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Via della seta: differenze tra le versioni

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{{nd|l'iniziativa strategica della Repubblica Popolare Cinese|Nuova via della seta}}
{{NN|geografia|luglio 2022|argomento2=economia}}
[[File:Silk route.jpg|thumb|upright=2|Le antiche vie della seta terrestri e marittime]]
 
Per '''via della seta''' (in [[lingua cinese|cinese]]: {{cinese|丝绸之路|''sī chóu zhī lù''|絲綢之路}}; {{Persiano|راه ابریشم|Râh-e Abrisham}}) s'intende il reticolo, che si sviluppava per circa {{formatnum:8000}} km, costituito da itinerari terrestri, marittimi e fluviali lungo i quali nell'antichità si erano snodati i commerci tra l'[[imperoStoria della Cina|Impero cinese]] e l'[[impero romano|quelloImpero romano]].
 
Le [[Rotta carovaniera|vie carovaniere]] attraversavano l'[[Asia centrale]] e il [[Medio Oriente]], collegando Chang'an (oggi [[Xi'an]]), Luoyang in [[Cina]], all'[[Asia Minore]] e al [[Mediterraneo]] attraverso il [[Medio Oriente]] e il [[Vicino Oriente]]. Le diramazioni si estendevano poi a est alla [[Corea]] e al [[Giappone]] e, a [[Sud]], all'[[India]]. Il nome apparve per la prima volta nel [[1877]], quando il geografo tedesco [[Ferdinand von Richthofen]] ([[1833]]-[[1905]]) pubblicò l'opera ''Tagebücher aus China''. Nell'Introduzione von Richthofen accenna al singolare alla ''Seidenstraße'', la «via della seta» alludendo all'insieme di itinerari che univano l'Estremo Oriente all'Europa (.<ref>{{cita|Castelnovi, 2022, |p. 105)}}.</ref>
 
== Dall'antica Cina all'antica Roma ==
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== I percorsi ==
{{UNESCO
|tipoBene = patrimonio
|nome = Vie della Seta: la rete stradale del corridoio Chang'an-Tianshan
|nomeInglese = Silk Roads: the Routes Network of Chang'an-Tianshan Corridor
|immagine = ChineseJadePlaques.JPG
|anno = 2014
|tipologia = Culturali
|pericolo=
|criterio = (ii) (iii) (v) (vi)
|link = 1442
}}
La via della seta ''terrestre'' si divideva in due fasci di strade, uno settentrionale e uno meridionale.
 
=== Rami settentrionali ===
[[File:Giant Wild Goose Pagoda.jpg|thumb|la [[Pagoda della Grande Oca Selvatica]] (648-705), simbolo di [[Xi'an]]]]
Sempre partendo da [[Chang'an]] ovvero [[Xi'an]], e [[Luoyang]] salivano in direzione nord ovest attraversando l'attuale [[provincia cinese]] del [[Gansu]] (in parte anche navigando sul [[fiume Giallo]]) fino a [[Dunhuang]], importantissimo centro buddista con le celebri [[grotte di Mogao]]. Lì si divideva in tre rami. Uno aggirava il deserto [[Taklamakan]] a sud (ai piedi del Tibet). Il secondo invece lo aggirava a nord (ai piedi dei [[Tien Shan]], ovvero "monti celesti"). Questi due rami si riunivano a Kashgar. Il terzo ramo, invece, raggiunta [[Turfan|Turpan]] attraversava i [[Tien Shan]] in direzione di [[Alma Ata]] (odierno [[Kazakistan]]). Tutti questi percorsi si riunivano poi nell'antica [[Sogdiana]] e da lì proseguivano attraverso quelli che oggi sono [[Uzbekistan]], [[Afghanistan]], [[Turkmenistan]] e [[Iran]] fino a [[Baghdad]] e poi (in buona parte sfruttando l'[[Eufrate]]) fino al [[mar Mediterraneo|Mediterraneo]].
 
