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Jean Seberg

attrice statunitense

Jean Seberg (Marshalltown, 13 novembre 1938Parigi, 30 agosto 1979) è stata un'attrice statunitense. Considerata da molti come una vera e propria icona della Nouvelle Vague, ebbe una vita travagliata.

Jean Seberg nel 1965.

Biografia

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Nata nel Midwest in una famiglia luterana, fu scoperta dal regista Otto Preminger, che la diresse nei suoi primi due film, Santa Giovanna (1957), nel ruolo della pulzella d'Orléans, e Buongiorno tristezza (1958), tratto dall'omonimo libro di Françoise Sagan, in cui interpretò un'annoiata adolescente francese[1].

Entrambe le pellicole non ottennero grande successo, così l'attrice lasciò gli Stati Uniti per la Francia[1], dove ottenne la consacrazione internazionale interpretando la studentessa Patricia, amata da un nevrotico omicida (Jean-Paul Belmondo) in Fino all'ultimo respiro (1959) di Jean-Luc Godard[1][2], ruolo che la impose come musa incontrastata della Nouvelle Vague, oltre che come un'icona di stile[3].

Nel 1963 recitò nel ruolo di una seducente adultera nel sentimentale L'amante di 5 giorni di Philippe de Broca e in Amore alla francese di Robert Parrish. Del 1964 è Lilith - La dea dell'amore, di Robert Rossen, mentre nel 1966 interpretò, ancora con Godard, Le più belle truffe del mondo. Nel 1968 fu l'interprete di Gli uccelli vanno a morire in Perù, il cui regista era Romain Gary, all'epoca suo marito.

La sua carriera giunse all'apice nel 1970, quando uscirono tre film che la vedevano protagonista: Airport di George Seaton, grande successo con Burt Lancaster, Dean Martin e Jacqueline Bisset, La ballata della città senza nome di Joshua Logan, con Clint Eastwood e Lee Marvin e Macho Callagan di Bernard L. Kowalski con Lee J. Cobb.

In varie occasioni recitò per registi italiani: nel 1961 in Congo vivo di Giuseppe Bennati, nel 1970 con il ruolo di una turista americana in Ondata di calore di Nelo Risi, nel 1972 in Camorra di Pasquale Squitieri e in Questa specie d'amore di Alberto Bevilacqua, nella parte di una moglie in crisi[2]. Negli anni settanta ridusse le sue apparizioni cinematografiche e negli ultimi tre anni di vita non prese parte a nessun film.

Vita privata

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Sposata quattro volte (con François Moreuil, Romain Gary, Dennis Charles Berry e Ahmed Hasni), Jean Seberg ebbe una vita privata molto tormentata[2], anche a causa delle frequenti e violente depressioni di cui soffrì. Il suo appoggio ai movimenti antirazzisti fu ostacolato dai servizi segreti[2]; in particolare il sostegno al movimento delle Pantere Nere fu oggetto nel 1970 di un'indagine persecutoria dell'FBI nei confronti dell'attrice[4], che fu sottoposta a una campagna stampa denigratoria che compromise il suo equilibrio emotivo[4].

L'8 settembre 1979, quando risultava scomparsa già da dieci giorni, Jean Seberg venne trovata morta nella sua auto. Aveva 40 anni. Fu trovato un breve biglietto d'addio: "Forgive me. I can no longer live with my nerves". La causa ascritta al suo probabile suicidio fu "sovradosaggio di barbiturici". È sepolta a Parigi nel cimitero di Montparnasse.

 
La tomba nel cimitero di Montparnasse

Influenza culturale

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Nel 2019 Amazon Studios distribuì un film originale basato sulla vita dell'attrice intitolato Seberg - Nel mirino, che si concentra sulla sua battaglia contro l'FBI. Il film fu diretto da Benedict Andrews mentre Jean Seberg fu interpretata da Kristen Stewart.

Filmografia

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Riconoscimenti

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Doppiatrici italiane

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  • Maria Pia Di Meo in Buongiorno tristezza, Fino all'ultimo respiro, L'amante di 5 giorni, Airport, Questa specie d'amore, Camorra
  • Fiorella Betti in Il ruggito del topo, Lilith - La dea dell'amore, Gli uccelli vanno a morire in Perù, La ballata della città senza nome
  • Rita Savagnone in Una splendida canaglia
  • Vittoria Febbi in Bianchi cavalli d'agosto
  1. ^ a b c Il chi è del cinema, De Agostini, 1984, p. 480
  2. ^ a b c d Le Garzantine - Cinema, Garzanti, 2000, p. 1055
  3. ^ Storia di Jean Seberg, la diva suicidata dal potere, su mvl-monteverdelegge.blogspot.ch, monteverdelegge.blogspot.ch, 21 gennaio 2015. URL consultato il 19 dicembre 2015.
  4. ^ a b Jean Seberg, ed. Mercure de France, 2014, p. 14

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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