Marco Melandri
ex pilota motociclistico italiano
Marco Melandri (1982 – vivente), pilota motociclistico italiano.
Citazioni di Marco Melandri
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- La storia della marca delle sigarette Ms sull'Aprilia? [...] mi ero stufato delle accuse alla mia squadra mentre nessuno ricordava che miei "colleghi" fanno la stessa cosa da almeno 10 anni. E poi non mi va l'ipocrisia di chi afferma che è un brutto segnale per i giovani. Da sempre i tabaccai finanziano i motori e se a certa gente la cosa non va, allora ci diano loro i soldi per correre, no? Così la faccenda è chiusa. Io non fumo, non ho mai fumalo e non lo farò. Punto e basta.[1]
- [Nel 2002, «come è cambiato l'ambiente del Mondiale in questi cinque anni?»] In peggio. Nel paddock vedi poche facce sorridenti. Nel '98 giocavi nei camper con la Playstation, ora se vuoi trovare qualcuno per fare due chiacchiere devi girare un'ora. Così per divertirti sei costretto a portare i tuoi amici.[2]
- La timidezza mi fa sembrare antipatico. Me lo hanno detto ed è vero: a volte mi sono rivisto in tv e mi sono stato sulle scatole. Perché sono timido e faccio fatica a farmi vedere come sono realmente. Io amo scherzare, ma per paura di esagerare faccio il contrario. Però chi mi conosce sa che sono una brava persona e che non me la tiro. Mi ritengo fortunato. È vero lavoro la domenica, ma non è un dramma.[2]
- Io non sopporto una cosa: che non mi si consideri un pilota con la mentalità vincente.[3]
- [Sul circuito di Motegi] Un circuito per staccatori. È tutto un frenare e un ripartire.[3]
- [Dopo il ritiro, «quant'è stato difficile lasciare i motori?»] È stato abbastanza naturale, ero arrivato ad un certo punto che non mi divertivo più. C'erano stati davvero tanti cambiamenti: l'ambiente, le moto, il modo di correre... Ogni volta che scendevo in pista sentivo che non ero al mio posto, nonostante fossi lì da tanti anni mi sentivo fuori luogo. Non per un motivo in particolare, un insieme di cose. Non c'è più gente che ride nel paddock, io non ho più visto persone che ridevano. Adesso sembra non ci sia più spazio per i rapporti umani ed era qualcosa che non mi piaceva.[4]
- Anche ai miei tempi [i ragazzini in moto] erano precoci, ma c'era più divertimento. Adesso ci sono le Academy, con i bambini che fin da piccoli sono professionisti. Li porti ad allenarsi X volte alla settimana, a tot ora bisogna arrivare, a quell'ora bisogna andare via... Devi farlo come gioco invece, se uno poi dimostra di avere talento verso i 12-13 allora svolti ed inizi a lavorare seriamente. Ma farli partire subito con l'idea che diventino professionisti, famosi e ricchi, vuol dire togliere loro la gioia di godersi la moto.[4]
- [Durante la pandemia di COVID-19] Ho preso il virus perché ho cercato di prenderlo, e, al contrario di molti vaccinati, per contagiarmi ho fatto una fatica tremenda. Ho fatto apposta per potere essere in regola almeno per qualche mese e non è stato nemmeno facile. Mi sono dovuto contagiare per necessità, dovendo lavorare e non considerando il vaccino un'alternativa valida. D'altra parte conosco molte persone con due dosi che provano a infettarsi per evitare la terza. Comunque per me il green pass era e rimane un ricatto: lo userò solo per lavoro e se devo accompagnare mia figlia. Sono disposto a utilizzarlo solo per lo stretto necessario. [«Molti obietteranno che sarebbe stato più semplice vaccinarsi...»] Uno può avere svariati motivi per non volersi vaccinare, anche perché fino a prova contraria questo resta un vaccino sperimentale e con un meccanismo diverso rispetto a tutti i vaccini del passato, legato all'mRna. E quindi uno ha tutto il diritto di avere dei dubbi, soprattutto se, come nel mio caso, uno ha già avuto la malattia e aveva gli anticorpi. Chi prende la malattia è molto più protetto dopo. Io sono risultato positivo senza nemmeno accorgermi di avere qualcosa.[5]