=== Rami meridionali ===
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=== Mare ===
La via della seta marittima partendo dalla Cina settentrionale raggiungeva quella meridionale, estendendosi agli odierni stati del [[Vietnam]], delle [[Filippine]], di [[Brunei]], [[Siam]], [[Malacca]], [[Sri Lanka]], [[India]], [[Iran]], [[Iraq]], [[Egitto]], [[Giordania]], [[Siria]] e [[Italia]]. Il 7 agosto [[2005]] si è reso noto che l{{'}}''Antiquity and Monument Office'' di [[Hong Kong]] sta pensando di proporre la via della seta marittima come [[patrimonio dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].
 
Antichi insediamenti evoluti che si formarono nelle zone dell'odierna Thailandia peninsulare, attivi nel commercio e nella navigazione, sono ipotizzabili in base a manufatti venuti alla luce in entrambe le coste dell'[[istmo di Kra]], situate lungo le rotte delle prime vie marittime della seta tra la Cina e le civiltà del [[bacino del Mediterraneo]]. La fondazione dei siti dove sono stati trovati i reperti fu dovuta alla scomodità di circumnavigare la [[penisola malese]], che rese necessari degli scali sulla terraferma per accorciare il viaggio, trasferendo le merci via terra tra le due coste dell'istmo. Tali reperti risultano provenire dall'[[antica Roma]] (di un periodo compreso tra il [[III secolo a.C.]] ed il [[I secolo]] d.C.), dalla Cina della [[dinastia Han occidentale]] ([[206 a.C.]]-[[8 d.C.]]) e dall'India. I più antichi furono trovati presso [[Krabi]] e risalgono al [[IV secolo a.C.]]<ref>{{cita web| https://www.academia.edu/5625563/Contacts_between_the_Upper_Thai-Malay_Peninsula_and_the_Mediterranean_World |Contacts between the Upper Thai-Malay Peninsula and the Mediterranean World |accesso=24 aprile 2016| lingua=en}}</ref>
 
== Origini ==
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=== La conquista ellenistica ===
[[File:UrumqiWarrior.jpg|thumb|upright=0.7|Probabile soldato greco in un'immagine in lana. [[III secolo a.C.|III]]-[[II secolo a.C.]], [[museo di Urumqi]], [[Xinjiang]], [[Cina]]]]
 
Il primo passo importante verso lo stabilirsi di comunicazioni regolari tra oriente e occidente (e viceversa) arrivò tuttavia con l'espansione dell'[[impero di [[Alessandro Magno]] in [[Asia Centralecentrale]], [[Medio Oriente]], fino alla [[valle dell'Indo]] nell'attuale [[Pakistan]] e poco oltre l'attuale [[Afghanistan]]. Nel [[329 a.C.]], all'imbocco occidentale della [[valle di Fergana]] nell'odierno [[Tagikistan]], egli fondò la città più remota dalla sua originaria Macedonia. infatti la denominò [[Alessandria Eschate]], ovvero "ultima Alessandria".
 
Fu il suo ammiraglio [[Nearco (condottiero)|Nearco]] ad aprire una rotta dal [[delta dell'Indo]] al [[golfoGolfo Persico]], e furono i suoi successori [[Dinastia tolemaica|tolomei]], impadronitisi dell'Egitto, a promuovere attivamente l'apertura di vie commerciali con la [[Mesopotamia]], l'India e l'[[Africa orientale]] attraverso i loro porti sul [[marMar Rosso]] e su percorsi terrestri carovanieri (non esclusa la navigazione sul [[Nilo]]).
 
L'influenza ellenistica fu poi estesa ancora più a oriente, in Sogdiana, dal [[regno greco-battriano]] di Battria (odierna [[Balkh]] in Afghanistan). Secondo [[Strabone]], ai tempi del re [[Eutidemo I|Eutidemo]] e di suo figlio [[Demetrio I di Battria|Demetrio]] i greco-battriani avrebbero addirittura "esteso il loro dominio fino ai [[Seri]] e i [[Frini]]" (''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', 11.11.1).
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Questo influsso, almeno sotto il profilo delle [[arti figurative]], si espanse ancora più avanti, fino quasi all'estremità orientale del [[deserto del Taklamakan]], dove sono stati riportati alla luce affreschi di chiaro stampo ellenistico-romano, firmati da un "pittore Tita", ovvero Titus.
 
