Charlot

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Charlot
Nome orig.The Tramp (il vagabondo)
AutoreCharlie Chaplin
1ª app.7 febbraio 1914
1ª app. inCharlot ingombrante
Interpretato daCharlie Chaplin
Caratteristiche immaginarie
SessoMaschio

Charlot (Charlie), noto anche come "il vagabondo" (the tramp), è un personaggio immaginario protagonista di una serie di film del cinema muto ideato e interpretato da Charlie Chaplin.[1][2] Il personaggio compare per la prima volta nel film Charlot ingombrante (1914).

Il personaggio è diventato un icona del cinema ed è entrato nell'immaginario collettivo venendo identificato col suo creatore; alcuni elementi che componevano l'abbigliamento del personaggio, come il cappello o le scarpe, hanno raggiunto elevate quotazioni nei mercati d'aste o sono state esposti in musei del cinema.[3][4]

Caratterizzazione del personaggio

Charlot è un personaggio maldestro, ma di buon cuore, presentato come un vagabondo che si sforza di comportarsi con le buone maniere e la dignità di un gentiluomo, nonostante il suo stato di povertà. Tuttavia usa anche la sua astuzia per ottenere ciò che gli serve per sopravvivere e per sfuggire alle figure di autorità che non tollerano le sue buffonate. Indossa sempre un paio di pantaloni larghi, un cappotto stretto, una bombetta piccola, un grosso paio di scarpe, un bastone; ha sempre i baffi; cammina in modo strano.

Ideazione del personaggio

Il personaggio nasce da un'idea di Charlie Chaplin e del produttore e regista Mack Sennett nel 1913. Chaplin, stipulato un contratto con la casa di produzione Keystone Film Company, aveva intenzione di creare un personaggio in chiave comica che usasse pochissimi dialoghi nelle comiche per esprimere le sue idee, a meno che non ne fosse stato estremamente necessario. Infatti Chaplin, dopo la messa in scena del personaggio nel film Charlot ingombrante, volle che Charlot conservasse pienamente queste sue caratteristiche di comico che usa il corpo rispetto alla parola per tutta la durata del successo delle sue comiche.[senza fonte]

Scena tratta da Il grande dittatore. Il barbiere ebreo alla fine del film, quando pronuncia ai nazisti il suo discorso pieno di umanità

Negli spogliatoi della casa di produzione Keystone, Chaplin chiese in prestito a delle comparse alcuni capi di abbigliamento e, dal magazzino, prese una bombetta e un bastone da passeggio.[3]

Un personaggio con caratteristiche simili è l'operaio del film Tempi moderni (1936) il quale, nonostante il film sia sonoro, non recita una sola parola.[senza fonte]

Nel successivo film Il grande dittatore (1940), Chaplin interpreta due ruoli, uno dei quali ricorda nei modi il personaggio, il barbiere ebreo, il quale però, solo parla, esprimendosi ancora con il corpo solo all'inizio della storia.[senza fonte]

Filmografia

Umanità del personaggio: la tragedia e la satira di Charlot

Charlot nel film Vita da cani (1918)

Il personaggio di Charlot, dalla sua nascita nel 1914 al suo evolversi fino al 1940, è simbolo di grande umanità che accusa e rispecchia la triste realtà di varie generazioni dell'America degli anni venti e trenta. Non a caso Charlot è un vagabondo con buffi vestiti e dai modi sgraziati, proprio per questo egli è destinato ad essere un reietto della società, ad essere il più bersagliato dalla sfortuna e dalla cattiveria della gente più potente di lui, insomma obbligato ad essere l'ultima ruota del carro. Sebbene all'inizio del periodo delle sue prime comiche (1914 - 1915) il personaggio non facesse notare tali aspetti, dal 1917 in poi gran parte delle comiche dirette, scritte, montate, musicate e interpretate da Charlie Chaplin avranno totalmente come sfondo questa triste e scura realtà. La fame e la sofferenza saranno le uniche amiche e accompagnatrici del povero vagabondo che cerca la fortuna per le strade deserte e misere della città, sempre bersagliato dalla sorte ostile. L'unico elemento a cui spesso Charlot si aggrappa con le proprie forze è l'amore per qualche animale (spesso un cane) o per una bella ragazza, in gran parte dei casi anche lei sfortunata e miserabile.

Proprio da questo oggetto del desiderio, Charlot tirerà fuori il meglio di sé, apparendo gentile e cortese e dai portamenti nobili e soprattutto (come in una storia d'amore dei racconti d'avventura medievale) si batterà contro il suo rivale, più potente robusto e forte di lui, riuscendo sempre a vincere con l'astuzia. Alcuni film in cui Chaplin raggiunge l'apice mettendo in mostra queste tematiche sono: Vita da cani, L'emigrante, Il monello e La febbre dell'oro.

