua volgare. Se una persona pia lo desidera, può avere un Salterio o un Breviario... ma in nessun caso dovrà possedere i libri sopra menzionati tradotti in lingua romanza.»

Da notare come:

  • la lettura biblica in lingua latina (traduzione della Vulgata) era permessa, pertanto è inesatto sostenere che in tale occasione la Chiesa vietò la Bibbia;
  • il Sinodo di Tolosa non era un Concilio Ecumenico, ma appunto un sinodo locale: le sue deliberazioni, tra cui quella sopra riportata, non avevano valenza universale ed eterna per tutta la Chiesa cattolica, ma solo per i territori rappresentati dai partecipanti al sinodo (nella fattispecie, il sud della Francia) e solo per un limitato periodo di tempo (il periodo dell'emergenza gnostica).

La Chiesa infatti, in seguito, non si è opposta a priori alla diffusione di traduzioni bibliche in lingue moderne, ma solo a quelle che, a suo giudizio, veicolavano giudizi eretici. Queste le principali traduzioni volgari la cui lettura era permessa ai cattolici:

  • in spagnolo, la Bibbia Alfonsina, dedicata al re di Castiglia Alfonso X e realizzata in epoca pre-stampa nel 1280;
  • in tedesco, una traduzione integrale a cura di John Rellach, pubblicata a Costanza nel 1450;
  • in italiano, la Bibbia del Malermi (1471), ad opera del monaco camaldolese Nicolò Malermi, soppiantata poi nel 1778 dalla Bibbia di Antonio Martini;
  • in francese, la Bibbia di Jacques Lefèvre d'Étaples, pubblicata ad Anversa (1523-8);
  • in inglese, la Bibbia di Douai o Reims (1582 NT, 1609 intera Bibbia), tuttora la Bibbia cattolica ufficiale di lingua inglese.

Va sottolineato come tali Bibbie cattoliche, che si basavano sulla Vulgata latina e non sui testi originali greci ed ebraici, contenevano numerosi errori sia di stile sia di significato originario.[92]

Dopo il sinodo di Tolosa, il divieto relativo alla traduzione, possesso e uso di traduzioni volgari non autorizzate venne ribadito molte volte da singole Chiese locali allorquando si avvertiva il pericolo della diffusione di idee giudicate eretiche. In varie parti d'Europa si verificarono dunque roghi di copie non autorizzate e sanzioni di natura spirituale ai lettori di tali versioni (non sono infatti documentati processi e pene civili ai semplici lettori). Circa gli autori di traduzioni non autorizzate sono attestate solo due condanne capitali, entrambe in Inghilterra, relative a John Wycliffe e William Tyndale. Va sottolineato tuttavia che, per Wycliffe, la condanna a morte per eresia fu postuma (nel 1415 venne riesumato il corpo, sepolto alla morte nel 1384, e ne vennero bruciati i resti), e per Tyndale la condanna fu sancita non da un tribunale cattolico ma da un tribunale inglese, dunque anglicano, nel 1536. Non è pertanto corretto, dunque, sostenere che la Chiesa cattolica ha ucciso chi traduceva la Bibbia.

Nel corso del XVI secolo ebbe inizio in Europa la Riforma protestante, che ha spaccato il mondo cristiano fino ad oggi. Per Lutero la Bibbia poteva essere letta e interpretata da qualunque cristiano, arrivando alle conclusioni che più reputava opportune (tale 'libertà' ermeneutica ha portato di fatto alla frammentazione della stessa Chiesa riformata). Fu in seguito a tale crisi che si ebbe un pronunciamento ufficiale della Chiesa cattolica con valenza dogmatica, dunque universale ed eterna. In particolare il problema fu affrontato al Concilio di Trento che così deliberò:

«Il sacrosanto concilio tridentino ecumenico e generale [...] sa che questa verità e disciplina è contenuta nei libri scritti [della Bibbia] e nelle tradizioni non scritte [...]. Seguendo l'esempio dei padri della vera fede, con uguale pietà e venerazione accoglie e venera tutti i libri, sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, essendo Dio autore di entrambi [...]. Lo stesso sacrosanto sinodo [...] stabilisce e dichiara che l'antica edizione della Vulgata, approvata dalla stessa Chiesa da un uso secolare, deve essere ritenuta come autentica nelle lezioni pubbliche, nelle dispute, nella predicazione e spiegazione e che nessuno, per nessuna ragione, può avere l'audacia o la presunzione di respingerla. [...] Inoltre stabilisce che nessuno, fidandosi del proprio giudizio [...], deve osare distorcere la Scrittura secondo il proprio modo di pensare»

