Massimo Scaligero

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Massimo Scaligero

Massimo Scaligero, pseudonimo di Antonio Massimo Sgabelloni (Veroli, 17 settembre 1906Roma, 26 gennaio 1980), è stato un giornalista ed esoterista italiano, seguace dell'antroposofia[1][2].

Nacque a Veroli, da madre piemontese e padre di origini calabresi[3] e venne educato, dopo la morte di sua madre, dallo zio Pietro Sgabelloni (fondatore, con Alberto Bergamini, del Giornale d'Italia):

«Il sospetto che il succo ultimo delle ascesi orientali fosse risorto in Occidente, come potenza del tipico pensiero logico, affiorò in me sin da quando fanciullo potevo essere testimone di lunghe conversazioni sul sovrasensibile, sul magico, sull'occulto, nell'ambito familiare in cui vivevo presso mio zio, Pietro Sgabelloni, studioso di dottrine esoteriche, asceticamente adamantino come un "patriarca" Zen, umanista e poeta, a cui dovetti la mia prima formazione interiore.»

Ebbe contatti con Gabriele D'Annunzio, il quale leggendo le sue poesie giovanili lo definì il «nuovo vate d'Italia»,[5] e gli scrisse una lettera sul Giornale d'Italia il 5 maggio 1938, che iniziava con le parole: «al costante ed animoso amico».[6]

Appassionatosi prevalentemente alle letture di Nietzsche,[6] nella primavera del 1930 ebbe il suo primo incontro con Julius Evola, recandosi personalmente presso la sua abitazione:

«Bussai alla porta del penultimo piano di Corso Vittorio 197 e mi aprì un personaggio giovanile, alto, longilineo, indubbiamente più annoso di me: il suo sguardo era tra buddhico e olimpico, il suo portamento calmissimo. Avendo subito intuito il senso della mia visita, ossia nessuno scopo, Evola prontamente mi venne incontro con genuina simpatia e questa simpatia fu la forza di connessione estradialettica ed estradottrinaria che mi congiunse a lui per anni.»

Scaligero e il fascismo

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Presso gli antroposofi era opinione comune[8] che Mussolini avesse una peculiare missione da compiere riguardante il destino dell'Italia, ossia, come sosteneva lo stesso Scaligero, quella di forgiare e «unificare» la coscienza nazionale del popolo italiano.[8]

Scaligero iniziò a scrivere per la stampa fascista fin da giovane. Scaligero enunciò la sua prospettiva esoterica in una prima opera magna, un libro del 1938 intitolato La Razza di Roma. La sua proposizione d'apertura si riferiva alla "nostra posizione razzista" come ad una specifica forma del razzismo italiano. Denunciando "il materialismo delle società democratiche", Scaligero caratterizzava l’italiana come 'una razza destinata alla vittoria', con il regime fascista consolidante 'il razzismo in un senso vero e superiore'.

L'accademico americano Peter Staudenmaier ha dedicato nel 2010 la sua tesi di dottorato, intitolata Between Occultism and Fascism: Anthroposophy and the Politics of Race and Nation in Germany and Italy, 1900-1945[9] ed ora pubblicata in un volume edito da Brill, all'antroposofia ed ai suoi rapporti con nazismo e fascismo. In essa, Staudenmaier ha definito Massimo Scaligero una "figura ignominiosa" per la sua intensa attività di propaganda razzista ed antisemita al servizio del regime.[10] Nel corso degli anni '30 divenne caporedattore di Nuovo Occidente, indi, fino alla caduta del Fascismo, del mensile L'Italia Marinara, periodico ufficiale della Lega Navale Italiana. Dalla fine degli anni '30, collaborò con articoli alla rivista di regime La difesa della razza. A partire dal 1938 Scaligero produsse circa un centinaio di testi antisemiti di taglio esoterico. Nei suoi articoli affermava che la razza ariana fosse "modello dell'umanità"[11] e che il ruolo delle "genti ariane" fosse la "conquista del mondo e il consolidamento dell'egemonia coloniale". Per tale obiettivo sarebbe stato necessaria "l'assoluta mancanza di contaminazione semita". A tale scopo egli supportava la "decisiva campagna razzista" della Germania nazista.[12] Egli, inoltre, propugnava "l'eliminazione del virus giudaico e la reintegrazione dei valori etnici ariani"[13]. Secondo Scaligero attraverso un adeguato approccio spiritual-razziale "i giudei possono essere facilmente riconosciuti ed eliminati".[14]