- [«Puntuali arrivano anche le accuse di essere un famigerato "no vax"»] Io non ho niente contro i vaccinati, come chiaramente non ho nulla contro i non vaccinati. Io sono contro le violazioni della libertà. La Costituzione ci dice che siamo liberi di scegliere e di sceglierci con cosa curarci, mentre questo Governo ci ha definitivamente cagato sopra. E sono molto preoccupato per il proseguo. Sfruttano questa cosa dei vaccini per metterci uno contro l'altro, e nel frattempo con l'altra mano inseguono il vero scopo. Stanno giocando al gioco dell'illusionismo: tutti si concentrano su vaccini e green pass mentre nel frattempo per esempio le bollette raddoppiano. Gli italiani sono completamente accecati dalla televisione e dalla quasi totalità dei giornali, che non "possono" dare informazioni diverse visto anche quanto hanno preso in più dallo Stato negli ultimi anni. La gente viene convinta che il problema sia causato da coloro che non si sono fatti fare la puntura, che sono una percentuale piccolissima che non può certo incidere su quello che sta accadendo. Non possono certo causare problemi agli altri, e se ne causano vuol dire che il vaccino non funziona. Se vai in Africa ti fai il vaccino per la malaria e quando scendi dall'aereo non vai in giro a chiedere agli altri se sono vaccinati, perché sai che quel vaccino funziona.[5]
- [Sulla Ducati Desmosedici] La prima volta che provai la moto dissi subito due cose: primo, questa moto non si guida; secondo, se la moto è questa tenetevi stretto Stoner perché un altro così non lo trovate più. Loro mi mandarono dallo psicologo. La moto era troppo rigida: motore portante e un telaietto che lo collegava al cannotto, tutto così rigido che non sentivi neanche ciò che faceva la ruota davanti. Sbagliavo io? Non credo proprio: i fatti dimostrarono in seguito che avevo ragione.[6]
- Casey [Stoner] era fantastico, velocissimo, ma guidava d'istinto, non sapeva nemmeno quello che faceva. Gli ribaltavi la moto, cambiavi di due gradi l'inclinazione del cannotto, faceva lo stesso tempo. A Donington, la prima curva da terza: in staccata lui scalava fino alla seconda, poi rimetteva la terza per inserire la moto. Al box guardavano la telemetria e gli chiedevano: perché fai così? Ah, davvero, faccio così? Boh, non me n'ero accorto...[6]
Intervista di Carlo Canzano, SportWeek, La Gazzetta dello Sport, 25 marzo 2006.
- [«Possiamo chiamarla ancora Macio?...»] Quando ero piccolo ero Maciolino. Al soprannome sono affezionato, ma ora sono cresciuto. Questa è la mia nona stagione nel Motomondiale, sportivamente sono un anziano, anche se non ho ancora 24 anni.
- [«Si può restare amici pure se rivali in pista?»] Bisogna essere intelligenti, attenti, dosare le parole, che possono essere usate male e riportate in modo errato.
- Nell'aggancio sono un disastro. Il 99 per cento delle ragazze che conosco me le hanno presentate o si sono fatte avanti spontaneamente. Ecco il mio vantaggio.
- Una leggenda quella che fare sesso stronchi fisicamente. Basta non esagerare. Un po' fa bene, rilassa. Al venerdì non c'è problema. Al sabato, meglio farci un pensierino in più. [«E dopo la gara?»] D'obbligo. Ma spesso è piu' difficile: sei svuotato, poi, magari, il giorno dopo devi provare, impegnarti in lunghi meeting, devi ritrovare concentrazione.
- [«Ha smesso di studiare presto. Ha rimpianti?»] Quando disputavo il primo Mondiale, a scuola fui promosso. L'anno dopo bocciato per le troppe assenze. Il solo aiuto che mi dava la scuola era di farmi avere i compiti via fax. Provai ancora, ma senza fortuna. Oggi il non aver studiato un po' mi manca. Ogni tanto riprendo in mano qualche libro di scuola.
Dal documentario Ri-Vale, DAZN; citato in Matteo Nugnes, motorsport.com, 7 novembre 2021.
- Rossi ti attaccava psicologicamente. Il problema era che finché lo faceva lui era una dote, mentre, quando lo attaccavi tu, diventavi automaticamente il personaggio cattivo.