Da notare come:

  • non viene espresso un giudizio negativo sulla Bibbia;
  • non viene vietata la lettura della Bibbia, ma solo vincolata alla sua traduzione ufficiale latina;
  • non vengono vietate le traduzioni in lingue volgari per uso personale, che infatti continuarono a circolare liberamente, previa approvazione ecclesiastica.[93]

In tale ottica, dunque, non dovrebbe essere visto come in contrasto con le promulgazioni precedenti l'affermazione del Concilio Vaticano II nel 1965:

«È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura.»

Secondo altri invece questa affermazione sarebbe una conversione piuttosto controversa.[94]

Utilizzo del termine "vangelo" o Evangelo

Disambiguazione – "Evangelo" rimanda qui. Se stai cercando il nome proprio, vedi Evangelo (nome).

"Evangelo" è il termine migliore per tradurre il greco εὐαγγέλιον (lett. "buona notizia" o "lieta novella"). Indica come tale non tanto le quattro composizioni, pure chiamate "vangeli", ma il loro contenuto, il messaggio della redenzione in Gesù Cristo, quello che si ritrova nel Nuovo Testamento e della fede della Chiesa cristiana. Nel Nuovo Testamento esso è dapprima la proclamazione stessa di Gesù che il Regno di Dio si è avvicinato e poi la proclamazione dei Suoi apostoli che nella Sua vita, morte e risurrezione, il Regno di Dio è stato stabilito e che la salvezza, il perdono dei peccati, la risurrezione e la vita eterna sono offerti a tutti coloro che l'accolgono con fede.

È solo più tardi che questo termine è stato usato nei primi scritti cristiani che narrano la storia di quell'unica manifestazione della "buona notizia" nella persona e nell'opera di Gesù Cristo (cfr. Giustino di Nablus, Apologia prima 66:3, Clemente di Alessandria, Stromata 3:13).

Strettamente parlando, vi è solo un Evangelo, dato che i quattro scritti chiamati "vangeli" non sono che variazioni su un singolo tema. Sarebbe più esatto parlare del "quadruplice Vangelo" (come Ireneo) che dei "quattro Vangeli". L'apostolo Paolo in Galati 1:6,7 contesta a viva voce che vi possa essere un altro Evangelo: "Mi meraviglio che così presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro Vangelo. Ché poi non c'è un altro Vangelo; però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema"'.

Il contesto dell'uso del sostantivo εὐαγγέλιον ed il verbo relativo εὐαγγελίζω nel Nuovo Testamento è la traduzione greca della seconda parte della profezia di Isaia (Isaia 40,9[95]; Isaia 52,7[96]; Isaia 60,6[97]; Isaia 61,1[98]) che è citata molte volte o si fa allusione nel Nuovo Testamento (es. Marco 1:3; Romani 10:15; Luca 4:17-21; Matteo 11:5; Luca 7:22).

Nella teologia luterana il termine Evangelo è usato per rappresentare la rivelazione del Nuovo Testamento in contrasto con la Legge (l'antica dispensazione).

Nell'Antico Testamento

In Isaia Isaia 52,7[99] "משׂא דמשׂק הנה דמשׂק מוסר מעיר והיתה מעי מפלה" si parla del messaggero di buone notizie. L'espressione "lieti annunci" contiene nella versione greca la stessa parola vangelo. Il contesto è quello del ritorno a Gerusalemme degli esiliati in Babilonia.

Isaia, Isaia 61,1[100] è un passo profetico ripreso da Gesù quando si presentò nella sinagoga di Nazaret, sua città natale. Parla dell'azione dello Spirito di Dio sul consacrato (messia) del Dio ebraico. L'opera del messia sarà una buona notizia ("vangelo") per i poveri, consistendo nella loro liberazione. Appunto Gesù applicherà a sé e alla sua opera questo annuncio dell'antico testamento.

