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Giovanni Serbandini

politico italiano (1912-1999)

Giovanni Serbandini, detto Bini (Chiavari, 16 agosto 1912Lavagna, 23 marzo 1999), è stato un politico e partigiano italiano.

Giovanni Serbandini

Deputato della Repubblica Italiana
LegislaturaI, IV
Gruppo
parlamentare
Comunista
CollegioGenova
Incarichi parlamentari
  • I
    • componente della VIII commissione trasporti (15 giugno 1948 - 24 giugno 1953)
    • componente della commissione speciale per l'esame e l'approvazione dei disegni di legge sulla stampa C. nn. 223 e 227 (14 marzo 1949 - 24 giugno 1953)
    • componente della commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 3077: "Ratifica ed esecuzione degli accordi internazionali per la costituzione della comunità europea di difesa" (3 febbraio 1953 - 24 giugno 1953)
  • IV
    • componente della II commissione interni (1º luglio 1963 - 20 gennaio 1964)
    • componente della III commissione esteri (21 gennaio 1964 - 4 giugno 1968)
    • componente della commissione speciale per l'esame della proposta di legge Tozzi Condivi n. 643: "Provvedimenti per la sistemazione della città di Loreto in considerazione della importanza religiosa, artistica e turistica nonché per conseguenti opere di interesse igienico e turistico" (18 febbraio 1964 - 4 giugno 1968)
    • componente della commissione parlamentare per il parere al Governo sulle direttive e i criteri di ripartizione degli stanziamenti previsti dalla legge per le iniziative di interesse turistico ed alberghiero (17 luglio 1963 - 4 giugno 1968)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Comunista Italiano
Titolo di studioLaurea in lettere
ProfessioneGiornalista, insegnante

Biografia

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Figlio di una maestra e di un ferroviere, si laureò in lettere e divenne insegnante. Poi aderì al partito comunista clandestino e nel 1938, mentre insegnava alla Spezia, fu arrestato e condannato a quattro anni di carcere dal tribunale speciale fascista.

Uscito dal carcere nel 1942, riprese la sua attività politica e fondò nel 1943 il "Comitato 311" che si occupava di diffondere le idee antifasciste tra Sestri Levante e Genova facendo anche circolare il periodico "Libertà".

Sapendo che il sottotenente Aldo Gastaldi aveva nascosto a Chiavari le armi del suo plotone, l'8 settembre 1943 si reca a Genova per incontrarlo e fondare con lui un gruppo di partigiani a Cichero, frazione di San Colombano Certenoli nell'entroterra di Chiavari in val Fontanabuona: è il primo nucleo della Brigata poi Divisione Cichero.

Serbandini assume il nome di battaglia "Bini". Insieme a "Bisagno" (Aldo Gastaldi), "Bini" stabilisce per i componenti della brigata partigiana una severa disciplina di comportamento, il famoso "Codice di Cichero": "in attività e nelle operazioni si eseguono gli ordini dei comandanti, ci sarà poi sempre un'assemblea per discuterne la condotta; il capo viene eletto dai compagni, è il primo nelle azioni più pericolose, l'ultimo nel ricevere il cibo e il vestiario, gli spetta il turno di guardia più faticoso; alla popolazione contadina si chiede, non si prende, e possibilmente si paga o si ricambia quel che si riceve; non si importunano le donne; non si bestemmia"[1].

Tra il 1944 e il 1945 Bini dirige il periodico "Il Partigiano", fondato con Aldo Gastaldi, redatto e stampato a Bobbio in val Trebbia.

Dal 1945 al 1958 diresse l'edizione genovese de l'Unità che lasciò per diventare deputato del Partito Comunista Italiano per due legislature. Poi trascorse qualche anno in Unione Sovietica per curare una malattia seria. Successivamente si ritirò dalla vita pubblica e morì a Lavagna nel 1999.

Onorificenze

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«Con indefessa rischiosa attività e incomprimibile entusiasmo, animatore e propagatore efficacissimo di fede patriottica e combattentistica clandestina nel "genovesato", partecipava a tutte le numerose azioni offensive contro l'occupazione nazifascista, di una valorosa formazione partigiana. Univa all'azione di comando e partecipazione alle operazioni partigiane doti intellettuali di personale efficacia nell'ambito della sesta zona operativa ligure.»
— Liguria, 1º ottobre 1943 - 30 aprile 1945[2].
  1. ^ P. Taviani, Furor bellicus, FrancoAngeli, p. 13.
  2. ^ G.U. Serie Generale n.67 del 20-03-1991

Bibliografia

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  • Giambattista Lazagna, Rocchetta, Val Borbera e Val Curone nella Guerra, Edizioni Colibrì
  • Paolo Taviani, Furor bellicus, Edizioni FrancoAngeli, pp. 12 sgg.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN90225139 · ISNI (EN0000 0004 1968 5740 · SBN LO1V036592 · GND (DE1089490364