Il regno greco-battriano fu rovesciato dai [[Kushana]], un popolo probabilmente di origine [[Popoli indoeuropei|indoeuropea]] (forse [[Tocari|Tocaria]]a), riparato lì per sfuggire all'invasione da est degli [[Hsiung Nu]], il popolo destinato forse a diventare, secoli più tardi, gli [[Unni]] dilagati in Europa{{citazione necessaria}}.
 
=== L'esplorazione cinese ===
{{Vedi anche|Zhang Qian|Guerra dei cavalli celesti}}
 
==== Zhang Qian ([[138 a.C.]] - [[126 a.C.]]) ====
 
{{Citazione|Nel II secolo a.C. l'Asia Centrale vide dilagare gli Xong Nu, i futuri Unni, che scacciarono davanti a sé verso ovest gli [[Yuezhi|Yüeh Chi]], che a loro volta scacciarono i Saka, ovvero gli [[sciti]]. Ma l'invasione degli Unni minacciava e preoccupava moltissimo anche i cinesi, sicché nel 138 a.C. l'imperatore Wu della dinastia Han anteriore inviò l'ambasciatore Chang Ch'ien a Ovest a cercare gli Yüeh Chi con il compito di sollecitare un'alleanza difensiva contro gli Xong Nu.
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Inoltre i citati cavalli di Fergana, furono il casus belli che fece scoppiare una guerra dal 104 al 101 a.C., tra la Cina e un regno ellenistico indicato come Dayuan. La Cina volle procurarsi questi cavalli per creare una forza di cavalleria per contrastare gli Xiongnu, popolazione che minacciava i suoi confini a nord. Il rifiuto del regno greco di vendere i cavalli fu seguito dall'invio di due spedizioni militari da parte dei cinesi verso il regno greco, che lo costrinsero alla resa e furono costretti a cedere gli animali.
 
Fu dunque attraverso queste spedizioni diplomatico-commercial-militari dei cinesi verso l'Asia Centrale e la Partia che nel I secolo a.C. venne in essere quella che quasi due millenni più tardi sarebbe stata chiamata via della seta.
 
E fu durante una di queste campagne che nel [[36 a.C.]], alla [[battaglia di Sogdiana]] tra Han e Hsiung Nu, avvenne forse il primo incontro tra truppe cinesi e romane, forse sbandate dopo la sconfitta subita da [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] a Carre ([[53 a.C.]]) in Mesopotamia e catturate o assoldate come mercenarie prima dai Parti e poi dagli Hsiung Nu. Pare che queste truppe mercenarie adottassero la tecnica tipicamente romana della [[Testuggine romana|testuggine]], ma l'ipotesi viene generalmente guardata con molto sospetto dagli storici. In definitiva, dopo 17 anni da [[Battaglia di Carre|Carre]] questi mercenari romani dovevano essere un po' invecchiati. E poi, in quale senso romani? Provenienti proprio da Roma o dalle estreme province orientali dello Stato?
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Pare d'altra parte ben poco credibile che si tratti di soldati "romani" fatti prigionieri dai Parti quello stesso anno [[36 a.C.]] durante la rovinosa campagna di [[Marco Antonio|Antonio]] contro di essi condotta passando per l'[[Armenia]] invece che per la [[Mesopotamia]].
 
==== Ban Chao ([[97]] - [[102]]) ====
Nel [[97]] il generale cinese Ban Chao avanzò con un esercito di {{formatnum:70000}} uomini per un'ennesima campagna contro gli Xong Nu, arrivando ben al di là della Partia fino all'attuale [[Ucraina]]. Gli Xong Nu furono così spinti alle porte dell'Europa, anche se non è affatto certo che siano poi diventati i “nostri” Unni. Fu comunque in questo periodo che la progredita tecnica asiatica dell'arco comparve in Occidente.
 
