La Repubblica (dialogo): differenze tra le versioni
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|titolo = La Repubblica
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'''''La Repubblica''''' ({{lang-grc|Πολιτεία|Politéia}}) è un'opera [[filosofia|filosofica]] in forma di [[dialogo]], scritta approssimativamente tra il [[
L'opera ruota intorno al tema della [[giustizia]], sebbene il testo contenga anche una moltitudine di altre teorie platoniche, come [[mito della caverna|il mito allegorico della caverna]], la dottrina delle [[idea|idee]], la concezione della filosofia come [[dialettica]], una versione della teoria dell'[[anima]] differente rispetto a quella già trattata nel ''[[Fedone]]'' e il progetto di una [[città ideale]], governata in base a principi filosofici. Quest'ultima è l'esempio più celebre di quelle teorie politiche che col passare dei secoli prenderanno il nome di [[Utopia|utopie]]. Scritta in [[Dialoghi platonici|forma dialogica]], ''La Repubblica'' riguarda ciò che viene detto {{polytonic|φιλοσοφία περὶ τὰ ἀνθρώπινα}} ("filosofia delle cose umane"), e coinvolge argomenti e discipline come l'[[ontologia]], la [[gnoseologia]], la [[filosofia politica
''La Repubblica'' si presenta come un'opera organica, enciclopedica e circolare, concernente, più in generale, il rapporto tra universale e particolare. L'opera è strutturata in dieci libri e ha per protagonista [[Socrate]], ma un Socrate che, come molti studiosi hanno ben visto, è decisamente diverso da quello degli altri dialoghi, e che in più punti va modificandosi, a poco a poco, in un processo di ''[[Catabasi|katábasis]]'', indicato nella frase iniziale del dialogo: «Ieri scesi al
▲L'opera ruota intorno al tema della [[giustizia]], sebbene il testo contenga anche una moltitudine di altre teorie platoniche, come [[mito della caverna|il mito allegorico della caverna]], la dottrina delle [[idea|idee]], la concezione della filosofia come [[dialettica]], una versione della teoria dell'[[anima]] differente rispetto a quella già trattata nel ''[[Fedone]]'' e il progetto di una [[città ideale]], governata in base a principi filosofici. Quest'ultima è l'esempio più celebre di quelle teorie politiche che col passare dei secoli prenderanno il nome di [[Utopia|utopie]]. Scritta in [[Dialoghi platonici|forma dialogica]], ''La Repubblica'' riguarda ciò che viene detto {{polytonic|φιλοσοφία περὶ τὰ ἀνθρώπινα}} ("filosofia delle cose umane"), e coinvolge argomenti e discipline come l'[[ontologia]], la [[gnoseologia]], la [[filosofia politica]], il [[collettivismo]], il [[sessismo]], l'[[economia]], l'[[giuramento di Ippocrate|etica medica]] e l'[[etica]] in generale.
▲''La Repubblica'' si presenta come un'opera organica, enciclopedica e circolare, concernente, più in generale, il rapporto tra universale e particolare. L'opera è strutturata in dieci libri e ha per protagonista [[Socrate]], ma un Socrate che, come molti studiosi hanno ben visto, è decisamente diverso da quello degli altri dialoghi, e che in più punti va modificandosi, a poco a poco, in un processo di ''[[Catabasi|katábasis]]'', indicato nella frase iniziale del dialogo: «Ieri scesi al Pireo...».<ref>M. Vegetti, ''Introduzione'' a Platone, ''La Repubblica'', BUR, Milano 2007, pp. 39-42.</ref> Questo processo di purificazione porta Socrate ad abbracciare a poco a poco delle tesi che non sono sue, bensì appaiono di natura piuttosto platonica, e legate soprattutto al momento storico che Platone viveva dopo la [[guerra del Peloponneso]]: la presa della città ad opera di [[Crizia]], il quale instaurò il governo dei [[Trenta Tiranni]], e la condanna a morte del maestro Socrate.<ref>M. Vegetti, ''Introduzione'' a Platone, ''La Repubblica'', BUR, Milano 2007, pp. 12-13.</ref> Vediamo quindi il vecchio filosofo esporre teorie che vanno dalla parità dei sessi, alla condivisione delle proprietà private, alla scomparsa della [[famiglia]], e all'obbligo, per coloro che fossero destinati a essere i ''phylakes'' ("guardiani") a non avere nessun guadagno dal loro lavoro ed essere mantenuti a spese dei cittadini.