Dopo lo Charlot buffone e di aspetto umano e realistico, vi è lo Charlot satirico. Infatti Chaplin riteneva che per sottolineare gli aspetti negativi della società degli anni '30 non fosse necessario solo lo stereotipo dell'uomo fallito e sfortunato, ma anche e soprattutto la satira di un personaggio buffo, costretto a possedere gli stessi affanni del "precedente sfortunato" ma in maniera da suscitare all'ilarità il pubblico, facendogli capire nettamente il messaggio sociale lanciato. Due famosi film (ad eccezione de Il grande dittatore) in cui Charlie Chaplin dà al massimo mostra di queste caratteristiche sono: Il vagabondo e Tempi moderni. Nel primo Charlot, salvata una contadina dai soprusi di tre brutti ceffi, viene assunto dal contadino, padre della ragazza, come operaio a tempo indeterminato nella sua azienda agricola. Charlot sarà contento della proposta, ma le dure fatiche del lavoro lo faranno impazzire. Nel secondo film la satira è ancora più graffiante: un operaio, come i moltissimi di un'imponente azienda produttrice di metallo, è costretto a rispettare massacranti turni di lavoro. Il proprietario della fabbrica è un uomo che si ritiene molto magnanimo e mirante al futuro. Per questo egli ordina che gli operai non si distraggano durante il lavoro e che sprechino poco tempo durante le pause, aumentando ancora di più il loro malessere. Come se non bastasse, il direttore con l'aiuto di tecnici fa impiantare delle macchine davanti a ciascuno degli operai intenti a lavorare a ritmo incessante davanti ad una catena di montaggio, in continuo movimento, ad avvitare e smontare bulloni. Questa macchina secondo i tecnici dovrebbe ridurre i tempi della pausa pranzo di ciascun impiegato, permettendogli di produrre più materiale per l'azienda. Tuttavia la macchina che dovrebbe essere in grado di servire l'operaio facendogli ingerire cibo e bevande, si rivela un fiasco e il primo a doverne sperimentare le scadenti qualità è proprio il povero Charlot che ne uscirà fuori totalmente pazzo. Egli è ormai abituato a muovere le mani e le braccia come se dovesse avvitare in continuazione bulloni e ciò sarà causa di tante divertenti situazioni.

Charlot/Hynkel e la satira sul nazismo

Dal film Il grande dittatore, Adenoid Hynkel si prepara a giocare con il mappamondo

«Qualsiasi somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale!»

Con la doppia interpretazione di due personaggi ne Il grande dittatore: Adenoid Hynkel e il barbiere ebreo, Chaplin decreta la morte del classico vagabondo che tutti conosciamo, per farne nascere dalle ceneri un nuovo stereotipo incentrato totalmente nella satira. A quel tempo negli anni 1939 - 1940 con l'ascesa al potere del führer Adolf Hitler, iniziarono gravi persecuzioni contro il popolo ebreo e soprattutto aspre e sanguinose guerre che iniziarono dalla Polonia e si espansero fino alla Francia. L'America allora si era mantenuta ancora neutrale. Chaplin così decise di avvalersi delle sue capacità riguardanti la satira di Charlot per dar vita ad un nuovo personaggio umano e vittima del potere, ispirato alle caratteristiche solo fisionomiche di un altro realmente esistente. Infatti l'Hynkel del film, come l'Hitler vero e proprio, appare come un uomo mediocre intellettualmente e desideroso di avere solo la capacità di conquistarsi il consenso del popolo: ciò lo renderebbe l'uomo più felice del mondo. La capacità creatrice di Chaplin sta appunto nel mettere in atto sulla scena un personaggio che usa una maschera per apparire odioso, potente e crudele al pubblico durante i suoi discorsi alla città di Berlino e ai fedeli nazisti, mentre al contrario quando si trova nel suo palazzo bunker appare come un uomo, spesso consigliato dai collaboratori, che mira solo ad essere perfetto e migliore a tutti. Tanta è la sua pomposa sregolatezza e maniacale il suo narcisismo che portano Adenoid Hynkel a progettare di scrivere un'autobiografia, la migliore tra tutte, contenente le annotazioni di tutti i momenti più importanti della sua vita e delle vittorie più riuscite.

Un chiaro esempio della contorta ma vera e realistica psiche del Dittatore è l'episodio del mappamondo. Hynkel, incoraggiato da un fedele consigliere, si ritiene il dominatore del mondo e per dimostrare la sua grandezza si mette a giocare con un mappamondo enorme facendolo fluttuare in aria nello spazio colossale esagerato del suo palazzo lussuoso. L'azione è accompagnata dall'ouverture dell'opera Lohengrin di Richard Wagner.

Influenza culturale

Bombetta, bastone e scarpe di Charlot, esposte dalla "Fondation de Musèe Chaplin" presso il Chaplin's World a Corsier-sur-Vevey
  • Chaplin's World: museo a Corsier-sur-Vevey, in Svizzera, con una esposizione permanente dedicato al personaggio.[5]

Note

  1. ^ Cent'anni con Charlot: il giorno in cui Chaplin si trasformò in icona, su Spettacoli - La Repubblica, 31 gennaio 2014. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  2. ^ Testimonianze - Charlot, ovvero Charlie in "Enciclopedia del Cinema", su www.treccani.it. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  3. ^ a b Luci della ribalta addio all' asta il mondo di Charlot - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  4. ^ (EN) Il cappello di Charlot (Charlie Chaplin) venduto per 62.500 dollari, su Panorama, 19 novembre 2012. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  5. ^ Sky Cinema, Chaplin's World, nasce un museo tutto dedicato a Charlot. FOTO, su tg24.sky.it, 16 aprile 2016. URL consultato il 3 febbraio 2020.

Voci correlate

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