- Era difficile correre contro di lui perché per qualsiasi cosa facesse di sbagliato Valentino c'era sempre un motivo buono per giustificarlo. Al contrario, chi lo sfidava o faceva qualcosa fuori dalle righe era sempre attaccato e messo in croce.
- Non ho mai digerito il fatto di essere stato messo a confronto con Valentino. È stato un peso, qualcosa che non cercavo perché sono molto diverso da lui.
Intervista di Paolo Beltramo, sport.sky.it, 21 aprile 2023.
- [«[...] chiariamo un vecchio aspetto che ancora oggi qualcuno confonde, il tuo soprannome: Macho e Macio, si pronuncia allo stesso modo, ma si scrive diversamente»] Eh, sì, me lo porto dietro da sempre, da quando stavo nelle case popolari da bambino. Avrò avuto 5 o 6 anni quando hanno cominciato a chiamarmi così: andavo dietro a quelli più grandi ed ero piccolino, così mi hanno soprannominato Maciolino, Macio.
- [...] Loris [Reggiani] mi ha aiutato molto perchè io a quei tempi non avevo le possibilità economiche per partire e lui aveva appena messo in piedi un team nella 'Sport Production' con due ragazzi di Forlì e Fabiano, suo cognato, gestiva un circuito di mini-moto dove andavo sempre a girare e i suoi amici (di Loris) gli dicevano che c'era un ragazzino piccolino che va forte. Finché un giorno mi chiese se volevo provare la moto, da lì a tre giorni. Era inverno, io avevo 12 anni e al telefono rispose mio padre e disse che lo avrebbe chiesto a me. Io ovviamente me la sentivo. Non dimenticherò mai la prima volta che ho tirato tutta una marcia: anche se era un 125 di fatto stradale, a me sembrava un aeroplano.
- [«[...] il tuo vero inizio è stato nel 1998, un gran bell'inizio con il record di più giovane vincitore di una gara nella storia (15 anni e 325 giorni) e poi il 1999 con quel titolo perso per un punto...»] Nel 1998 sono arrivato terzo a 27 punti dal primo (Sakata), ma in Germania sono caduto all'ultimo giro, quando ero in testa. Nel 1999 ho perso vincendo cinque gare con Alzamora, che non ne aveva vinta neppure una. È stata una grandissima delusione, ma anche una lezione di vita che non ho mai più dimenticato. Quell'anno mi ha girato tutto contro: un po' di sfiga, cappelle, errori nel momento e nel posto sbagliato. E con Gelete Nieto che lo ha fatto passare fermandosi in rettilineo, cosa che non credo sia regolare. [...] ma quell'anno là alla prima gara ho rotto l'ammortizzatore di sterzo all'ultimo giro, poi sono tornato e mi stese Sabbatani all'ultimo giro. A Valencia sono caduto sull'acqua e volevo ripartire, ma i commissari che erano ovviamente spagnoli mi hanno fatto sparire la moto. Insomma un punto avrei potuto farlo molte volte. Era destino che non dovessi vincerlo.
- [«La 125 era una bella categoria, secondo te più o meno della Moto3?»] Mi viene da dire più bella, perché ci correvo io ed erano i miei tempi, ma era diverso. Credo ci fossero meno moto buone di quante che ne siano ora in Moto3, quindi un po' più di selezione tecnica. Erano moto difficilissime, quindi imparavi moltissimo. Allora poi c'erano un sacco di specialisti, gente che ha gareggiato sempre con quelle moto lì. [...] Trovo che fosse giusto che uno potesse correre nella categoria che preferiva anche per più di 10 anni e ingiusto che adesso ci sia un limite di età.
- [Sulla classe 250, «si disputava su una moto da corsa praticamente perfetta: velocissima, ma ancora umana direi...»] Era meravigliosa, con una velocità di percorrenza in curva spaziale e poi 100 cavalli per 100 chili: un equilibrio esagerato. C'erano piste come il Sachsenring, Donington e poche altre che sembravano disegnate per la 250, dove non serviva di più.
- [Sul Gran Premio motociclistico di Germania 2002, «hai vinto la gara pensando di averla persa...»] Si era messo a piovere e sono caduto nella stessa curva dove ero scivolato anche con la 125 mentre ero davanti a lottare per vincere. Sono arrivato al box incazzato nero, ma lì ho scoperto che la gara era stata sospesa con la bandiera rossa per pioggia e quindi che sarebbe stata valida la classifica al giro precedente e che quindi avevo vinto. È stato un turbinio di emozioni incredibile.