== Personaggi ==
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[[File:Sanzio 01 Plato Aristotle.jpg|thumb|Particolare della ''[[Scuola di Atene]]'' di [[Raffaello]], con [[Platone]] e [[Aristotele]]]]
*'''Libro I''': Socrate giunge in casa di Cefalo, dopo aver assistito alle feste Bendidie di [[Atene]]. Cefalo si dimostra felice per essere riuscito a recuperare i beni perduti dal padre, offrendo il proprio modello di felicità e giustizia. Polemarco,
*'''Libro II''': Intervento di Glaucone su tre
La città è un semplice villaggio di contadini con precisi compiti, poi si amplia, e necessita un corpo di guardia, e successivamente una coscienza del popolo, che consiste nell'educazione e nello studio del sapere. Socrate dunque espone i vari compiti di ogni cittadino, dalle guardie allo studio della conoscenza.
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Di seguito prosegue con l'elevazione dell'attività filosofica, di estrema importanza per la politica. Il filosofo deve praticare la ricerca ossessiva della verità, e dunque per amore di conoscenza, non è portato a compiere correzioni e danni, dunque il miglior rappresentante di politica per la città ideale.
*'''Libro VI''': Il filosofo è il solo conoscitore della verità, dunque ancora più portato a governare saggiamente. Socrate traccia uno spaccato della multiforme politica greca, composta da [[aristocrazia]], [[oligarchia]] e [[democrazia]]. Necessita che il filosofo puro comandi, poiché ogni forma di governo dell'uomo, da un inizio positivo, cade nella corruzione. Tali governi inoltre hanno sempre disprezzato il filosofo, ponendo il volgo ignorante
Socrate descrive l'idea di [[Bene (filosofia)|Bene]]: è come un [[sole]] che nella sua perfezione illumina di saggezza; successivamente traccia [[Teoria della linea|una linea]] in quattro segmenti: immagini sensibili, oggetti sensibili, enti matematici e Idee, conoscibili attraverso, rispettivamente, l'immaginazione (εἰκασία), la credenza (πίστις), la ragione discorsiva (διάνοια) e l'intellezione (νόησις).
*'''Libro VII''': Socrate traccia il "[[mito della caverna]]", per fare capire la profondità oscurantista di ignoranza in cui l'uomo si trova, da dove deve riuscire a liberarsi per trovare la vera "luce" di sapienza. Dopo la presa di coscienza dell'esistenza di un altro mondo migliore e veritiero, Socrate prescrive per l'individuo lo studio delle principali arti, ossia la matematica, la geometria e la dialettica.
*'''Libro VIII''': Passo indietro di Socrate, ossia l'analisi più approfondita della felicità del Giusto e
*'''Libro IX''': Socrate si sofferma sulla forma peggiore
*'''Libro X''': La discussione riguarda la poesia e l'imitazione. Chi imita non ha scienza retta di ciò che esegue
== I temi della ''Repubblica'' ==
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Dopo una breve discussione sul rapporto tra [[giustizia]] e vecchiaia, l'attenzione dei partecipanti si sposta sulla [[giustizia]] in sé:<ref>''Repubblica'' 331d.</ref> ci si domanda se questa sia più o meno conveniente rispetto all'ingiustizia. La prima definizione di giustizia, proposta da Polemarco, è attribuita a [[Simonide]]: "Rendere a ciascuno il dovuto (τὰ ὀφειλόμενα)". Equiparando questa definizione alla seguente: "Giusto è beneficare gli amici e danneggiare i nemici.",<ref>''Repubblica'' 331c-e. Di questo parere era anche [[Menone]] in ''[[Menone (dialogo)|Menone]]'' 71e.</ref> Socrate inizia la confutazione di tale opinione facendo notare che, se si accetta ciò, ne deriva che la giustizia può essere utile in tempo di guerra, ma non in tempo di pace, poiché essa sarebbe "inutile per l'uso di ciascuna cosa, e utile invece quando non se ne fa uso": a essa sarebbe infatti preferibile, volta per volta, l'arte "specifica" per la situazione.