Nel Nuovo Testamento

Vangelo come annuncio del Regno

Troviamo il termine nei vangeli sinottici, in bocca allo stesso Gesù:

« Il tempo è compiuto, e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete alla buona notizia (vangelo) »   ( Mc 1,15, su laparola.net.)

Qui la parola indica l'irruzione di Dio nella storia degli uomini attraverso la persona di Gesù di Nazaret. Lo stesso significato si trova in Paolo di Tarso nella Lettera ai Filippesi, dove lungo tutta la lettera ritorna l'idea del vangelo-buona notizia che si è diffuso nella comunità di Filippi: parla della sua gioia per la loro "cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Filip 1,5[101]) e della "grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del Vangelo" (Filip 1,7[102]); riconosce che le sue "vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del Vangelo" (Filip 1,12[103]); è cosciente di essere stato "posto per la difesa del Vangelo" (Filip 1,16[104]); invita i filippesi a comportarsi "da cittadini degni del Vangelo" (Filip 1,27[105]); ecc. ecc.

Lo stesso significato appare nella Lettera agli Efesini, dove risalta che il vangelo è l'annunzio di Cristo, trasmesso dagli apostoli:

« In lui (Cristo) anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso »   ( Ef 1,13, su laparola.net.)
« I pagani cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo »   ( Ef 3,6, su laparola.net.)

Vangelo come kerigma

In altro contesto Paolo usa invece la parola riferendosi all'annunzio fondamentale (kerigma) che egli faceva nelle comunità cristiane, annuncio incentrato nella Pasqua di Gesù. Nella Prima Lettera ai Corinzi afferma:

« Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. »   ( 1Cor 15, 1-8, su laparola.net.)

Appare già una leggera trasformazione semantica: dal messaggio della vicinanza di Dio e del suo regno siamo passati al contenuto della prima professione di fede, centrato sulla morte e risurrezione di Cristo.

Lo stesso argomento in dettaglio: Kerigma.

Vangelo nella lettera ai Galati

Nella Lettera ai Galati di Paolo, scritta nel contesto del conflitto di Paolo contro l'obbligo della circoncisione e del rispetto globale della tradizione ebraica, come interpretata nelle chiese ellenistiche da lui fondate e diversamente dalla Chiesa di Gerusalemme, "vangelo" significa la condizione di libertà dalla legge mosaica che Cristo avrebbe portato. Tale libertà, diversamente dalle chiese giudeo-cristiane, a suo parere permetteva l'abolizione totale della legge mosaica e dell'obbligo della circoncisione per i cristiani provenienti dal paganesimo:

« Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro Vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! »   ( Gal 1, 6-8, su laparola.net.)

Nella letteratura ellenistica del I secolo

Nella letteratura ellenistica euaggélion significa "buon annuncio". Così in Giuseppe Flavio, Beh. 2, 42 appare l'espressione deinòn euaggélion = "splendida notizia": quella data al procuratore Gessio Floro sull'aggravarsi della situazione in Gerusalemme all'inizio della prima guerra giudaica nel 66 d.C.

Vangelo come genere letterario

A partire dal II secolo, vangelo passa ad indicare il genere letterario che racconta la vita di Gesù, i suoi insegnamenti, le sue opere, la sua morte e resurrezione.

Questo genere letterario si distingue da quello delle biografie: queste hanno di mira fornire un'informazione completa sulla vita di una persona; invece nei vangeli la finalità è trasmettere la predicazione della Chiesa dei tempi apostolici riguardante colui che considerava il suo Signore e Messia, Gesù di Nazaret, incarnato, morto e risorto per la salvezza degli uomini.

Non stupisce quindi il fatto che nei vangeli non compaiono le informazioni sui primi trent'anni di vita di Gesù. E dove Matteo e Luca riportano alcuni episodi della sua infanzia, lo fanno in funzione teologica, per far risaltare l'identità di Gesù come Signore (Luca), e il compimento in lui delle scritture (Matteo).