Nel 1941, su sollecitazione di Alessandro Pavolini, tenne assieme a Julius Evola, Giovanni Preziosi, Piero Pellicano, Alberto Luchini, cinque "conversazioni radiofoniche" EIAR di propaganda antisemita.[15]

In un saggio del 1942 intitolato Per un razzismo integrale Scaligero affermò che solo un "razzismo integrale" potesse illuminare "il cammino della vera ascesi spirituale". 98

Scaligero, a proposito della sua partecipazione al fenomeno italiano del fascismo, scrisse nel suo libro autobiografico Dallo Yoga alla Rosacroce:

«Non politico, anzi apolitico per temperamento, tuttavia, giovanissimo, nel periodo fascista credetti poter immettere nella forma politica la mia visione del mondo: questo spiega la categoria in cui qualcuno ancora oggi tenta recludermi: categoria che io non rinnego per debito di lealtà e di verità, ma che non mi ha mai contenuto, né mi ha mai impedito di essere quello che realmente volevo. Tanto è vero che sono stato sempre un isolato, ospitato dalla stampa del tempo solo grazie alla validità etica degli argomenti che proponevo. Quello che ho scritto in quel periodo lo potrei ripubblicare oggi su qualsiasi giornale, di sinistra, di destra, o di centro, solo sostituendo alla parola «fascismo», per esempio, l'espressione «visione sociale», o «istanza morale». Se invece che in regime fascista mi fossi trovato in regime sovietico, il contenuto delle mie idee sarebbe stato identico: avrei soltanto dovuto trovargli un'altra forma. I miei scritti del tempo stanno lì a testimoniare che io volevo allora quello che voglio tuttora: sottolineare, come senso ultimo dei problemi, l'esigenza della reintegrazione dell'uomo. Soltanto una via morale può garantire una via sociale: solo l'individuo libero che rechi in sé la moralità come forza, o come una seconda natura, è garanzia della giusta gestione di un organismo sociale e del suo stato di diritto: questo è stato sempre il senso dell'aspetto « politico » dei miei scritti: un pensiero d'una semplicità da parere ingenuo, e tuttavia concreta chiave del problema.»

Approdo all'antroposofia e gli ultimi anni

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Nei primi anni quaranta Scaligero impresse una svolta alla sua interiore ricerca spirituale in direzione dell'antroposofia di Rudolf Steiner, che riconobbe come «Maestro dei nuovi tempi» dopo la lettura della sua Scienza occulta.[3][17]

All'indomani della liberazione di Roma Scaligero fu imprigionato alcuni mesi nel carcere di Regina Coeli per una sua passata frequentazione dell'ambasciata tedesca, alla quale tempo prima aveva chiesto la scarcerazione di due antroposofi. Quel periodo fu tuttavia l'occasione per intraprendere un proprio percorso di meditazione, durante il quale riuscì anche a guarire dalla tubercolosi che lo affliggeva.[3]

A partire dal 1945 divenne una figura nota negli ambienti neo-fascisti e aderì in seguito alla Società Antroposofica Italiana sotto la guida di Giovanni Colazza, e si dedicò alla creazione della «Prima classe della Scuola esoterica» in Italia.[3][6] Da quel periodo, Massimo Scaligero divenne caporedattore della rivista di studi orientali East and West,[18] organo dell'ISMEO (Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente), trimestrale in lingua inglese fondato nell'aprile del 1950 in Roma dall'orientalista ed Accademico dei Lincei Giuseppe Tucci.

