Francesco Maria Barracu
Francesco Maria Barracu (Santu Lussurgiu, 1º novembre 1895 – Dongo, 28 aprile 1945) è stato un militare italiano, combattente nella prima guerra mondiale e nella guerra d'Etiopia, membro del Partito Nazionale Fascista sin dal 1921, giornalista, e infine esponente di spicco del Governo della Repubblica Sociale Italiana. Fu catturato con Benito Mussolini mentre si dirigevano verso la Valtellina, venendo quindi fucilato dai partigiani, che ne esposero il cadavere a piazzale Loreto a Milano.
Francesco Maria Barracu | |
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Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica Sociale Italiana | |
Durata mandato | 23 settembre 1943 – 25 aprile 1945 |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | carica creata |
Successore | carica abolita |
Consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni | |
Legislatura | XXX |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Nazionale Fascista (fino al 1943) Partito Fascista Repubblicano (1943-1945) |
Professione | Militare, politico |
Francesco Maria Barracu | |
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Nascita | Santu Lussurgiu, 1º novembre 1895 |
Morte | Dongo, 28 aprile 1945 |
Cause della morte | Fucilazione |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia Repubblica Sociale Italiana |
Forza armata | Regio Esercito Esercito Nazionale Repubblicano |
Arma | Fanteria |
Unità | Battaglione volontari di Sardegna "Giovanni Maria Angioy" |
Grado | Colonnello |
Ferite | Perdita di un occhio |
Guerre | Prima guerra mondiale Guerra d'Etiopia Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna di Libia (1913-1921) Arbegnuoc Campagna d'Italia |
Comandante di | III Battaglione Dubat |
Decorazioni | vedi qui |
Altre cariche | Politico |
fonti nel corpo del testo | |
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Biografia
modificaNacque a Santu Lussurgiu il 1º novembre 1885, figlio di Antonio e Maria Paola Motzo. Nella prima guerra mondiale, come tenente di fanteria del Regio esercito, perse il braccio destro e fu fatto prigioniero degli austriaci. Dopo uno scambio di prigionieri, prestò servizio in Libia. Smobilitato il 31 agosto del 1921 quale mutilato di guerra, si iscrisse quell'anno al Partito Nazionale Fascista, all'interno del quale ottenne diversi incarichi, tra cui quello di Presidente del Fascio della Sardegna.
Dall'ottobre 1935 partecipò alle operazioni militari in Africa Orientale durante la guerra d'Etiopia come capitano del Regio Corpo Truppe Coloniali, e nel dicembre 1936 fu comandante del III battaglione Dubat. Durante il conflitto perse un occhio, a seguito delle ferite ricevute il 3 marzo 1937, in un'azione di rastrellamento. Tornato in patria fu insignito della medaglia d'oro al valor militare. Si dedicò poi al giornalismo soprattutto su questioni coloniali. Nel 1941-42 fu segretario federale del PNF di Bengasi (Cirenaica), dove ottenne una medaglia d'argento al V.M. e successivamente di Catanzaro.
Dopo l'armistizio di Cassibile, seguì Benito Mussolini e partecipò alla fondazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), contribuendo a convincere il maresciallo Rodolfo Graziani ad assumere il ministero della Difesa Nazionale. Nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ebbe notevole ruolo sul trasferimento al nord dei funzionari dei ministeri e nell'organizzazione dell'amministrazione repubblicana. Tentò, ma senza successo, di annettere la Sardegna al governo di Salò, poi costituì una formazione di militi sardi nota come Battaglione volontari di Sardegna «Giovanni Maria Angioy».
Durante la prima riunione del neonato Partito Fascista Repubblicano attaccò duramente il segretario Alessandro Pavolini e il ministro Guido Buffarini-Guidi, supplicando invano Mussolini di prenderne il posto. Accusato da Giovanni Preziosi d'esser massone, negli ultimi mesi di guerra si schierò con la corrente estremista e chiese che Milano non venisse abbandonata, nel tentativo di farne l'«Alcazar del fascismo».
Dopo la celebre riunione alla sede arcivescovile del cardinale Schuster (cui partecipò), il 25 aprile 1945 seguì Mussolini nella sua fuga verso il lago di Como, ma fu preso prigioniero insieme ad altri gerarchi a Dongo dai partigiani, che tre giorni dopo lo fucilarono alle spalle. Prima dell'esecuzione, Barracu chiese inutilmente «Sono una medaglia d'oro, ho diritto ad essere fucilato al petto». Aveva 49 anni.
Onorificenze
modificaFrancesco Barracu: capitano in s.p.e III battaglione arabo - somalo V rag. bande
— Regio Decreto 24 aprile 1939.[2]
— Regio Decreto 14 agosto 1936.[3]
— Regio Decreto 19 febbraio 1942.[4]
— Regio Decreto 24 ottobre 1938.[5]
Nella cultura di massa
modificaFilmografia
modificaNel film del 1974 Mussolini ultimo atto, diretto da Carlo Lizzani, Barracu è interpretato da Andrea Aureli.
Note
modifica- ^ Sito web della Presidenza della Repubblica
- ^ Registrato alla Corte dei conti li 20 marzo 1939, registro 4 Africa Italiana, foglio 242.
- ^ Registrato alla Corte dei conti il 14 ottobre 1936, registro 16 colonie, foglio 336.
- ^ Registrato alla Corte dei conti il 21 marzo 1942, registro 9 guerra, pag.258.
- ^ Registrato alla Corte dei conti il 13 gennaio 1939, registro 1 Africa Italiana, foglio 175.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Renzo De Felice, BARRACU, Francesco Maria, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 6, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1964.
- Francesco Maria Barracu, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Barracu, Francesco, su Combattenti Liberazione. URL consultato il 31 gennaio 2023.
- Barracu, Francesco Maria, su MOVM. URL consultato il 31 gennaio 2023.