Modifica di Morte di Benito Mussolini
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Durante il viaggio, il furgone di coda del convoglio, che trasportava valori e documenti di particolare importanza politica e militare, andò in panne nei pressi di [[Garbagnate Milanese|Garbagnate]] |
Durante il viaggio, il furgone di coda del convoglio, che trasportava valori e documenti di particolare importanza politica e militare, andò in panne nei pressi di [[Garbagnate Milanese|Garbagnate]]<ref>Sulla sparizione della prima delle due casse di zinco, avvenuta per questo guasto, v. Howard McGaw Smyth, ''Secrets of the Fascist Era'', Southern Illinois University, Carbondale and Edwardsville, 1975, p. 180, secondo cui l'altra cassa di zinco portata da Gargnano rimase alla Prefettura di Milano e lì fu trovata dai partigiani; Mussolini rimase con i soli documenti riservatissimi da lui selezionati prima della partenza, contenuti in due borse di pelle.</ref>. L'equipaggio, tra cui Maria Righini, cameriera personale di Mussolini, raggiunse [[Como]] con mezzi di fortuna. Vani risultarono i tentativi di recupero effettuati nella notte: il furgone, un "[[Fiat_508_Balilla#Versioni|Balilla Van]]", verrà poi ritrovato la mattina seguente dai partigiani<ref>Giorgio Cavalleri, ''op. cit.'', p. 157.</ref>. |
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|allineamento = destra |
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|larghezza = 300px |
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|titolo = Le due casse in zinco e le due borse in pelle |
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|contenuto = Il furgone abbandonato in panne sulla via di Como, un "[[Fiat_508_Balilla#Versioni|Balilla Van]]", verrà poi ritrovato la mattina seguente dai partigiani<ref>Giorgio Cavalleri, ''op. cit.'', p. 157.</ref>. Secondo Howard McGaw Smyth delle due casse di zinco, portate da Gargnano, esso trasportava solo una, che risultò dispersa<ref>Sulla sparizione della prima delle due casse di zinco, avvenuta per questo guasto, v. Howard McGaw Smyth, ''Secrets of the Fascist Era'', Southern Illinois University, Carbondale and Edwardsville, 1975, p. 180.</ref>, mentre l'altra cassa di zinco sarebbe rimasta alla Prefettura di Milano e lì fu trovata dai partigiani. Secondo [[Gianfranco Bianchi]], invece, questa seconda cassa fu catturata dalla sedicesima Brigata del popolo del Corpo volontari della libertà (distaccamento Garbagnate) ed i relativi documenti erano "in deposito presso l'avv. [[Luigi Meda]], il quale aveva rilasciato regolare ricevuta, in qualità di presidente del CLN di Milano"<ref>Gianfranco Bianchi, Recensione a ''Il delitto Matteotti tra il Viminale e l'Aventino'', Il Politico, marzo 1967, vol. 32, n. 1 (marzo 1967), p. 213.</ref>. La questione della loro successiva sparizione, denunciata da [[Renzo De Felice]]<ref>R. De Felice, ''Mussolini il fascista'', Torino 1966, p. 601.</ref>, è stata risolta dal ritrovamento che ne ha fatto lo storico [[Mauro Canali]], confrontando la nota di consegna, stilata nel 1945 dai partigiani Allievi all'avvocato Meda, con i documenti versati dal Ministero dell’interno all’Archivio centrale dello Stato «in una serie particolare della Polizia politica, la cosiddetta serie B. Il versamento ebbe luogo il 9 luglio del 1969, e i documenti sono inventariati sotto la voce ‘Processo [[Matteotti]]’»<ref>Mauro Canali, ''Il delitto Matteotti'', Camerino, Università degli studi di Camerino, 1996, pp. 573-579, ove sono anche segnalate le lacune nel materiale versato.</ref>. |