Negli ultimi vent'anni della sua vita teneva regolarmente riunioni presso il suo studio romano sito in via Giovanni Cadolini, nel quartiere Gianicolense. I resoconti di questi incontri, che si sviluppavano su temi posti dalle domande dei presenti, furono pubblicati sulla rivista Graal.[19][20]

Elementi del pensiero

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In antroposofia è costante in Scaligero l'indicazione della "Via del pensiero" come attitudine teorica e pratica dello sviluppo della personalità che egli, nell'opera Tecniche della concentrazione interiore descrive così:

«L'uomo conosce e in qualche modo domina il mondo, mediante il pensiero. La contraddizione è che egli non conosce né domina il pensiero. Il pensiero permane un mistero a se stesso. La filosofia, la psicologia, traggono alimento da esso, ma, da quando esistono, non mostrano di aver afferrato il senso del suo movimento, il contenuto ultimo del processo logico, del quale si giovano per le loro strutture dialettiche. Ritengono che il[pensiero sia la dialettica, coincida con la dialettica: nasca e finisca come dialettica. Ai fini del Sapere, l'oggettività esteriore sorge come sistema di valori nella coscienza umana, ma questa ignora di istituire il fondamento di quella e di determinare l'oggettività come concetto, prima della consapevolezza dialettica del concetto medesimo. Logicamente, l'uomo sa che cosa è un concetto, ma ignora che cosa esso sia come forza e come nasca e quale il suo potere di compimento nel reale: che è più che il suo apparire dialettico e logico: il potere medesimo della vita

Proprio la sua adesione alla dottrina di Rudolf Steiner, della quale «si consacrò a un'interpretazione risolutamente cristica»,[21] fu il motivo del progressivo distacco da Julius Evola. Quest'ultimo, infatti, così come René Guénon, considerava l'antroposofia una dottrina sprovvista della necessaria regolarità tradizionale, e per questo inefficace dal punto di vista dell'operatività iniziatica.[22] Scaligero dal canto suo affermava che il contenuto perenne, essenziale, della Tradizione non andasse confuso con la sua forma, soggetta ai mutamenti della storia:[23]

«Sono stato sempre grato a Evola e Guénon di avermi dato modo di superare la barriera critica da loro eretta riguardo alle dottrine dello Steiner. Invero, superando simili barriere, io avrei potuto nell'avvenire riconoscerle quando mi sarebbero state prospettate da altri e dar modo loro di superarle, in quanto costoro si rivolgessero a me: e ciò mi sembrava un dovere, soprattutto trattandosi di giovani. Del resto, non avrei mai polemizzato sulla Tradizione, se da parte dei tradizionalisti non avessi incontrato attacchi gratuiti contro Steiner.»

René Guénon, in "Iniziazione e realizzazione spirituale" (capitolo II, "Metafisica e Dialettica") rispose alle critiche a lui rivolte da Massimo Scaligero (in Esoterismo moderno. L’opera e il pensiero di René Guénon, nel primo numero della rivista italiana Imperium, maggio 1950).[24]

Il rinnovamento dei misteri della Tradizione passa per Scaligero attraverso il riconoscimento della necessità, per lui non più eludibile, di approdare a un pensiero vivente, o «solare», capace di trascendere la dialettica del pensiero riflessivo o «lunare», cioè puramente cerebrale e statico, che porta a scambiare l'apparenza esteriore della realtà per la sua essenza.[25] Riferendosi alla possibilità di una terza prova dopo le due guerre mondiali, affermava:

«L'ora presente è grave: non è un'espressione retorica, questa. Chi conosce come realmente stiano le cose, sa che quei pochi che hanno una qualunque responsabilità interiore, non dovrebbero ormai perdere più un minuto di tempo, non dovrebbero più rimandare di un attimo la loro decisione per quei superamenti che in segreto essi veramente conoscono di quale natura debbano essere. [...] Si è alla vigilia di eventi che possono essere gravemente distruttivi per l'uomo, o preludere a una rinascita nel segno dello Spirito.»