La confutazione prosegue su altre linee: l'uomo giusto, essendo il miglior custode di denaro, sarà anche il miglior ladro (secondo il principio, esagerato per l'occasione, per cui "chi è molto abile nell'attaccare lo è anche nel difendersi"); e ancora (questa è la linea di attacco più forte), danneggiare qualcuno non può condurre che a un suo peggioramento
==== Trasimaco: la giustizia è l'utile del più forte ====
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Il nuovo attacco di Socrate verte sul fatto che ogni arte opera l'interesse di ciò per cui essa esiste (per esempio, l'[[ippica]] fa l'interesse dei cavalli, la [[medicina]] fa l'interesse del corpo...), e che è ad essa subordinato (questa asserzione però non viene giustificata); da ciò, Socrate deriva che ogni arte fa l'interesse del "più debole", non del più forte, come sostiene Trasimaco.
Ma Trasimaco non si dà per vinto: per prima cosa, egli sostiene, chi giova ai propri sottoposti lo fa solo per tornaconto personale. In secondo luogo (e questa è la tesi più forte
==== La confutazione socratica di Trasimaco ====
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Socrate inizia a delineare la nascita di una polis: inizialmente si tratterà di un piccolo villaggio abitato da contadini e artigiani, riunitisi per sostenersi l'un l'altro, i quali vivono dei frutti del lavoro, vestono semplicemente e consumano pasti frugali<ref>''Repubblica'' 369b-372d.</ref>; in seguito però, su richiesta di Glaucone, la piccola polis si allarga, introducendovi ricchezze, lussi e nuove figure di lavoratori, come mercanti e artigiani di beni di lusso, cuochi, allevatori e soldati<ref>''Repubblica'' 372e-375a.</ref>. Socrate mostra come, nell'evoluzione che porta dalla prima polis alla seconda, ci sia una progressiva degenerazione fisica e morale. A questo punto, si affaccia l'idea di uno Stato ideale e perfetto.
Nello Stato ideale proposto da Socrate si impone al cittadino di fare il solo mestiere che gli è stato attribuito direttamente dallo Stato. La divisione del lavoro è infatti alla base della creazione di una comunità di cittadini, i quali non sono in grado di sopperire da sé
Queste classi-funzione sono dinamiche, e non attribuite alla nascita: durante l'educazione selettiva viene determinato che cosa l'individuo sia più adatto a fare poiché, come Socrate spiega nel mito delle stirpi, ognuno possiede un'indole che indirizza l'individuo
==== L'educazione dei cittadini ====
Il modello educativo di Platone (''[[paideia]]'') si basa sulla selezione per tappe: il giovane è sottoposto
==== L'organizzazione interna della ''Kallipolis'' ====
Oggetto fondamentale degli interrogativi proposti dalla ''Repubblica'' è, dunque, la natura della giustizia; il motore del dialogo è la domanda: «Che cos'è la giustizia? (Τί ἐστι ἡ δικαιοσύνη;)». Il punto di partenza e quello d'arrivo sono dati dalle domande: «Come conciliare il sapere con l'esercizio della giustizia?», «Come tradurre in ordinamento che coinvolge tutti i membri della comunità?», «Quanto un uomo può razionalmente conoscere?», e infine: «È possibile trovare con la ragione un ordinamento che sia razionale, ma di una razionalità che contempli l'effettiva giustizia?».
Partendo da questi temi, Platone, tramite le parole di Socrate, costruisce uno Stato ideale dove vige una giustizia teoricamente perfetta, definita ''Kallipolis''. La città deve essere pensata in rapporto alla tripartizione dell'anima del singolo uomo<ref>Per la tripartizione dell'anima nella ''Repubblica'', vedi in particolare 439a-441c.</ref>, e quindi essere ripartita in tre classi sociali<ref>Vedi anche un'analisi in [http://www.filosofico.net/repub.html filosofico.net].</ref>: aurea (governanti-filosofi), argentea (guerrieri), bronzea (lavoratori).
* Classe dei lavoratori (popolo)
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Questa divisione non è però operata dagli stessi uomini, bensì dalla natura, una forza superiore all'uomo, che rende lo stesso cittadino tale fin dalla nascita: non esiste un individuo [[apolide]]. Lo Stato ha un'origine naturale: si tratta di una teoria che si differenzia da quelle moderne, propense a pensare lo Stato come oggetto di un contratto preciso.