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Un grosso ostacolo ai traffici con l'Estremo Oriente era però rappresentato dalla [[Persia]], nemico giurato dell'impero, sul cui territorio era necessario passare per giungere in Cina. Una conseguenza di ciò è che durante i frequenti conflitti con i persiani [[Sasanidi]] i traffici con Cina e India non erano possibili.<ref name=Ostr64/> Giustiniano cercò di ovviare a questo problema tentando di aprirsi un passaggio per la Cina attraverso la [[Crimea]], e in questa occasione i Bizantini avviarono delle relazioni diplomatiche con i Turchi, anch'essi venuti in conflitto commerciale con i Sasanidi.<ref name=Ostr64/> Sotto il successore di Giustiniano, Giustino II, Bizantini e Turchi si allearono contro i Persiani. Un altro modo con cui Giustiniano cercò di commerciare con la Cina senza passare per la Persia fu giungere via mare passando per il [[mar Rosso]] e per l'[[oceano Indiano]].<ref name=Ostr64/> In quest'occasione strinse rapporti commerciali con gli Etiopi del [[Regno di Aksum]].<ref name=Ostr64/> Tuttavia entrambe le vie alternative presentavano inconvenienti: l'oceano Indiano era dominato dai mercanti sasanidi mentre la via asiatica era impervia e piena di pericoli.<ref name=Ostr64/>
 
Il problema fu risolto da due monaci provenienti dalla Cina o da qualche regione circostante che si recarono a Costantinopoli nel 552 e svelarono all'imperatore il segreto della produzione della seta. Essi vennero allora incaricati dall'Augusto di procurarsi clandestinamente in Cina uova di bachi da seta in modo da portarle a Costantinopoli e permettere ai Bizantini di autoprodursi la seta senza importarla dalla Cina. Tuttavia passarono parecchi anni prima che la seta autoprodotta divenisse sufficiente per soddisfare la domanda interna, cosicché l'importazione di seta dalla Cina attraverso la Persia continuò per qualche tempo. Comunque la fioritura della produzione della seta nell'impero che ne seguì, fece sì che la produzione della seta divenne uno dei settori più importanti dell'industria bizantina e portò a un considerevole aumento delle entrate.<ref name=Ostr65>{{cita|Ostrogorsky|p. 65.}}</ref> I principali centri di produzione della seta nell'Impero erano Costantinopoli, [[Antiochia di Siria|Antiochia]], [[Tiro (città antica)|Tiro]], [[Beirut]] e [[Tebe (città greca antica)|Tebe]]. Nel Sud Italia bizantino importante centro di produzione della seta fu la città di [[Catanzaro]].<ref name=Ostr65/>
 
== Il lungo viaggio dell'arte sulla via della seta ==
[[File:Central Asian Buddhist Monks.jpeg|thumb|upright|Monaco buddista dell'[[Asia Centralecentrale]] dagli [[Colore_degli_occhi#Occhi_blu_o_azzurri|occhi azzurri]] in compagnia di un collega dell'[[Asia Orientaleorientale]], [[bacino del Tarim]], [[Xinjiang]], [[Cina]], [[IX secolo|IX]]-[[X secolo]].]]
 
Sulla via della seta hanno viaggiato molti influssi artistici, in particolare nella sua sezione dell'Asia Centralecentrale, dove si sono potuti mescolare elementi ellenistici, iraniani, indiani e cinesi. Uno dei più vivaci esempi di questa mescolanza è rappresentata dall'arte del [[Gandhāra (arte)|Gandhāra]].
 
=== Divinità buddiste ===
[[File:Buddha-Vajrapani-Herakles.JPG|thumb|left|[[Eracle]] - [[Vajrapāṇi]] come protettore del [[Buddha]], [[II secolo]], [[Gandhāra (arte)|Gandhara]], [[British Museum]].]]
 
Tale arte sincretistica si è venuta formando a partire dall'arrivo di [[Alessandro Magno]] nella valle dell'Indo (Taxila) e dal costituirsi dei regni greco-ellenistici dei suoi successori (Battriana e Gandhara). L'immagine del Buddha originatasi nel [[I secolo]] nell'India settentrionale (Mathura) e nell'attuale Pakistan nord -occidentale (Gandhara), si è via via trasferita lungo l'Asia Centralecentrale e la Cina fino a raggiungere la Corea nel [[IV secolo]] eed il Giappone nel [[VI secolo]]. La trasmissione di molti particolari iconografici appare chiara, come per esempio l'ispirarsi a Eracle delle divinità guardiane Nio di fronte ai templi buddisti del Giappone e le reminiscenze di arte greca che si vedono in certe rappresentazioni coreane del Buddha, come quello di Kamakura.
 