Aspetti filosofici

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Particolare attenzione fu rivolta da Scaligero al filosofo Giovanni Gentile, dovuta al fatto che «in verità l'entusiasmo, o il contenuto poetico, dell'attualismo non era tanto il pensiero, quanto ciò che esso rivestiva: la mirabile ricchezza del sentire del suo fondatore: l'ultimo filosofo europeo».[26]

Il primato gnoseologico ed ontologico attribuito alla coscienza pensante da Gentile,[27] diviene in Scaligero, in senso esoterico e non più filosofico, il primato dell’Io come soggetto capace di pensare l’assoluto e di realizzarlo in sé.[28]

«Se per la storia italiana la morte di Gentile segnava la fine di un tentativo, durato un secolo, di riforma religiosa che, a differenza del protestantesimo, non ergeva altare contro altare, ma cercava il suo terreno nelle coscienze per svilupparsi come umanesimo spirituale della cultura e della scuola, per lui stesso costituiva il suggello ultimo e perfettivo di un'esistenza votata al martirio dell'idea nella vita. Sacrificando la sostanza del suo destino alla tragedia politica dell'Italia, egli liberava il tessuto aureo del suo pensiero da ogni compromissione con interessi parziali, per ricongiungerlo alle sorgenti dell'ispirazione solare da cui si era venuto svolgendo. Quando sette anni più tardi Massimo Scaligero (Vèroli, Frosinone, 1906 - Roma 1980) presenterà sulla rivista pisana Studi Gentiliani come saggio di un "realismo interiore" una "introduzione al pensiero vivente" secondo "la traccia dello sconosciuto o incompreso insegnamento della Scienza dello Spirito" di Rudolf Steiner il filo d'oro si riallaccerà lungo le vie di un'esperienza individuale la cui luce, non più condivisibile nel contesto della vita istituzionale, si darà a partecipare nelle relazioni di destino nascenti, per la continuità di un agire spirituale sulla terra, da retroscena sovrasensibili della storia.[29]»

Scaligero nutrì grande interesse e ammirazione anche per la filosofia di Antonio Rosmini. In occasione del primo centenario della morte del filosofo trentino, nel 1955 redasse un articolo pubblicato da numerosi quotidiani e periodici italiani, dal titolo Potenza e modernità del pensiero rosminiano, ove tra le altre cose scriveva:

«La grandezza di Rosmini consiste nell'aver ritrovato le fonti spirituali del pensare e perciò nell'aver restituito all'uomo la fiducia nella libertà interiore, nella capacità di ricongiungersi mediante un retto pensare con la verità eterna.»

Considerevole fu inoltre l'attrazione verso Scaligero esercitata dai filosofi spiritualisti del Rinascimento italiano.[30] Il pensiero e l'originalità di Scaligero indussero l'orientalista Giuseppe Tucci (amico ed allievo dello stesso Giovanni Gentile, nonché suo successore all'IsMEO) a sceglierlo come proprio collaboratore, nel ruolo di redattore, nella rivista East and West.[18]

