Docu-drama
Il docu-drama, termine che nasce dalla contrazione di documentary drama (in italiano "documentario drammatico"), è un documentario basato su ricostruzioni interpretate da attori.
Caratteristiche
modificaIncludere elementi di finzione nei documentari si configurò come una necessità sin dalla nascita del genere, specialmente visti i limitati mezzi a disposizione dei cineasti agli inizi del Novecento; lo stesso John Grierson, colui che coniò il termine "documentario" negli anni venti, includeva nella sua definizione una componente "creativa" nella rappresentazione degli eventi reali.[1] Nel 1948 l'associazione World Union of Documentary rilanciò il concetto che era andato affermandosi negli anni trenta e quaranta, affermando come una "sincera e giustificabile ricostruzione" debba essere permessa se contribuisce al fine ultimo di stimolare la conoscenza e la comprensione di problematiche culturali, economiche o sociali; e più tardi anche la definizione data dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences specificava espressamente che un film documentario potesse essere costituito da scene ricostruite.[1] Nel corso degli anni non mancarono tuttavia produttori e registi che invece ritenevano la fiction incompatibile con il genere, offrendo un'interpretazione più pura del "documentario" che doveva rimanere ancorato alle riprese di eventi reali; tra questi Willard Van Dyke.[1]
Nella seconda metà XX secolo con la crescente popolarità dei documentari iniziarono ad usarsi svariati termini per differenziare i documentari "puri" da quelli "drammatizzati", alcuni univano drama e documentary (es. drama-documentary, drama-doc), altri erano basati su variazioni della parola documentario o l'aggiunta di prefissi (es. semi-documentary, documentary-style, docutainment, quest'ultimo per le opere più improntate all'intrattenimento) e altri combinavano le parole "fatti" e "fiction" (es. fact-fiction drama, faction).[2] Una delle varianti destinate a diventare più d'uso comune fu documentary drama, usata le prime volte negli anni sessanta in riferimento a spettacoli teatrali.[3]
I termini che usano fiction a volte sono usati per dare più enfasi all'aspetto fittizio della narrazione rispetto ad una più semplice drammatizzazione; uno dei più comuni, docu-fiction, utilizzato anche come sinonimo di docu-drama, in alcuni testi è preferito per opere che pongono maggiore attenzione alla cura della narrazione rispetto alla documentazione degli eventi narrati, divenendo più simili a classici esempi di fiction.[4] Alcuni dizionari provano quindi a offrire sfumature di significato leggermente diverse per i due termini, definendo il documentario drammatico come la «drammatizzazione di eventi reali» e la docu-fiction come qualsiasi fiction la cui narrazione usa tecniche documentaristiche, oltre ad opere che mischiano immagini di eventi reali e ricostruzioni artificiali.[5] Altri dizionari invece attribuiscono loro lo stesso significato.[6][7]
Quando gli eventi narrati sono interamente originali si entra invece nel campo del falso documentario (in inglese mockumentary).
Note
modifica- ^ a b c Derek Paget, pp. 116-124.
- ^ Derek Paget, pp. 90-92.
- ^ Derek Paget, pp. 108-109.
- ^ Matilde D'Errico, La vita come un film: da Residence Bastoggi la docufiction in Italia, 2005, p. 14.
- ^ Marcel Danesi, Dictionary of Media and Communications, Routledge, 2014, p. 100.
- ^ Daniel Chandler, Rod Munday, A Dictionary of Media and Communication, OUP Oxford, 2011, p. 109.
- ^ Patrice Pavis, The Routledge Dictionary of Performance and Contemporary Theatre, Routledge, 2016, p. 260.
Bibliografia
modifica- German A. Duarte, La scomparsa dell'orologio universale. Peter Watkins e i mass media audiovisivi, 2009, ISBN 978-8857501222.
- German A. Duarte, Conversaciones con Peter Watkins/Conversations With Peter Watkins, 2016, ISBN 978-958-725-195-1.
- Derek Paget, No Other Way To Tell It: Dramadoc/Docudrama on Television, 1998, ISBN 0719045339.