Altre figure del buddismo di Giappone e Corea sono i Kongōrikishi (o Niō), una coppia di figure (Misshaku Kongō e Naraen Kongō) che presidiano una porta separata d'ingresso al tempio, di norma denominata Niōmon (仁王門) in Giappone e Geumgangmun (金剛門) in Corea. Essi, con la loro fusione denominata Shukongōshin, costituiscono un interessante esempio di come sia arrivata lontano l'immagine di [[Eracle]] viaggiando sulla via della seta e oltre. Nel [[Gandhāra (arte)|Gandhara]], infatti, Eracle, provenendo dalla Grecia, si è incontrato ed è divenuto tutt'uno con [[Vajrapāṇi]], il protettore del Buddha, che proveniva dall'India e che regge una mazza tanto quanto la regge il dio greco, come del resto anche Naraen Kongō.
 
=== Il dio del vento ===
Anche Borea, dio greco del vento, ha compiuto uno stupefacente viaggio sulla via della seta attraverso Asia Centralecentrale e Cina fino a diventare il dio giapponese [[Shintoismo|shintoista]] del vento denominato FujinFujino.{{clear|right}}
[[File:WindGods.JPG|thumb|upright=1.6|center|Sinistra: Dio greco del vento, da Hadda (Gandhara, attuale [[Afghanistan]]), [[II secolo]]. Centro: Dio del vento, [[Grotte Kizil]] ([[bacino del Tarim]], [[Xinjiang]], [[Cina]]), [[VII secolo]]. Destra: [[Fūjin]], Dio giapponese del vento, [[XVII secolo]].]]
 
== La ''pax mongolica'', la fine oggettiva e il recente revival ==
{{vedi anche|Alleanza tra Mongoli e Crociati}}
L'espansione dell'[[impero mongolo]] in tutto il continente asiatico dal [[1215]] circa al [[1360]] diede stabilità economica alla grande area e ristabilì l'importanza della via della seta come straordinario mezzo di comunicazione tra oriente e occidente, anche se ormai da diversi secoli la [[seta]], prodotta già nella stessa Europa, vi aveva poca importanza. Tra il [[1325]] e il [[1354]], un grande viaggiatore [[musulmano]] [[Marocco|marocchino]], [[Ibn Battuta]], arrivò a viaggiare nella [[Crimea]] e nell'attuale [[Medio Oriente]], proseguendo fino ai principati mongoli degli eredi di [[Gengis Khan]], di cui lasciò vivacissime descrizioni. Nel terzo quarto del XIII secolo, [[Marco Polo]] raccontò ne ''[[Il Milione]]'' di essere arrivato fino alla Cina e alla corte dell'imperatore-conquistatore mongolo [[Kublai Khan]], di cui sarebbe diventato un consigliere di fiducia. Come lui (e in diversi casi prima di lui) viaggiarono su quelle piste numerosi missionari cristiani come [[Guglielmo di Rubruck]], [[Giovanni da Pian del Carpine]], [[André de Longjumeau|Andrea di Longjumeau]], [[Odorico da Pordenone]], [[Giovanni de' Marignolli]], [[Giovanni da Montecorvino|Giovanni di Monte Corvino]], [[Niccolò Da Conti|Niccolò Da Conto.]].
 
Con la disintegrazione dell'[[impero mongolo]] e della sua ''[[pax mongolica]]'' la via della seta perse la sua unicità politica, culturale ed economica, tornando a frantumarsi sotto i domini di principati locali essenzialmente di origine nomade, i quali traevano le loro ricchezze dal taglieggiamento dei commercianti che dovevano attraversare le loro terre e dal rapimento dei viaggiatori da vendere come schiavi sui loro mercati. I mongoli avevano ridotto alla ragione signorotti come quelli di [[Samarcanda]], [[Bukhara]] e [[Khiva]], ma gli eredi di questi ultimi tornarono a imporre il loro devastante e retrogrado imperio. Inoltre la Cina, dopo la cacciata della dinastia mongola degli [[Dinastia Yuan|Yuan]], si era chiusa per reazione su sé stessa, impedendo l'accesso a tutti gli stranieri, compresi gli occidentali, già favoriti dagli odiati mongoli.
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|urlmorto=no
}}</ref> Ha assunto anche una connotazione esplicitamente politica ed economica, quando una [[Nuova via della seta|Nuova Via della Seta]] è stata annunciata pubblicamente dal presidente cinese [[Xi Jinping]] a settembre del 2013, con l'inclusione (e l'esclusione) di un elenco preciso di Stati da coinvolgere (oppure da emarginare).
 