  • La Razza di Roma, (Mantero, Tivoli, 1939)
  • Niccoloso da Recco, navigatore atlantico (Milano, Editore Zucchi; ristampa:Roma, Tilopa, 2003)
  • Iniziazione e Tradizione (Roma, Tilopa, 1956)
  • Avvento dell'uomo interiore. Lineamenti di una tecnica dell'esperienza sovrasensibile (Firenze, Sansoni, 1959)
  • Trattato del pensiero vivente. Una Via oltre le filosofie occidentali, oltre lo Yoga, oltre lo Zen (Milano, Feriani, 1961)
  • La Via della volontà solare. Fenomenologia dell'Uomo Interiore (Roma, Tilopa, 1962)
  • Dell'amore immortale (Roma, Tilopa, 1963)
  • Segreti dello spazio e del tempo (Roma, Tilopa, 1963)
  • La Luce. Introduzione all'Immaginazione Creatrice (Roma, Tilopa, 1964)
  • Il marxismo accusa il mondo (Roma, Tilopa, 1964)
  • Magia sacra. Una via per la reintegrazione dell'Uomo (Roma, Tilopa, 1966)
  • La logica contro l'uomo. Il mito della scienza e la Via del Pensiero (Roma, Tilopa, 1967)
  • Hegel, Marcuse, Mao. Marxismo o Rivoluzione? (Roma, Volpe, 1968)
  • Graal. Saggio sul Mistero del Sacro Amore (Roma, Perseo, 1969)
  • Rivoluzione. Discorso ai giovani (Roma, Perseo, 1969)
  • Lotta di classe e karma (Roma, Perseo, 1970)
  • Yoga, meditazione, magia (Roma, Teseo, 1971)
  • La tradizione solare (Roma, Teseo, 1971)
  • Dallo Yoga alla Rosacroce (Roma, Perseo, 1972)
  • Manuale pratico della meditazione (Roma, Teseo, 1973)
  • Il Logos e i nuovi misteri (Roma, Teseo, 1973)
  • Psicoterapia. Fondamenti Esoterici (Roma, Perseo, 1974)
  • Tecniche di concentrazione interiore (Roma, Edizioni Mediterranee, 1975)
  • Guarire con il pensiero (Roma, Edizioni Mediterranee, 1975)
  • Reincarnazione e karma (Roma, Edizioni Mediterranee, 1976)
  • L'uomo interiore. Lineamenti dell'Esperienza Sovrasensibile (Roma, Edizioni Mediterranee, 1976)
  • Meditazione e miracolo (Roma, Edizioni Mediterranee, 1977)
  • Il pensiero come antimateria (Roma, Perseo, 1978)
  • Kundalini d'occidente. Il centro umano della potenza (Roma, Edizioni Mediterranee, 1980)
  • Iside Sophia. La Dea ignota (Roma, Edizioni Mediterranee, 1980)
  • Zen e Logos (Roma, Tilopa, 1980)
  • Il sorriso degli Dei (Roma, Tilopa, 1986)
  • La pietra e la folgore (Roma, Tilopa, 1988)
  1. ^ (EN) Peter Staudenmaier, Racial Ideology between Fascist Italy and Nazi Germany: Julius Evola and the Aryan Myth, 1933–43, in Journal of Contemporary History, vol. 55, n. 3, 1º luglio 2020, pp. 473-491. Ospitato su epublications.marquette.edu.
  2. ^ (EN) Peter Staudenmaier, Anthroposophy in Fascist Italy, in Arthur Versluis, Lee Irwin e Melinda Phillips (a cura di), Esotericism, Religion, and Politics, Minneapolis, New Cultures Press, 2012, pp. 83-106.
  3. ^ a b c d Paola Giovetti, I grandi iniziati del nostro tempo: i maestri del cammino interiore, Roma, Mediterranee, cap. 17.
  4. ^ Dallo yoga alla rosacroce (PDF)., Roma, Perseo, 1972, p. 16.
  5. ^ Massimo Scaligero, su massimoscaligero.net.
  6. ^ a b c Domenico Stranieri, La realtà ascetica di Massimo Scaligero, su domenicostranieri.blogspot.com, 2015.
  7. ^ cit. in Gianfranco de Turris, Testimonianze su Evola, Roma, Mediterranee, 1985, p. 182.
  8. ^ a b De Turris (2006), p. 108..
  9. ^ Stadenmaier (2010).
  10. ^ (EN) Peter Staudenmaier, Between Occultism and Nazism: Anthroposophy and the Politics of Race in the Fascist Era, collana Aries Book, Brill, 2014.
  11. ^ Massimo Scaligero, Limiti alia comprensione del problema razzista, in La Vita Italiana, settembre 1941, pp. 255-263.
  12. ^ Massimo Scaligero, L'India contro l'Inghilterra, Bologna, il Resto del Carlino, 1941, p. 49.
  13. ^ Massimo Scaligero, Compito eroico dello spirito nell'azione razzista, in La Vita Italiana, settembre 1939, pp. 327-333.
  14. ^ Massimo Scaligero, La razza italiana e la guerra, in La Difesa della Razza, 5 maggio 1941, pp. 16-19.
