Metafinzione
La metafinzione è una forma di finzione che enfatizza la propria artificialità, in modo da ricordare continuamente ai lettori o agli spettatori che stanno leggendo o vedendo un'opera di fantasia.
In altre parole, la metafinzione è un'opera di fantasia autocosciente riguardo al linguaggio, alla forma letteraria e alla narrazione. Tali opere attirano direttamente o indirettamente l'attenzione sul loro status di prodotti artificiali[1]. La metafinzione è spesso usata come una forma di parodia, o come uno strumento per minare le convenzioni letterarie ed esplorare il rapporto tra letteratura e realtà, o tra vita e arte[2].
La metafinzione sfida e mette in dubbio il principio della sospensione dell'incredulità, che normalmente sta alla base delle opere di fantasia.
Esempi
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene la metafinzione sia più comunemente associata alla letteratura postmoderna che si è sviluppata a metà del XX secolo, il suo uso può essere fatto risalire a opere di narrativa molto precedenti, come I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer (1387), Don Chisciotte di Miguel de Cervantes (1605), Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Laurence Sterne (1759), La fiera della vanità di William Makepeace Thackeray (1847), così come opere più recenti come la Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams (1979), Casa di foglie di Mark Z. Danielewski (2000) e Me tous anthropous apo ti gefyra di Dimitris Lyacos (2018). Nell'ambito della letteratura per ragazzi, Claude Ponti utilizza spesso questo espediente narrativo[3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Patricia Waugh, Metafiction – The Theory and Practice of Self-Conscious Fiction, London, New York, Routledge, 1984, p. 2.
- ^ Rüdiger Imhof, Contemporary Metafiction – A Poetological Study of Metafiction in English since 1939, Heidelberg, Carl Winter Universitätsverlag, 1986, p. 9.
- ^ Isabelle Artigues, L'éducation du lecteur à travers la figure de la métalepse chez Claude Ponti, in Loxias, n. 42, 15 settembre 2013.