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Giovanni Scoto Eriugena: differenze tra le versioni

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== La libertà umana ==
Giovanni Scoto Eriugena fu anche un grande sostenitore della libertà umana, in particolare contro la negazione che ne aveva fatto il monaco [[Gotescalco]]: quest'ultimo, interpretando in modo estremo e letterale 1



le tesi di Sant'Agostino d'Ippona, aveva formulato la dottrina della [[Doppia predestinazione]], sostenendo che Dio, sin dal principio, ha destinato alcuni uomini alla salvezza e al [[Bene (filosofia)|bene]] e altri alla [[dannazione]] e al male. Ma Scoto Eriugena obietta che non è possibile attribuire a Dio una ''"pre-destinazione"'' intesa come "destinare prima", in quanto in Dio non esiste né ''prima'' né ''dopo''. Prendendo come base la teologia negativa di Dionigi, Eriugena afferma inoltre che non è affatto possibile condizionare la volontà umana. Rifacendosi invece ad Agostino, sostiene che il [[male]] non è una realtà, ma un ''non-essere'', e dunque Dio non lo conosce, poiché se lo conoscesse lo creerebbe, in quanto il pensiero e l'azione in Dio si identificano. Il male è dunque un'''assenza di perfezione'', o una ''negazione di realtà''. Dunque, in Dio non vi può affatto essere [[prescienza]] del male dell'uomo, e di conseguenza non vi è può essere predestinazione al male. La caratteristica essenziale dell'uomo è, per Eriugena, il [[libero arbitrio]], che è dunque la possibilità di peccare o di non peccare; tuttavia, pur essendo libero, l'uomo può fruire dell'aiuto della [[Grazia (teologia)|Grazia]] divina. Questo pensiero lo espone però all'accusa di [[Pelagianesimo]], e la sua dottrina verrà infatti condannata da due [[sinodo|sinodi]].
 
== Opere ==