  15. ^ Cfr. Manola Ida Venzo, La propaganda antisemita nel fascismo. Prospettive di ricerca (PDF), in S.H. Antonucci, P. Ferrara, M. Folin e M.I. Venzo (a cura di), Le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei a Roma, 1938-1945, collana I Quaderni di MuMeLoc, n. 1, Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi - Comunità Ebraica di Roma (C.E.R.), p. 104 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2016).
  16. ^ Dallo Yoga alla Rosacroce, Roma, Tilopa, 1972, pp. 92-93
  17. ^ Andrea Federici, Un "cercatore dello spirito" durante il fascismo., in De Turris (2006), pp. 337-338.
  18. ^ a b Angelo Iacovella, Uno sguardo a Oriente., introduzione a Julius Evola, Oriente e Occidente: Le collaborazioni a East and West, 1950-1960, Roma, Mediterranee, 2001, pp. 20-21, ISBN 978-88-272-1406-0..
  19. ^ AUDIO / Massimo Scaligero - Conferenza del 13 dicembre 1978, su Libero Pensare. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  20. ^ AUDIO / Massimo Scaligero - Conferenza del 24 dicembre 1978, su Libero Pensare. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  21. ^ Jean-Pierre Laurant, Correnti cristiane nell'esoterismo italiano contemporaneo, in Gian Mario Cazzaniga (a cura di), Storia d'Italia, Annali n. 25, Torino, Einaudi, 2010, p. 680.
  22. ^ Julius Evola, Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, 1932.
  23. ^ Massimo Scaligero, La tradizione Solare, Roma, Teseo, 1971.
    «L'uomo moderno non può più avvalersi delle tecniche ascetiche del passato, yogiche, esoteriche o mistiche. Quelle tecniche si basavano sulla memoria o nostalgia del Divino che era visto al di sopra del mondo, perciò esse aiutavano l'asceta antico a liberarsi dall'esperienza dei sensi. Grazie a un lungo percorso interiore, sorto parallelamente in Oriente con il Buddha e in Occidente con Socrate, fino all'affermazione del pensiero fisico-matematico moderno, oggi l'uomo può sperimentare nella propria interiorità che la forza formatrice del concetto, la stessa che connette pensiero a pensiero, è il principio spirituale della sua autocoscienza
  24. ^ Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, cap. II, p. 7.
    «Lo si voglia o no, la verità che non ha niente a che spartire con una "dialettica" qualsiasi, è che al di fuori del riallacciamento ad un'organizzazione tradizionale non c'è iniziazione, e senza preventiva iniziazione nessuna realizzazione metafisica è possibile: questi non sono "miraggi" o illusioni "ideali", o varie speculazioni del "pensiero", ma realtà assolutamente positive. Senza dubbio il nostro contradditore (Scaligero) continuerà a dire che i nostri scritti non escono dal "mondo delle parole"; questo è più che evidente, per forza di cose, e altrettanto si può dire di quel che scrive lui stesso, ma per lo meno vi è una differenza essenziale: per quanto egli possa esser persuaso del contrario, le sue parole, per chi ne comprende il "senso ultimo", traducono unicamente l'attitudine mentale di un profano.»
  25. ^ Antonio Massimo, Iniziazione e Tradizione (PDF), Roma, Tilopa, s.d., p. 35. Ospitato su famigliafideus.com.
  26. ^ Massimo Scaligero, La Luce. Introduzione all'immaginazione creatrice (PDF), prefazione di Pio Filippani-Ronconi, Milano, Edilibri, 2005 [1964], p. 82, ISBN 88-86943-31-8.
  27. ^ Giovanni Gentile, L'atto del pensare come atto puro, 1912.
  28. ^ Massimo Scaligero, Trattato del pensiero vivente, 1961.
  29. ^ Giancarlo Roggero, Anima dell'Uomo – vie e mète della cultura dell'anima dall'antichità ai tempi nuovi, vol. IV: L'età moderna, Estrella de Oriente, 2011, pp. 230 -231, ISBN 8887037191.
  30. ^ G. Roggero, Massimo Scaligero e le due anime del pensiero italiano, su larchetipo.com, 2018.

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