Note

  1. ^ Le stime delle datazioni sono riassunte da: Kirby, Peter. Early Christian Writings. 2006. 2 febbraio 2006 <http://www.earlychristianwritings.com/>.
  2. ^ Wilhelm Schneemelcher, Robert McLachlan Wilson, New Testament Apocrypha: Gospels and related writings, Westminster, John Knox Press, 2003, ISBN 0-664-22721-X, p. 399.
  3. ^ Ireneo di Lione, Contro gli eretici, 3.11.8.
  4. ^ Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Mondadori, 1962.
  5. ^ Helmut Köster, Ancient Christian gospels: their history and development, 1990.
  6. ^ Sulla terminologia utilizzata da Giustino, cfr. anche Stephen C. Barton, The Cambridge companion to the Gospels, 2006.
  7. ^ «La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e costanza massima che i quattro vangeli, di cui afferma senza alcuna esitanza la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù, Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò ed insegnò per la loro eterna salvezza». (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 19).
  8. ^ a b Bart Ehrman, La verità sul Codice da Vinci, Mondadori, ISBN 88-04-54792-8
  9. ^ Si veda il papiro 7Q5 per un altro candidato possibile.
  10. ^ R. Alan Culpepper, John, the son of Zebedee: the life of a legend, Continuum International Publishing Group, 2000, ISBN 0567087425, p. 108.
  11. ^ Nongbri, «The Use and Abuse of P52», p. 46, citato in Albert L. A. Hogeterp, Expectations of the end: a comparative traditio-historical study of eschatological, apocalyptic and Messianic ideas in the Dead Sea scrolls and the New Testament, BRILL, 2009, ISBN 9004171770, p. 194.
  12. ^ "... Qumran ms. 7Q5 ... is captioned as if it contains a fragment of Mark: it was of course O’Callaghan who made that controversial — and now virtually universally rejected - identication of this Dead Sea text as a piece of the New Testament ..." Elliot (2004), JK, Book Notes, Novum Testamentum, Volume 45, Number 2, 2003 , pp. 203.
  13. ^ Gundry (1999), p. 698; Graham Stanton, Jesus and Gospel, Cambridge University Press, 2004, ISBN 0-521-00802-6, p. 203; Joseph A. Fitzmyer, The Dead Sea scrolls and Christian origins, Wm. B. Eerdmans Publishing, 2000, ISBN 0-8028-4650-5, p. 25 (si veda la nota 24 per altra bibliografia critica delle posizioni di O'Callagan e Thiede).
  14. ^ Corrado Augias, Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, Oscar Mondadori, ISBN 978-88-04-57132-2, pag 15
  15. ^ Randel Helms, Who Wrote the Gospels?, Millennium Press, 1997, ISBN 0-9655047-2-7, p. 8; John Dominic Crossan, The Historical Jesus: The Life of a Mediterranean Jewish Peasat, HarperOne, 1993, ISBN 0-06-061629-6. Citati in Kirby.
  16. ^ Corrado Augias, Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, Oscar Mondadori, ISBN 978-88-04-57132-2, capitoli 1 e 3
  17. ^ Corrado Augias, Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, Oscar Mondadori, ISBN 978-88-04-57132-2, pag 172
  18. ^ 2Cor 8, 18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  19. ^ Mills, p. 942.
  20. ^ Ehrman (2001), p. 44.
  21. ^ Ehrman (2004), p. 92
  22. ^ a b Levine (2001), p.372-373.
  23. ^ Ehrman (2001), p. 43.
  24. ^ Howard Clark Kee (1997), p. 448.
  25. ^ a b c d Harris, Stephen, Understanding the Bible. Palo Alto: Mayfield. 1985.
  26. ^ Paul Foster, "Why Did Matthew Get the Shema Wrong? A Study of Matthew 22:37", Journal of Biblical Literature, Vol. 122, No. 2 (Summer, 2003), pp. 309-333.
  27. ^ Levine (2001), p. 373.
  28. ^ Harris, Stephen L., Understanding the Bible. Palo Alto: Mayfield. 1985.
  29. ^ Bernd Kollmann, Joseph Barnabas (Liturgical Press, 2004), page 30.
  30. ^ Gospel of Mark