=== ''Libri IV-V'': l'
Dopo aver svolto un confronto tra le varie tipologie di governo e accertato che quella teorizzata fino
Nel libro IV viene chiesto a Socrate come il guardiano possa nel tempo libero dal suo compito trovare la felicità essendo costretto
Trovata la giustizia nello stato giusto, viene ricercata nell'uomo giusto: l'[[anima]] è divisa in [[logica|razionale]], irascibile e concupiscibile e la giustizia esiste solo quando le tre parti sono in armonia tra di loro. [[Socrate]] arriva allora alla conclusione che il [[tiranno]] è l'uomo più infelice, al contrario di ciò che pensavano inizialmente i suoi amici; infatti, egli è ingiusto e vive nel terrore, ma soprattutto è solo, non ha amici ed è circondato da persone corrotte e malvagie. Oltre a questi temi, nel libro V Socrate traccia il quadro della famiglia della città ideale, sembrando mostrare una particolare [[misoginia]] per il ruolo femminile nell'ambito della famiglia.
In realtà Socrate sostiene che la differenza fra i due sessi non è nel genere ma solo nella debolezza naturale della donna di condurre certe attività con la stessa intensità a confronto dell'uomo:
{{citazione|...non c'è quindi nessuna attività di coloro che amministrano la città che sia della donna in quanto donna, né dell'uomo in quanto uomo, ma le nature sono disseminate in ambedue gli animali, e di tutte le attività partecipa la donna secondo natura, e di tutte del pari l'uomo; solo che la donna è più debole dell'uomo.|''La Repubblica'', 455d}}
ma questo non vuol dire che non possano esserci donne in grado di ascendere ai più alti gradi della Repubblica.
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[[File:Plato's allegory of the cave.jpg|thumb|left|Allegoria della caverna: gli uomini attraverso i sensi non conoscono la realtà, ma solo la sua ombra.]]
Data la complessità del tema, per chiarire ulteriormente il pensiero platonico riguardo alla conoscenza, all'inizio del ''Libro VII'' viene fatto ricorso
Con questo mito Platone spiega la sua dottrina delle idee, secondo cui la realtà sensibile è paragonabile alle ombre che i prigionieri vedono sul fondo della caverna, mentre esiste in qualche luogo fuori dal tempo e dallo spazio il "reale", che altro non è che "l'idea" ({{polytonic|εἶδος}}). In questo mito, viene inoltre descritto il processo conoscitivo come un'ascesa abbastanza difficile e comunque graduale, secondo i gradi descritti nella metafora della linea: prima l'opinione, identificata nelle ombre sfocate, poi gli oggetti che fanno parte del [[mondo]] sensibile, poi i riflessi, identificabili con la matematica, fino ad arrivare alla conoscenza dell'idea del Bene che illumina tutte le altre (nel mito, è il [[sole]]).
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Come il sole, quindi, illumina gli oggetti e li rende visibili alla vista, così dal Bene si irradiano verità (ἀλήθεια) e scienza (ἐπιστήμη). Il Bene occupa un piano di dignità superiore rispetto alle idee, le quali traggono da esso un fondamento in termini [[Assiologia|assiologici]], [[Gnoseologia|gnoseologici]] e [[Ontologia|ontologici]]. Il Bene, origine della ''epistéme'', è esso stesso conoscibile dopo una lunga ricerca, ma – curiosamente – di esso Socrate non dà alcuna definizione. Il Bene è quindi indefinibile (se non appunto attraverso un'immagine, quella del sole), e la scienza del Bene non è una scienza tra le altre, ma è la scienza prima necessaria non solo a chi deve governare uno Stato, ma a chiunque si debba occupare di una scienza specifica, poiché è la scienza della verità, che accomuna e fonda tutte le altre scienze<ref>F. Adorno, ''Introduzione a Platone'', Laterza, Bari 1997, pp. 93-95.</ref>.
La questione diventa più complessa quando si tratta di definire la collocazione del Bene, riguardo alla quale il
=== ''Libri VIII-IX'': la famiglia e lo Stato ===
L'uomo ha molti bisogni e da solo non è sicuramente in grado di soddisfarli<ref name="CasiLimiti" />; Platone non pensa dunque all'[[eremita]], autosufficiente e solitario, ma
giovani. Questi, approfittando di ogni occasione per ostentare la propria ricchezza ai poveri, provocano l'invidia sociale. Prendendo quest'ultimi il potere, viene proclamata l'uguaglianza dei cittadini, sia degli eguali che dei diseguali, distribuendo a sorte gli incarichi politici. Nello stato trionfa la "libertà", ma questa, in realtà, non è altro che licenza, mancando di ogni ancoraggio ai valori etici. Allora viene meno la certezza del diritto, e, per fare carriera in ambito politico, è sufficiente proclamarsi "un amico del popolo”. Il rispetto per gli anziani viene considerato scempiaggine, la temperanza è vista come un'assenza di virilità. Per contro, la prepotenza viene considerata la vera buona educazione, l’anarchia è giudicata vera libertà, l'impudenza coraggio. La tirannide, infine, viene vista come l'esito inevitabile della degenerazione democratica (VIII, 560c).