- [Sul circuito di Istanbul] [...] in Turchia non so perché, ma mi veniva tutto bene e facile. Riuscivo a raccordare. E nel curvone mettevo la sesta appena incominciavo a piegare... Era un circuito bellissimo, una di quelle piste dove la MotoGP la usi da MotoGP.
- [Sulla Ducati Desmosedici] [...] Stoner non faceva vedere i limiti della moto, che era una moto veramente complicata. Dopo il primo giorno di test dissi all'ingegner Filippo Preziosi di pagare Stoner tutto quello che avrebbe voluto, perché sarebbe costato sempre meno di rifare la moto per far andare forte tutti.
- [...] adesso l'idea stessa di moto è stata talmente rivoluzionata che bisogna proprio concepire il progetto in modo diverso e nuovo. Fino a 5 anni fa era impensabile mettere tante energie fisiche, mentali ed economiche sull'aerodinamica della moto, invece adesso è una componente quasi più importante del telaio. [«Ti piace questo nuovo modo di fare le moto da corsa?»] No, non mi piace. Primo perché non sembrano più moto da vedere e perché non è qualcosa che si potrà portare sulle moto di serie per aumentare le prestazioni o la sicurezza. È soltanto un questione estetica e secondo me ad esasperare questi aspetti della moto si perderà sempre più spettacolo, perché sarà sempre più difficile sorpassare, perché seguire un pilota con l'aria sporca hai una moto che si comporta in modo diverso. Mi sembra che si stia seguendo una direzione che invece la Formula 1 sta abbandonando.
- [«Nel 2009 hai corso con una Kawasaki nera...»] Purtroppo anche lì è successo che spendevano un sacco di soldi senza portare a casa risultati e quindi decisero di chiudere. Peccato, perché la moto era nata molto bene. A me arrivò la moto nuova, il problema è che loro il 31 marzo chiudevano e la prima gara era ai primi di aprile. Così ci hanno dato tutto il materiale e le moto, ma senza il minimo sviluppo che invece sarebbe servito, almeno sulle piccole cose come il link dell'ammortizzatore, le piastre di sterzo... Fu un peccato. [«E pensare che con un pilota puntiglioso, tecnico, sensibile e rompipalle (nel senso buono) come te sarebbe andata probabilmente bene»] Sì, se vai a guardare le prime gare a Motegi ho fatto sesto superando addirittura Stoner, a Jerez quinto, a Le Mans podio, al Mugello ero in testa, a fine anno a Sepang pioveva e mi son detto che avrei vinto e invece mi si è inceppato il comando del gas che era vecchio... Sembra una barzelletta. Peccato perché se avessero [...] comunque fatto gli sviluppi programmati, avremmo potuto toglierci delle soddisfazioni.
Citazioni su Marco Melandri
modifica- È chiaro che Marco è un pilota che gioca sporco e lo fa apposta. Gli altri piloti non apprezzano il suo stile perché non è furbo o intelligente. (Eugene Laverty)
Note
modifica- ↑ Dall'intervista di Enrico Biondi, Melandri, marinaio e gentiluomo, La Stampa, 13 agosto 2000.
- ↑ a b Dall'intervista di Paolo Ianieri, Melandri: «Rossi ti batterò», La Gazzetta dello Sport, 11 agosto 2002.
- ↑ a b Dall'intervista di Benedetto Ferrara, Melandri fra Honda e Ducati: "Ma non passo per un vincente", la Repubblica, 23 settembre 2006.
- ↑ a b Dall'intervista di Diana Tamantini, Marco Melandri: "Non c'è più gente che ride nel paddock", corsedimoto.com, 27 settembre 2021.
- ↑ a b Dall'intervista di Matteo Cassol, Melandri a MOW: "Ho preso il Covid apposta, per necessità, ma userò il green pass solo per lavorare e per mia figlia", mowmag.com, 14 gennaio 2022.
- ↑ a b Dall'evento MotoShow dell'Automotoclub Storico Italiano, 12-14 maggio 2023; citato in Nico Cereghini, "I piloti, razza davvero speciale", moto.it, 15 maggio 2023.
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