Coordinate: 43°43′21.59″N 10°23′45.59″E

Duomo di Pisa

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Cattedrale metropolitana primaziale di Santa Maria Assunta
Duomo di Pisa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàPisa
IndirizzoPiazza Duomo
Coordinate43°43′21.59″N 10°23′45.59″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareMaria Assunta
Arcidiocesi Pisa
Consacrazione1118
Stile architettonicoRomanico pisano
Inizio costruzione1063
Completamento1092
Sito webwww.opapisa.it/en/square-of-miracles/cathedral

Il Duomo di Pisa, ufficialmente Cattedrale Primaziale di Santa Maria Assunta, al centro della Piazza del Duomo, conosciuta anche come Piazza dei Miracoli, è la cattedrale dell'Arcidiocesi di Pisa nonché chiesa Primaziale.

Capolavoro del romanico, in particolare del romanico pisano, rappresenta la testimonianza tangibile del prestigio e della ricchezza raggiunti dalla repubblica marinara di Pisa nel momento del suo apogeo.

Storia

Il corpo basilicale, con la celebre Torre di Pisa, che ne rappresenta il campanile

La sua costruzione iniziò nel 1063 (1064 secondo il calendario pisano all'epoca vigente) dall'architetto Buscheto, con la decima parte del bottino dell'impresa di Palermo in Sicilia contro i Musulmani (1063) guidata da Giovanni Orlandi appartenente alla famiglia Orlandi[1]. Vi si fondono elementi stilistici diversi: classici, lombardo-emiliani, bizantini ed in particolare islamici, a riprova della presenza internazionale dei mercanti pisani a quei tempi. In quello stesso anno veniva iniziata anche la ricostruzione della basilica di San Marco a Venezia, per cui può anche darsi che vi fosse stata all'epoca una rivalità tra le due repubbliche marinare a creare il luogo di culto più bello e sontuoso.

La chiesa fu eretta in un'area esterna alla cinta muraria altomedioevale, a simboleggiare proprio il potere di Pisa che non necessitava protezioni. La zona scelta era già utilizzata in epoca longobarda come necropoli e, già nei primi anni dell'XI secolo, fu eretta una chiesa mai terminata che doveva essere intitolata a santa Maria. La nuova grande chiesa di Buscheto, infatti, viene inizialmente chiamata Santa Maria Maggiore fino a quando non viene definitivamente intitolata a Santa Maria Assunta.

Nel 1092 la chiesa, da semplice cattedrale, passa ad essere primaziale, essendo stato conferito il titolo di primate all'arcivescovo Daiberto da papa Urbano II, onorificenza oggi soltanto formale. La cattedrale fu consacrata nel 1118 dal papa Gelasio II.

Nella prima metà del XII secolo il duomo fu ampliato sotto la direzione dell'architetto Rainaldo, che allungò le navate aggiungendo tre campate[2] secondo lo stile di Buscheto, allargò il transetto e progettò una nuova facciata, conclusa dalle maestranze guidate dagli scultori Guglielmo e Biduino. La datazione di inizio dei lavori è incerto: subito dopo la morte di Buscheto intorno all'anno 1120, secondo alcuni, intorno all'anno 1140 secondo altri. La fine dei lavori daterebbe al 1180, come documentato dalla data apposta sui battenti bronzei di Bonanno Pisano sulla porta maggiore.

L'aspetto attuale del complesso edificio è il risultato di ripetute campagne di restauro succedutesi in diverse epoche. I primi radicali interventi seguirono il disastroso incendio del 1595, che distrusse molti interventi decorativi e a seguito del quale fu rifatto il tetto e furono eseguite le tre porte bronzee della facciata, opera di scultori della bottega del Giambologna, tra cui Gasparo Mola e Pietro Tacca. A partire dal Settecento iniziò il progressivo rivestimento delle pareti interne con grandi dipinti su tela, i "quadroni" con Storie di beati e santi pisani, eseguiti dai principali artisti dell'epoca grazie all'iniziativa di alcuni cittadini che si autofinanziarono creando un'apposita attività commerciale.