  31. ^ Marco 2,10 (Gesù; ai dottori della legge), Marco 2,28 (Gesù; ai Farisei), Marco 8,31 (Gesù via Marco, ai discepoli), Marco 8,38 (Gesù; ai discepoli e alla folla di Cesarea), Marco 9,9,12 (Gesù via Marco; a Pietro, Giacomo e Giovanni), Marco 9,31 (Gesù; ai discepoli), Marco 10,33 (Gesù; ai discepoli), Marco 10,45 (Gesù; ai discepoli), Marco 13,26 (Gesù; to Peter, James, John, and Andrew), Marco 14,21 (Gesù; ai discepoli), Marco 14,41 (Gesù; a Pietro, Giacomo e Giovanni), Marco 14,62 (Gesù; al sommo sacerdote con i preti, gli anziani e i dottori della legge)
  32. ^ verbatim in Marco 3,11 (spiriti maligni; a Gesù), Marco 5,7 ("Legione", gli spiriti maligni; a Gesù), Marco 15,39 (il centurione alla crocefissione); implicito nel contesto in Marco 1,11 (voce dal cielo; a Giovanni Battista), Marco 8,38 (Gesù come escatologia; ai discepoli e alla folla), Marco 9,7 (voce da una nube; ai discepoli), Marco 12,6 (Gesù come parabola; agli alti sacerdoti, scribi e anziani), Marco 13,32 (Gesù come escatologia; ai discepoli), Marco 14,61 (Gesù; all'alto sacerdote); presente in alcuni manoscritti in Marco 1,1 (l'autore marciano come personaggio dell'introduzione; al lettore)
  33. ^ Marco 1,1 (autore marciano; al lettore), Marco 8,29 (Pietro; a Gesù), Marco 9,41 (Gesù; a Giovanni), Marco 12,35 (Gesù; ad una grande folla), Marco 13,21 (Gesù; a Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea, v. 33), Marco 14,61-62 (Gesù; al sommo sacerdote), Marco 15,31 (alti sacerdoti e dottori della legge; a sé stessi per scherno)
  34. ^ Marco 1,43-45 (guarigione; al lebbroso), Marco 3,12 (identità del Figlio di Dio; agli spiriti maligni), Marco 5,43 (resurrezione di una ragazza; ai discepoli e ai genitori della ragazza), Marco 7,36 (guarigione; al guarito e ad alcune persone), Marco 8,30 (identità come Messia; a Pietro e a discepoli non meglio identificati), Marco 9,9 (identità come Figlio di Dio; a Pietro, Giacomo e Giovanni); secondo alcuni manoscritti Marco 8,25 (guarigione del cieco; al guarito).
  35. ^ Mc 4,10-12, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  36. ^ Mc 4,13-20, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  37. ^ Mc 4,33-34, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  38. ^ Harris.
  39. ^ Guthrie, p. 105.
  40. ^ Guthrie, p. 102.
  41. ^ N. B. Stonehouse, The Witness of Luke to Christ (1951), pp. 24-45; H. J. Cadbury, The Beginnings of Christianity II, 1922, pp. 489-510; R. Bauckham, Jesus and the Eyewitnesses (Eerdmans, 2006).
  42. ^ Guthrie, p. 107.
  43. ^ Udo Schnelle, The History and Theology of the New Testament Writings, p. 259.
  44. ^ Harris, "The Gospels", pp. 266-268.
  45. ^ Funk, Robert W., Roy W. Hoover, and the Jesus Seminar. The five gospels. HarperSanFrancisco. 1993. "Introduction," p 1-30.
  46. ^ Gv 21,20-24, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  47. ^ Corrado Augias, Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù, Oscar Mondadori, ISBN 978-88-04-57132-2, pag 20 e 21
  48. ^ "Nei vangeli sinottici questo è il più "grande comandamento" che riassume tutte le "leggi e i profeti"
  49. ^ Gv 13:34
  50. ^ Tom 25
  51. ^ Il Signore disse ai suoi discepoli: ”E non siate mai allegri, tranne quando vi guardate l'un l'altro con amore.” Girolamo, Commento agli Efesini
  52. ^ Mt18:21, Lc17:4
  53. ^ Gv20:23
  54. ^ San Girolamo, Against Pelagius 3.2
  55. ^ "Nel così detto Vangelo degli Ebrei, per “pane essenziale all'esistenza” ho trovato “mahar”, che significa “di domani”; così il senso è: il nostro pane per domani, del futuro, dallo a noi questo giorno". San Girolamo, Commento a Matteo 1
  56. ^ Nel Vangelo degli Ebrei di Matteo è esposto: "Dacci oggi il nostro pane per domani" San Girolamo, On Psalm 135
  57. ^ Mt19:16, Mr10:17 e Lc8:18
  58. ^ Gv12:8
  59. ^ Tm 54
