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Senocrate: differenze tra le versioni

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{{ndnota disambigua}}
{{Bio
|Nome = Senocrate
|Cognome =
|PreData = [[lingua greca{{lang-grc|greco]]: Ξενοκράτης, ''Xenokrates''|Xenokrátēs}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Calcedonia
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==Biografia==
Fu discepolo di [[Platone]] e, sembra, anche di [[Eschine Socratico]]. Alla morte di Platone, lasciò l'[[Accademia platonica|Accademia]] per dissapori con lo [[scolarca]] [[Speusippo]], di cui prese il posto nel [[339 a.C.|339]], guidando la [[scuola]] fino alla [[morte]].
 
Narra [[Claudio Eliano|Eliano]] che, quando Platone era molto vecchio, Senocrate dovette allontanarsi da Atene. Durante la sua assenza, [[Aristotele]] si appostò lungo la passeggiata di Platone e lo interrogò allo scopo di metterlo in difficoltà. Al suo ritorno, Senocrate chiese agli altri discepoli come mai Platone non uscisse più di casa. Quando seppe del comportamento malevolo di Aristotele, lo riprese in modo violento e poi rimproverò Speusippo e gli altri discepoli per non avere difeso il maestro.<ref>Eliano, ''Varia historia'' III, 19.</ref>.
Nonostante fosse di modesta capacità speculativa, ebbe tuttavia una certa influenza nello sviluppo della scuola. Distinse il sapere, l'opinione e la sensazione: il sapere è pienamente [[verità|vero]], l'opinione ha una verità inferiore e la sensazione ha insieme mescolate verità e falsità. Queste tre specie di conoscenza corrispondono a tre specie di oggetti: il sapere alla sostanza intelligibile, l'opinione alla sostanza sensibile, la sensazione a una sostanza mista.
 
Sempre secondo Eliano, il tiranno Dionisio mise in palio una corona d'oro per chi beveva di più; Senocrate la vinse e la pose sulla statua di ErmeteErmes, sulla quale venivano di solito lasciate le corone di mirto, d'alloro o d'ulivo.<ref>Eliano, ''Varia historia'' II, 41.</ref>.
 
== Opere ==
[[Diogene Laerzio]] ci ha lasciato un dovizioso elenco delle opere senocratee, tutte perdute a parte frammenti<ref>187 nell'edizione a cura di [[Margherita Isnardi Parente]].</ref>ː
 
{{citazione|''Della natura'', VI; ''Della sapienza'', VI; ''Della ricchezza'', I; ''L’Arcade'', I; ''Dell’indefinito'', I; ''Del fanciullo'', I; ''Della temperanza'', I, ''Dell’utile'', I; ''Dell’esser libero'', I; ''Della morte'', I;, ''Della volontarietà'', I; ''Dell’amicizia'', II; ''Dell’equità'', I; ''Del contrario'', II; ''Della felicità'', II; ''Dello scrivere'', I; ''Della memoria'', I; ''Della menzogna'', I; ''Callicle'', I; ''Della saggezza'', II; ''Economico'', I; Della moderazione, I; Della forza della legge, I; Del regime politico, I; Della santità, I; Che la virtù è insegnabile, I; Dell’essere, I; Del fato, I; Delle passioni, I; Dei generi di vita, I; Della concordia, I; Dei discepoli, II; Della giustizia, I; Della virtù, I; Delle forme, I; Del piacere, II; Della vita, I; Del valore, I; Dell’uno, I; Delle idee, I; Dell’arte, I; Degli dèi, II; Dell’anima, II; Della scienza, I; Il Politico, I; Della conoscenza scientifica, I; Della filosofia, I; Sulle teorie di Parmenide, I; Archedemo o della giustizia, I; Del bene, I; Scritti sulla conoscenza intellettiva, VIII; Lezioni sulla fisica, VI; Sommario, I; Dei generi e delle specie, I; Dottrine di Pitagora, I; Soluzioni, II; Divisioni, II; Tesi, XX, di trentamila linee; Trattazione sulla dialettica, XIV, di linee 12.740.
 