==Vie della Seta e patrimoni dell'umanità==
|nome ={{vedi anche|Vie della Seta: la rete stradaledi percorsi del corridoio Chang'an-Tianshan|Vie della Seta: corridoio Zarafshan-Karakum}}
Nel 1988 l'[[UNESCO]] ha avviato uno studio sulla Via della seta al fine di promuovere la comprensione e la diffusione delle culture in tutta l'[[Eurasia]], nonché di proteggere il patrimonio<ref name="gaomei">{{cita web|lingua=zh| url = http://finance.people.com.cn/n/2014/0623/c1004-25185125.html | titolo = 丝路入遗33遗迹22处在中国| sito = people.cn| data = 23 giugno 2014}}</ref>. Nell'agosto 2006 l'UNESCO e l'Amministrazione nazionale del patrimonio culturale della Repubblica popolare cinese hanno sponsorizzato una conferenza a [[Turfan]], nello [[Xinjiang]], sul coordinamento delle candidature a [[Patrimonio dell'umanità]] per i siti legati alla Via della Seta<ref name="gaomei" />. Al termine di questa conferenza la [[Cina]] e cinque paesi dell'[[Asia centrale]] ([[Kazakistan]], [[Kirghizistan]], [[Uzbekistan]], [[Tagikistan]] e [[Turkmenistan]]) hanno deciso di presentare una candidatura congiunta nel 2010<ref name="gaomei"/>. A tal fine nel 2009 questi sei paesi hanno formato un comitato di coordinamento per istituire la prassi necessaria<ref name="gaomei"/>.
 
Il 28 marzo 2008 la Cina ha incluso 48 siti della Via della Seta nella sua lista indicativa, prerequisito necessario per il loro esame da parte dell’UNESCO. Questi siti sono divisi tra la Via della Seta terrestre (province e regioni di [[Henan]], [[Shaanxi]], [[Qinghai]], [[Gansu]], [[Ningxia]] e [[Xinjiang]]) e la Via della Seta marittima ([[Ningbo]], [[Zhejiang]], [[Quanzhou]], [[Fujian]])<ref name="unesco_tentative_5335">{{cita web | lingua = en | url = http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5335/ | titolo = Chinese Section of the Silk Road: Land routes in Henan Province, Shaanxi Province, Gansu Province, Qinghai Province, Ningxia Hui Autonomous Region, and Xinjiang Uygur Autonomous Region; Sea Routes in Ningbo City, Zhejiang Province and Quanzhou City, Fujian Province - from Western-Han Dynasty to Qing Dynasty | sito = UNESCO}}</ref>. Il 2 maggio 2008 l'[[Iran]] ha presentato un elenco indicativo di siti nel [[Khorasan]]<ref name="unesco_tentative_5268">{{cita web | lingua = en | url = http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5268/ | titolo = Silk Route (Also as Silk Road) | sito = UNESCO}}</ref>. Nel 2010 è stata la volta di Turkmenistan con la proposta di 29 siti distribuiti lungo undici segmenti della Via della Seta<ref name="unesco_tentative_5521">{{cita web | lingua = en | url = http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5521/ | titolo = Silk Roads Sites in Turkmenistan | sito = UNESCO}}</ref>, [[India]] con dodici siti<ref name="unesco_tentative_5492">{{cita web | lingua = en | url = http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5492/ | titolo = Silk Road Sites in India | sito = UNESCO}}</ref>, Kirghizistan con sei<ref name="unesco_tentative_5518">{{cita web | lingua = en | url = http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5518/ | titolo = Silk Roads Sites in Kyrgyzstan | sito = UNESCO}}</ref> e Uzbekistan con 18<ref name="unesco_tentative_5500">{{cita web | lingua = en | url = http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5500/ | titolo = Silk Roads Sites in Uzbekistan | sito = UNESCO}}</ref>, seguiti dal Kazakistan il 3 maggio 2012<ref name="unesco_tentative_5754">{{cita web | lingua = en | url = http://whc.unesco.org/en/tentativelists/5754/ | titolo = Silk Road | sito = UNESCO}}</ref>.
 