  60. ^ Origene di Alessandria, Commento a Matteo 15:14
  61. ^ Mt3:1, Mr1:9, 3:21
  62. ^ Gv1:29
  63. ^ Tm 46
  64. ^ a b c Epifanio di Salamina, Panarion 30:13
  65. ^ Mt10:1, Mr 6:8, Lc 9:3
  66. ^ a b c d Gv 13:23, 19:26, 20:2, 21:7, 21:20
  67. ^ a b Tm 13
  68. ^ Mt 10:1, Mc 6:8, Lc 9:3
  69. ^ Log 1- 114
  70. ^ Epiphanius, Panarion 30:13, Jerome, On Illustrious Men, 2
  71. ^ Sebbene diversi Padri della Chiesa dicono che Matteo scrisse il Vangelo degli Ebrei, non dicono nulla sul vangelo greco di Matteo che si trova nella Bibbia. Gli studiosi moderni sono in accordo sul fatto che Matteo non scrisse il vangelo greco di Matteo che è 300 righe più lungo del Vangelo degli Ebrei (Guarda James Edwards, Il Vangelo degli Ebrei)
  72. ^ Suggerito per primo da Ireneo
  73. ^ Epifanio di Salamina, Panarion 30:3
  74. ^ Matt 1:18
  75. ^ Epifanio di Salamina, Panarion 30:13
  76. ^ Tm 107
  77. ^ Parables
  78. ^ Language in the Gospel of John
  79. ^ Tm 109
  80. ^ Parabole di Gesù
  81. ^ a b Simile alle convinzioni espresse da Hillel (ad esempio, la "regola d'oro") Hillel
  82. ^ Gv7:45 e Gv3:1
  83. ^ Girolamo, Commento a Matteo 2
  84. ^ Epifanio di Salamina, Panarion 30:22
  85. ^ Come era la pratica ebraica a quel tempo. (Gv20:5-7)
  86. ^ a b Gerolamo, De viris illustribus, 2
  87. ^ Mt28:1 Mt16:1 Lc24:1
  88. ^ Gv20:11
  89. ^ Catholic Encyclopedia, voce Scripture
  90. ^ Rino Cammilleri, Storia dell'inquisizione, 1997, ISBN 88-8183-885-0, p. 16.
  91. ^ Citato da The Lollard Bible and Other Medieval Biblical Versions, di Margaret Deanesly (1920), p. 36.
  92. ^ Ancora oggi ad esempio la versione della CEI, rifacendosi alla Vulgata, traduce il termine greco agape con carità. Che tale traduzione sia poco appropriato è confermato anche da papa Benedetto XVI, che nell'enciclica del gennaio 2006 "Deus caritas est" definisce agape come "l'amore fondato nella fede e da essa plasmato". Vedi Artur Noble "Può una Chiesa che ha bandito, bruciato e travisato la Bibbia essersi convertita fino a raccomandarne la lettura?" cit.
  93. ^ Suonano pertanto come infondate affermazioni come questa di Indro Montanelli: "da quando il Concilio di Trento aveva formalmente ribadito che il credente non aveva affatto il dovere, anzi non aveva il diritto di leggere e d'interpretare le sacre scritture. Di esse era perfino proibita la traduzione in lingua italiana appunto per riservare al prete il compito di decifrarle. Il verbo doveva restare un'esclusiva di casta..." in L'Italia giacobina e carbonara (1789-1831), Rizzoli, 1998, pag 21
  94. ^ Ad esempio Arthur Noble dedica al tema l'articolo "Can a Church which has banned, burned and perverted the Bible now have been converted to recommending the reading of it?" ossia "Può una Chiesa che ha bandito, bruciato e travisato la Bibbia essersi convertita fino a raccomandarne la lettura?" http://www.ianpaisley.org/article.asp?ArtKey=connell
  95. ^ Is 40,9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  96. ^ Is 52,7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  97. ^ Is 60,6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  98. ^ Is 61,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  99. ^ Is 52,7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  100. ^ Is 61,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  101. ^ Filip 1,5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  102. ^ Filip 1,7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  103. ^ Filip 1,12, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  104. ^ Filip 1,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  105. ^ Filip 1,27, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

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