Oltre a ciò, ancora altri quindici libri e poi altri sedici, di insegnamenti relativi all’arte del parlare; e nove libri di Questioni logiche; sei libri intorno alle scienze, altri due libri sulla conoscenza intellettiva. E ancora: Sui geometri, V; Commentarii, I; I contrarii, I; Dei numeri, I; Teoria dei numeri, I; Degli intervalli, I; Teorie astronomiche, VI; Elementi sull’arte del regnare, ad Alessandro, IV; Ad Arriba; Ad Efestione; Sulla geometria,II. In tutto fanno 224.239 linee|Diogene Laerzio, IV 10 (trad. M. Isnardi Parente)}}
 
== Pensiero ==
Nonostante fosse di modesta capacità speculativa, ebbe tuttavia una certa influenza nello sviluppo della scuola. Distinse il sapere, l'opinione e la sensazione: il sapere è pienamente [[verità|vero]], l'opinionela sensazione ha una verità inferiore e la sensazionel'opinione ha insieme mescolate verità e falsità. Queste tre specie di conoscenza corrispondono a tre specie di oggetti: il sapere alla sostanza intelligibile, l'opinionela sensazione alla sostanza sensibile, la sensazionel'opinione a una sostanza mista.
 
Con Senocrate si accentua la tendenza al [[Pitagora|pitagorismo]] che già caratterizzava l'ultima speculazione di [[Platone]] e quella di [[Speusippo]].
Notevole è la sua definizione dell'[[anima]] come "un [[numero]] che si muove da sé" nella quale egli evidentemente intendeva per numero quell'ordine che già Platone aveva indicato con la stessa parola.
 
A Senocrate sono probabilmente da attribuirsi la tripartizione della filosofia in dialettica, fisica, etica<ref>Margherita Isnardi Parente, [http://rmcisadu.let.uniroma1.it/isnardi/008.pdf Commento al Frammento 1], in ''Senocrate. Testimonianze e frammenti'', a cura di Margherita Isnardi Parente, Napoli, Bibliopolis, 1982.</ref> e la dottrina delle idee-numeri che [[Aristotele]] riferiva ai "platonici"; secondo tale dottrina il numero costituiva l'[[essenza (filosofia)|essenza]] del mondo. Si distinguevano i numeri ideali da quelli con i quali si calcola; i numeri ideali, considerati come gli elementi primordiali delle cose, erano dieci. Di questi, l'unità e la dualità erano i principi rispettivamente della divisibilità e dell'indivisibilità, dall'unione dei quali scaturiva il numero propriamente detto.
 
Nell'[[etica]], Senocrate seguiva Platone: pose la felicità nel "possesso della virtù e dei mezzi per conseguirla".
 
Narra [[Claudio Eliano|Eliano]] che, quando Platone era molto vecchio, Senocrate dovette allontanarsi da Atene. Durante la sua assenza, [[Aristotele]] si appostò lungo la passeggiata di Platone e lo interrogò allo scopo di metterlo in difficoltà. Al suo ritorno, Senocrate chiese agli altri discepoli come mai Platone non uscisse più di casa. Quando seppe del comportamento malevolo di Aristotele, lo riprese in modo violento e poi rimproverò Speusippo e gli altri discepoli per non avere difeso il maestro.<ref>Eliano, ''Varia historia'' III, 19.</ref>
 
Sempre secondo Eliano, il tiranno Dionisio mise in palio una corona d'oro per chi beveva di più; Senocrate la vinse e la pose sulla statua di Ermete, sulla quale venivano di solito lasciate le corone di mirto, d'alloro o d'ulivo.<ref>Eliano, ''Varia historia'' II, 41.</ref>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [http://rmcisadu.let.uniroma1.it/isnardi/fronte02.htm ''Senocrate. Testimonianze e frammenti''], a cura di [[Margherita Isnardi Parente]], Napoli, Bibliopolis, 1982 (edizione per l'Università "La Sapienza" di Roma).
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=https://plato.stanford.edu/entries/xenocrates/|titolo=Xenocrates|autore=Russel Dancy|sito=Stanford Encyclopedia of Philosophy|lingua=en}}
* {{SEP|xenocrates|Xenocrates|Russel Dancy}}
* {{Treccani|senocrate/|Senòcrate (gr. Ξενοκράτης, lat. Xenocrătes)}}
 
{{Platonici}}
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[[Categoria:Scolarchi dell'Accademia di Atene]]
[[Categoria:Studenti dell'Accademia di Atene]]
[[Categoria:Metafisici greci]]