Alla fine del 2011, date le dimensioni del progetto, l'UNESCO ha proposto di suddividere le candidature in diversi corridoi<ref name="gaomei"/>. Nel dicembre 2011 Cina, Kazakistan e Kirghizistan hanno deciso di presentare una domanda congiunta per il corridoio dell'Asia centrale lungo il [[Tien Shan]]. Contemporaneamente Uzbekistan, Tagikistan e Turkmenistan stavano preparando una richiesta per un altro corridoio<ref name="gaomei"/>. La prima nomina è stata approvata il 22 giugno 2014, durante la trentottesima sessione del [[Comitato del patrimonio mondiale]] a [[Doha]], in [[Qatar]], sotto il nome di [[Vie della Seta: la rete di percorsi del corridoio Chang'an-Tianshan]]<ref name="gaomei"/><ref name="unesco_decisions_6110">{{cita web| lingua = en| url = http://whc.unesco.org/en/decisions/6110| titolo = Decision : 38 COM 8B.24| sito = UNESCO}}</ref>.
 
Il 17 settembre 2023 i siti candidati da Uzbekistan, Tagikistan e Turkmenistan sono stati iscritti nella [[lista dei patrimoni dell'umanità]] durante la quarantacinquesima sessione del Comitato del patrimonio mondiale riunitosi a [[Riad]] come parte di un sito seriale separato dal precedente<ref>{{cita web|url=https://www.unesco.org/en/world-heritage/committee-2023|titolo=World Heritage Committee 2023|lingua=en|accesso=26 settembre 2023}}</ref> che prende il nome di [[Vie della Seta: corridoio Zarafshan-Karakum]]<ref name="unesco_list_1675">{{cita web | lingua = fr, en| url = https://whc.unesco.org/fr/list/1675| titolo = Routes de la soie : corridor de Zeravchan-Karakoum | sito = UNESCO}}</ref>.
 
==Galleria d'immagini==
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File:WhiteHanBronzeMirror.JPG|Uno specchio in bronzo dell'epoca di [[Dinastia Zhou|Zhou]] intarsiato con [[vetro]], forse interpretando modelli artisticii greco-romani
File:Xihan rhino, gold & silver inlays.JPG|[[Rinoceronte]] in [[bronzo]] con inserti in [[oro]] e [[argento]]; [[Dinastia Han]]
File:Han Dynasty Granary west of Dunhuang.jpg|Granaio ovest di Dunhuang sulla via della seta.
</gallery>
 