Oltre all'educazione dei giovani, Platone spiega che i governanti devono vivere in perfetta comunione dei beni: non devono avere proprietà privata, né figli, in questo modo i governanti saranno interessati solamente al bene dello stato. Questi ultimi, una volta
Particolarmente interessante è la posizione della [[donna]] nello stato ideale: questa viene considerata quasi al pari dell'[[uomo]]; anche se fisicamente più debole, anch'essa può prendere parte ai combattimenti e alle attività di governo.
=== L'arte come imitazione dell'imitazione ===
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=== ''Libro X'': il mito di Er ===
{{vedi anche|Mito di Er}}
Alla fine dell'opera si trova il [[mito di Er]]<ref>Platone, ''Repubblica'', libro X.</ref>. Attraverso di esso, Platone intende argomentare
Nel mito Er, un soldato morto in battaglia che ha l'avventura di resuscitare, racconta che nell'
Quindi il caso non assicura una scelta felice mentre determinanti potranno essere i trascorsi dell'ultima reincarnazione. Scegliere, nella visione platonica, significa infatti essere coscienti criticamente del proprio passato per non commettere più errori e avere una vita migliore.
Le [[Moire]] renderanno poi la scelta della nuova vita immodificabile, nessuna anima, una volta operata la scelta potrà cambiarla e la sua vita terrena sarà segnata dalla necessità.
Le anime si disseteranno con le acque del fiume [[Lete (fiume dell'oblio)|Lete]], ma quelle che lo hanno fatto in maniera smodata dimenticheranno la vita precedente, mentre i filosofi, che guidati dalla ragione, non hanno bevuto, manterranno il ricordo, solo un po' attenuato, del mondo delle idee, alle quali, durante la nuova vita, potranno riferirsi per ampliare la loro conoscenza e vivere serenamente.
== Letture moderne ==
Molti, da Marx a Rousseau, hanno visto in quest'opera di Platone un primo abbozzo di [[socialismo]]<ref>Prefazione di Piergiorgio Sensi, ''Platone'', Armando Editore, 2007 p.38 e sgg.</ref>, sottolineando gli aspetti [[comunità|comunitari]]
Ha avuto il suo spazio anche una lettura da parte di Popper, il quale ha intravisto nello stato ideale del filosofo greco il prototipo del moderno stato autoritario con la struttura [[gerarchia|gerarchica]] della società, il culto dei capi
Ma non si deve assolutamente dimenticare la continua insistenza nelle varie opere platoniche sulla condanna della tirannia. Per di più, proprio nel X libro de ''La Repubblica'' Platone dice esplicitamente che solo ai tiranni è riservata la dannazione eterna, loro non potranno più re-incarnarsi.
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* [[Mario Vegetti|M. Vegetti]], ''Guida alla lettura della'' Repubblica ''di Platone'', Laterza, Bari 1999.
* M. Vegetti, ''«Un paradigma in cielo». Platone politico da Aristotele al Novecento'', Carocci, Roma 2009.
* G. Muscato, ''Il fondamento sacro della politica'', Associazione Filosofica Paideia, Palermo, 2023.
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3atext%3a1999.01.0167|titolo=Il testo greco presso il Perseus Project}}
* [http://www.filosofico.net/repub.html Introduzione a ''La Repubblica''] (''Filosofico.net'')▼
* {{SEP |plato-ethics-politics|Plato’s Ethics and Politics in The Republic|Eric Brown}}
▲*
* {{cita web |url=http://www.filosofico.net/popper5.htm |titolo=K.R. Popper contro Platone}}▼
* {{cita web | 1 = http://www.donatoromano.it/interviste/54.htm | 2 = Intervista a Margherita Isnardi Parente sul Platone politico | accesso = 2 marzo 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120902064057/http://www.donatoromano.it/interviste/54.htm | dataarchivio = 2 settembre 2012 | urlmorto = sì }}
* {{cita testo |url=http://enricopantalone.com/AnimaPlatoneRepubblica.pdf |titolo=La dottrina dell'anima ne “La Repubblica” di Platone |editore=articolo di Giovanni Costa}}
▲* {{cita web |url=http://www.filosofico.net/popper5.htm |titolo=K.R. Popper contro Platone}}
{{Dialoghi platonici}}
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