San Tommaso d'Aquino fra i Dottori della Chiesa di Benozzo Gozzoli, oggi al Museo del Louvre, in origine proveniente dal Duomo di Pisa, particolare

Significative le spoliazioni napoleoniche del Duomo di Pisa e all'Opera del Duomo, molte opere confluirono al Louvre dove sono oggi esposte, tra le quali Il Trionfo di San Tommaso d'Aquino fra i Dottori della Chiesa di Benozzo Gozzoli, oggi al Louvre, Morte di San Bernardo dell'Orcagna e San Benedetto, opera di Andrea del Castagno.[3]

Tra i vari interventi degni di nota va segnalato lo smantellamento del pergamo di Giovanni Pisano che venne riassemblato solo nel 1926 in una diversa posizione e con diverse parti mancanti, tra cui la scala, e lo smantellamento del monumento ad Enrico VII realizzato da Lupo di Francesco che si trovava di fronte alla porta di San Ranieri e successivamente sostituito da una versione semplificata e simbolica.

Gli interventi successivi si ebbero nel corso dell'Ottocento ed interessarono sia le decorazioni interne sia quelle esterne, che in molti casi, specie per le sculture della facciata furono sostituite da copie (gli originali sono al Museo dell'Opera del duomo).

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nella campagna italiana, la Forza di Spedizione Brasiliana durante una messa in cattedrale con l'immagine di Nostra Signora di Aparecida canta l'inno brasiliano, interrotto da un forte bombardamento aereo perpetrato dell'Asse. L'evento è stato reso noto dal fatto che i soldati si sono rifiutati di interrompere l'inno nazionale anche di fronte alle esplosioni e di continuare a cantare fino alla finale, rifiutando gli ordini di proteggersi.[4][5]

Descrizione

Pianta, misure e dimensioni

Pianta

L'edificio è a croce latina immissa con una grande cupola all'incrocio dei bracci. Il corpo longitudinale, diviso in cinque navate, si sviluppa su dieci campate. Questa pianta continua nel coro con altre due campate ed un'abside finale a coronamento della sola navata centrale. Il transetto ha 4 campate per lato (oppure sei se si includono le due in comune col corpo longitudinale) ed è a tre navate con absidi terminanti sui due lati. Al centro quattro grossi pilastri delimitano la crociera rettangolare terminante in alto con una grossa cupola ellittica.

L'edificio, come la torre campanaria, è sprofondato percettibilmente nel suolo, e alcuni dissesti nella costruzione sono ben visibili, come le differenze di livello tra la navata di Buscheto e il prolungamento ad opera di Rainaldo (le campate verso ovest e la facciata).

Esterno

Dettaglio superiore della facciata

La ricchissima decorazione comprende marmi multicolori, mosaici e numerosi oggetti di bronzo provenienti dal bottino di guerra, fra cui il Grifo utilizzato come est del tetto, forse preso a Palermo nel 1061 (oggi sul tetto si trova una copia, l'originale è nel Museo dell'Opera del Duomo). Gli archi a profilo acuto fanno riferimento a influenze musulmane e del meridione d'Italia. Le arcate cieche con losanghe richiamano le analoghe strutture delle chiese dell'Armenia. La facciata di marmo grigio e bianco, decorata con inserti di marmo colorato, fu edificata da mastro Rainaldo. I tre portali sottostanno a quattro ordini di loggette divise da cornici con tarsie marmoree, dietro i quali si aprono monofore, bifore e trifore.

Le porte della facciata in bronzo furono realizzate da diversi artisti della taglia di Giambologna, dopo l'incendio del 1595, in sostituzione della porta regia in legno ricoperta di bronzo di Bonanno Pisano e le due porte laterali in legno. Sopra le porte ci sono quattro file di gallerie aperte, con, in cima, la Madonna con Bambino e, negli angoli, i quattro evangelisti. La tomba di Buscheto si trova a sinistra della porta nord della facciata.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fin dai tempi antichi i fedeli entravano nel Duomo attraverso la porta di San Ranieri, posta sul retro nell'omonimo transetto, di fronte al campanile. Questo perché i nobili della città si recavano alla cattedrale venendo da via Santa Maria che conduce proprio a quel transetto. Tale porta fu fusa intorno al 1180 da Bonanno Pisano, ed è l'unica porta scampata all'incendio del 1595 che danneggiò pesantemente la chiesa. La porta di San Ranieri è decorata con ventiquattro formelle raffiguranti storie del Nuovo Testamento. Questa porta è una delle prime prodotte in Italia nel Medioevo, dopo l'importazione di numerosi esempi da Costantinopoli, (ad Amalfi, a Salerno, a Roma, a Montecassino, a Venezia...) e vi si ammira una sensibilità tutta occidentale, che si stacca dalla tradizione bizantina.

