Lazzaretto di Genova: differenze tra le versioni
Aspetto
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Creata pagina con "{{Voce tematica}} Citazioni sul '''lazzaretto di Genova'''. *Diedero libera scelta ai passeggeri di trascorrerla {{NDR|la quarantena}} a bordo o nel lazzaretto, nel quale ci..." |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 6: | Riga 6: | ||
==Voci correlate== |
==Voci correlate== |
||
*[[Genova]] |
*[[Genova]] |
||
==Altri progetti== |
|||
{{Interprogetto|preposizione=sul}} |
|||
{{Genova}} |
{{Genova}} |
Versione delle 14:28, 19 dic 2017
Citazioni sul lazzaretto di Genova.
- Diedero libera scelta ai passeggeri di trascorrerla [la quarantena] a bordo o nel lazzaretto, nel quale ci prevenirono che non avremmo trovato altro che i quattro muri, poiché non s'era ancora avuto il tempo d'ammobiliarlo. Scelsero tutti la feluca. Il calore insopportabile, lo scarso spazio, l'impossibilità di camminare, gl'insetti mi fecero preferire il lazzaretto, a rischio di tutto, e venni condotto in un grande palazzo a due piani assolutamente nudo, dove non trovai né imposte né letto, né tavola né sedia, nemmeno uno sgabello per sedermi né un fascio di paglia per sdraiarmi. Mi portarono il mantello, il sacco da notte, le mie due valige; mi rinchiusero con due grandi porte dalle serrature massicce, e rimasi là, padrone di passeggiare a mio agio di stanza in stanza e di piano in piano, trovando ovunque la stessa solitudine e la medesima nudità. [...] In breve, m'arrangiai così bene che, eccettuate le tende alle finestre, in quel lazzaretto assolutamente spoglio, stavo quasi tanto comodamente quanto in Via Verdelet. I pasti mi venivan serviti con molta pompa; due granatieri, baionetta in canna, li scortavano: la scala era la mia sala da pranzo; il pianerottolo, la tavola; lo scalino inferiore, la seggiola, e quando il pranzo era servito, ritirandosi suonavano una campanella per avvertirmi di mettermi a tavola. Fra i pasti, quando non leggevo né scrivevo, o non attendevo all'arredamento, andavo a passeggiare nel cimitero dei protestanti, che mi faceva da cortile, ove salivo in un lucernario che dava sul porto e donde potevo veder entrare e uscire le navi. (Jean-Jacques Rousseau)