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Alle 21:30 il capo del fascismo raggiunse la prefettura di [[Como]]. Il giorno precedente nella città comasca era arrivata anche la moglie [[Rachele Guidi|Rachele]] con i figli [[Romano Mussolini|Romano]] e [[Anna Maria Mussolini|Anna Maria]], ma Mussolini si rifiutò di incontrarli<ref>Alcune fonti riferiscono di un incontro in prefettura a Como tra Mussolini e donna Rachele in compagnia della figlia Annamaria. v. [[Urbano Lazzaro]], ''Dongo mezzo secolo di menzogne'', p. 25.</ref>, limitandosi a scriver loro una lettera d'addio e a fare una telefonata con cui raccomandava alla moglie di portare i figli in Svizzera<ref group="nota">Alla frontiera le autorità svizzere negarono l'entrata ai familiari del Duce, che fecero ritorno a villa Mantero a Como dove erano alloggiati, ed al ministro Guido Buffarini Guidi. In quei giorni altri familiari di Mussolini si trovavano a Como: a villa Mantero erano ospitate anche Gina Ruberti, moglie di [[Bruno Mussolini|Bruno]], con la figlia Marina; il figlio [[Vittorio Mussolini|Vittorio]] giunto col padre da Milano si ricongiunse con sua moglie Orsola Buvoli già sfollata a villa Stecchini assieme ai figli Guido ed Adria; [[Vanni Teodorani]], marito di Rosa, figlia di [[Arnaldo Mussolini|Arnaldo]] con Orio Ruberti, fratello di Gina, trovarono ospitalità al [[collegio Gallio]] il 27 aprile, ove il giorno prima si era già rifugiato Vittorio, e ove rimasero nascosti fino a novembre; le mogli di Vittorio e di Vanni Teodorani, oltre che di [[Roberto Farinacci]], trovarono ospitalità presso l'istituto delle Orsoline; invece Vito, figlio di [[Arnaldo Mussolini|Arnaldo]] finì nelle carceri di san Donnino.</ref>. Durante la notte insonne, febbrili incontri con le autorità locali demolirono la possibilità di una sosta prolungata nella città, giudicata indifendibile. [[Rodolfo Graziani]] consigliò di ritornare a [[Milano]], mentre la maggior parte — in particolar modo [[Guido Buffarini Guidi]] e [[Angelo Tarchi (politico)|Angelo Tarchi]] — spinsero per entrare in [[Svizzera]], anche in maniera illegale. Su indicazione del federale di [[Como]] [[Paolo Porta]] si scelse di proseguire verso [[Menaggio]]. |
Alle 21:30 il capo del fascismo raggiunse la prefettura di [[Como]]. Il giorno precedente nella città comasca era arrivata anche la moglie [[Rachele Guidi|Rachele]] con i figli [[Romano Mussolini|Romano]] e [[Anna Maria Mussolini|Anna Maria]], ma Mussolini si rifiutò di incontrarli<ref>Alcune fonti riferiscono di un incontro in prefettura a Como tra Mussolini e donna Rachele in compagnia della figlia Annamaria. v. [[Urbano Lazzaro]], ''Dongo mezzo secolo di menzogne'', p. 25.</ref>, limitandosi a scriver loro una lettera d'addio e a fare una telefonata con cui raccomandava alla moglie di portare i figli in Svizzera<ref group="nota">Alla frontiera le autorità svizzere negarono l'entrata ai familiari del Duce, che fecero ritorno a villa Mantero a Como dove erano alloggiati, ed al ministro Guido Buffarini Guidi. In quei giorni altri familiari di Mussolini si trovavano a Como: a villa Mantero erano ospitate anche Gina Ruberti, moglie di [[Bruno Mussolini|Bruno]], con la figlia Marina; il figlio [[Vittorio Mussolini|Vittorio]] giunto col padre da Milano si ricongiunse con sua moglie Orsola Buvoli già sfollata a villa Stecchini assieme ai figli Guido ed Adria; [[Vanni Teodorani]], marito di Rosa, figlia di [[Arnaldo Mussolini|Arnaldo]] con Orio Ruberti, fratello di Gina, trovarono ospitalità al [[collegio Gallio]] il 27 aprile, ove il giorno prima si era già rifugiato Vittorio, e ove rimasero nascosti fino a novembre; le mogli di Vittorio e di Vanni Teodorani, oltre che di [[Roberto Farinacci]], trovarono ospitalità presso l'istituto delle Orsoline; invece Vito, figlio di [[Arnaldo Mussolini|Arnaldo]] finì nelle carceri di san Donnino.</ref>. Durante la notte insonne, febbrili incontri con le autorità locali demolirono la possibilità di una sosta prolungata nella città, giudicata indifendibile. [[Rodolfo Graziani]] consigliò di ritornare a [[Milano]], mentre la maggior parte — in particolar modo [[Guido Buffarini Guidi]] e [[Angelo Tarchi (politico)|Angelo Tarchi]] — spinsero per entrare in [[Svizzera]], anche in maniera illegale. Su indicazione del federale di [[Como]] [[Paolo Porta]] si scelse di proseguire verso [[Menaggio]]. |