Le originali gràdule del Duomo, ad opera della taglia di Giovanni Pisano e risalenti alla fine del XIII secolo, furono rimosse nel 1865 e sostituite dall'attuale sagrato. Queste gràdule, consistevano in muraccioli, decorati a riquadri scolpiti con figure di animali e teste, a ridosso del perimetro esterno della cattedrale e servivano come base per i numerosi sarcofagi di epoca romana che, durante l'epoca medievale, venivano reimpiegati per le sepolture dei nobili (tra i quali spicca Beatrice di Canossa) e degli eroi. Attualmente alcuni frammenti sono visibili al Museo dell'Opera del Duomo, mentre i sarcofagi furono tutti spostati all'interno del recinto del Camposanto monumentale.

La cupola ellissoidale sormontata da una lanterna richiama l'architettura islamica, come altri elementi architettonici della chiesa.[6]

Interno

L'interno
Cappella del Santissimo Sacramento

L'interno a cinque navate è rivestito di marmi bianchi e neri, con colonne monolitiche di marmo grigio e capitelli di ordine corinzio. Gli archi delle dieci campate sono a tutto sesto (quelli della navata centrale) oppure a sesto rialzato nello stile moresco del tempo (quelli delle navate laterali). L'interno suggerisce un effetto spaziale che qualche analogia con quello delle moschee, per l'uso di archi a sesto rialzato nelle navate laterali più esterne, per l'alternanza di fasce in marmo bianco e verde e per l'inconsueta cupola ellittica, di ispirazione orientale. La presenza dei matronei, con le solide colonne monolitiche di granito nelle bifore, è un chiaro segno di influenza bizantina. L'architetto Buscheto aveva accolto stimoli dal Levante islamico e dall'Armenia.[7]

La navata centrale ha un soffitto a cassettoni dorati seicenteschi, in legno dorato e dipinto, dei fiorentini Domenico e Bartolomeo Atticciati; reca dorato lo stemma dei Medici. Presumibilmente l'antico soffitto presentava una struttura con capriate lignee a vista. Le quattro navate laterali hanno una copertura intonacata a crociera. La copertura a cassettoni è presente anche nel coro e nella navata centrale del transetto, mentre una copertura a botte intonacata è presente nelle navate laterali del transetto. Curiosa è la copertura delle navate laterali del transetto al livello delle due campate in comune con le navate laterali del corpo longitudinale: queste sono a crociera (come nelle navate laterali del corpo longitudinale), ma sono più alte (come nelle navate laterali del transetto). È inoltre presente un matroneo di origine bizantina che corre lungo tutta la chiesa, compreso coro e transetto e che presenta una copertura a cassettoni (corpo centrale) o a travi lignee (transetto). Ancora più in alto sottili e profonde finestrine permettono l'illuminazione della chiesa.

Solo una parte degli interventi decorativi medievali sono sopravvissuti all'incendio del 1595. Tra queste è l'affresco con la Madonna con Bambino del pisano Maestro di San Torpè nell'arco trionfale, e sotto di esso il pavimento cosmatesco, di una certa rarità fuori dai confini del Lazio. Fu realizzato in tarsie marmoree con motivi geometrici ad "opus alexandrinum" (metà del XII secolo). Altri frammenti di affreschi tardo medioevali sono sopravvissuti, tra i quali San Girolamo su uno dei quattro pilastri centrali e San Giovanni Battista, un Crocifisso e San Cosimo e Damiano sul pilastro vicino alla porta di ingresso, parzialmente nascosto dalla bussola.

Nel punto di incontro tra il transetto e il corpo centrale si innalza la cupola, la cui decorazione rappresentò uno degli ultimi interventi realizzati dopo l'incendio citato. Dipinta con la rara tecnica di pittura a encausto[8] (o cera su muro)[9], nella cupola è rappresentata la Vergine in gloria e santi (1627-1631), capolavoro del pisano Orazio Riminaldi, completata dopo la sua morte, avvenuta nel 1630 a causa della peste, dal fratello Girolamo. La decorazione ha subìto un accurato restauro che l'ha restituita al suo originale splendore nel 2018.