Riga 165:
* Mario Bussagli, Asia Centrale e mondo dei nomadi, in ''Nuova storia universale dei popoli e delle civiltà'', Vol. XX - Asia centrale e Giappone, UTET, 1970.
* Mario Bussagli, ''Le civiltà dell'Oriente. L'arte del Gandhara'', UTET, 1984 ISBN 978-88-02-03832-2.
* {{cita pubblicazione |autore=Michele Castelnovi, ''|titolo=Arturo Issel e Ferdinand von Richtofen: i manuali di «istruzione scientifica» per i viaggiatori'', in ''|rivista=Gnosis - Rivista Italiana di Intelligence'', |città=Firenze, |editore=Pagnini, |anno=2022, anno |volume=XXVIII, n. |numero=1, |pp. =99-111. |cid=Castelnovi}}
* Martina Corvino, ''Internazionalizzazione e progresso. La Via della Seta: il futuro per le PMI italiane'', Borgomeo Editrice, Napoli, 2021.
* Peter Frankopan, ''Le vie della seta. Una nuova storia del mondo'', Mondadori, 2015.
Riga 177:
* Catherine Macartney, ''Chini Bagh. Una lady inglese nel Turkestan cinese'', Giano, 2004, ISBN 88-7420-031-5.
* Stefano Malatesta, ''Il cammello battriano. In viaggio lungo la via della seta'', Neri Pozza, 1997, ISBN 88-7305-542-7.
* [[Marina Montesano]], ''Marco Polo'', Salerno editrice, 2014 [https://it.wikipedia.org/wiki/Speciale:RicercaISBN?isbn=978-8884029454+ ISBN 978-8884029454]
* {{cita libro|autore=[[Georg Ostrogorsky]]|titolo=Storia dell'Impero bizantino|editore=Einaudi|anno=2005|ISBN=88-06-17362-6|cid=Ostrogorsky}}
* Luca Romani, ''In viaggio sulla Via della Seta,'', Edizioni Leucotea, 2016, ISBN 978-8897770503.
* Jean-Paul Roux, ''Storia dei turchi'', Garzanti, 1988, ISBN 88-11-69350-0.
* Alessio Succa, ''Il commercio internazionale nel mondo antico'', Napoli - Parma, 2018.
* [[Francesco Surdich]] ''La via della seta. Missionari, mercanti e viaggiatori europei in Asia e nel Medioevo'', Il Portolano, 2007, ISBN 978-88-95051-05-5.
* [[:en:Colin_Thubron|Colin Thubron]], ''Ombre sulla Via della Seta'', Ponte alle Grazie, 2006, ISBN 88-7928-865-2.
* Helmut Uhlig,''La Via della seta'', Garzanti, 1991, ISBN 88-11-54894-2.
* [[Ármin Vámbéry]], ''Un falso derviscio a Samarcanda'', Touring Club Italiano, 1997, ISBN 978-88-365-1218-8.
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== Altri progetti ==
{{Interprogetto|preposizione=sulla}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita conferenza|curatore=Bruno Genito|curatore2=Lucia Caterina|data=14 marzo-16 maggio 2012|titolo=Archeologia delle "vie della seta": percorsi, immagini e culture materiali|organizzazione=Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"|editore=Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia (CISA)|edizione=I ciclo di conferenze|isbn=978-88-6719-047-8|url=https://www.unior.it/cisa/pubblicazioni/viedellaseta/ICiclo/mobile/index.html|accesso=13 luglio 2022|dataarchivio=20 aprile 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230420142225/https://www.unior.it/cisa/pubblicazioni/viedellaseta/ICiclo/mobile/index.html|urlmorto=sì}}
 
* {{Cita conferenza|curatore=Bruno Genito|curatore2=Lucia Caterina|data=14 marzo-16 maggio 2012|titolo=Archeologia delle "vie della seta": percorsi, immagini e culture materiali|organizzazione=Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"|editore=Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia (CISA)|edizione=I ciclo di conferenze|isbn=978-88-6719-047-8|url=https://www.unior.it/cisa/pubblicazioni/viedellaseta/ICiclo/mobile/index.html|accesso=13 luglio 2022}}
* {{Cita conferenza|curatore=Bruno Genito|curatore2=Lucia Caterina|data=6 marzo-22 maggio 2013|titolo=Archeologia delle "vie della seta": percorsi, immagini e culture materiali|organizzazione=Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"|editore=Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia (CISA)|edizione=II ciclo di conferenze|isbn=|url=|accesso=}}
* {{Cita conferenza|curatore=Bruno Genito|curatore2=Lucia Caterina|data=12 marzo-14 maggio 2014|titolo=Archeologia delle "vie della seta": percorsi, immagini e culture materiali|organizzazione=Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"|editore=Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia (CISA)|edizione=III ciclo di conferenze|isbn=978-88-6719-078-2|url=https://www.unior.it/cisa/pubblicazioni/viedellaseta/iiiciclo/mobile/index.html|accesso=13 luglio 2022|dataarchivio=20 aprile 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230420143730/https://www.unior.it/cisa/pubblicazioni/viedellaseta/iiiciclo/mobile/index.html|urlmorto=sì}}
* {{Cita conferenza|curatore=Bruno Genito|curatore2=Lucia Caterina|data=25 marzo-6 maggio 2015|titolo=Archeologia delle "vie della seta": percorsi, immagini e culture materiali|organizzazione=Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"|editore=Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia (CISA)|edizione=IV ciclo di conferenze|isbn=978-88-6719-127-7|url=https://www.unior.it/cisa/pubblicazioni/viedellaseta/IVCiclo/mobile/index.html|accesso=13 luglio 2022|dataarchivio=20 aprile 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230420143728/https://www.unior.it/cisa/pubblicazioni/viedellaseta/IVCiclo/mobile/index.html|urlmorto=sì}}
 
{{Antiche vie commerciali}}