Il presbiterio, terminante in un'abside curva, presenta una grande varietà di ornamenti. Al di sopra, nel catino, il grande mosaico del Cristo in trono tra la Vergine e san Giovanni è reso famoso dal volto di san Giovanni, opera di Cimabue del 1302 che sopravvisse miracolosamente all'incendio del 1595. Proprio quel San Giovanni Evangelista fu l'ultima opera realizzata da Cimabue prima della morte e l'unica di cui esista una documentazione certificata. Evoca i mosaici delle chiese bizantine e anche quelle normanne, come Cefalù e Monreale, in Sicilia. Il mosaico, in buona parte realizzato da Francesco da Pisa fu terminato da Vincino da Pistoia con la raffigurazione della Madonna sulla parte sinistra (1320).

L'Altare maggiore, dell'inizio del Novecento, presenta sei Angeli coevi di Ludovico Poliaghi, e al centro il Crocifisso bronzeo di Giambologna, del quale sono anche gli Angeli portacandelabro all'estremità della ricca transenna marmorea, mentre l'Angelo sulla colonna a sinistra dell'altare è di Stoldo Lorenzi.

Al di sotto, dietro l'Altare maggiore, è invece il grande complesso decorativo della Tribuna, composto da 27 dipinti che raffiguranti Episodi del Vecchio Testamento e Storie cristologiche. Iniziata prima dell'incendio con le opere di Andrea del Sarto (tre tele, Santa Agnese, le Sante Caterina e Margherita e i Santi Pietro e Giovanni Battista) il Sodoma e Domenico Beccafumi (Storie di Mosè ed Evangelisti), fu completata dopo tale evento con le opere di diversi pittori toscani, tra cui Orazio Riminaldi.

Il pergamo

Lo stesso argomento in dettaglio: Pulpito del Duomo di Pisa.
Il pergamo di Giovanni Pisano

Il pergamo, capolavoro di Giovanni Pisano (1302-1310), sopravvissuto all'incendio, fu però smontato durante i lavori di restauro e non fu rimontato fino al 1926. Con la sua articolata struttura architettonica e la complessa decorazione scultorea, l'opera è una delle più vaste narrazioni per immagini trecentesche che riflette il rinnovamento ed il fervore religioso dell'epoca. Nelle formelle, leggermente ricurve, sono scolpiti con un linguaggio espressivo gli episodi della Vita di Cristo. La struttura è poligonale, come negli analoghi esempi precedenti, nel battistero di Pisa, nel duomo di Siena e nella chiesa di Sant'Andrea di Pistoia, ma per la prima volta i pannelli sono leggermente incurvati, dando un'idea di circolarità nuova nel suo genere. Altrettanto originali sono: la presenza di cariatidi, figure scolpite al posto delle semplici colonne, che simboleggiano le Virtù; l'adozione di mensole a volute in luogo degli archetti per sostenere il piano rialzato; il senso di movimento, dato dalle numerosissime figure che riempiono ogni spazio vuoto.

Per queste qualità unite alla sapiente arte narrativa delle nove scene è generalmente considerato il capolavoro di Giovanni e più in generale della scultura gotica italiana. Il pergamo commissionato a Giovanni sostituì uno precedente, realizzato da Guglielmo (1157-1162), che fu inviato nel duomo di Cagliari. Non essendoci documentazione di come fosse il pergamo prima dello smantellamento, esso è stato ricostruito in una posizione diversa da quella originaria e, sicuramente, con le parti non nello stesso ordine e orientamento di come era stato pensato. Non si sa se possedesse o meno una scala sempre in marmo.

Altre opere d'arte

Il transetto destro è occupato dalla Cappella di San Ranieri, patrono della città, del quale la chiesa conserva le reliquie nella magnifica teca sull'altare. Sempre nella cappella, a sinistra, è conservata parte della frammentaria tomba di Enrico VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, morto nel 1313 a Buonconvento mentre assediava invano Firenze. La tomba, anche questa smontata e ricomposta, (fu scolpita da Tino di Camaino nel 1313-1315) ed era in origine posta al centro dell'abside, come segno della fede ghibellina della città. Era inoltre un monumento scultoreo molto più complesso, dotato di varie statue. Spostato più volte per questioni politiche, venne anche separato in più parti (alcune dentro la chiesa, alcune sulla facciata, alcune nel Campo Santo). Oggi troviamo in chiesa il sarcofago con il defunto raffigurato sdraiato sopra di esso, secondo la moda in voga a quel tempo, e i dodici apostoli scolpiti in bassorilievo. La lunetta dipinta con gli angeli reggicortina sono invece un'aggiunta successiva della bottega di Domenico Ghirlandaio (fine XV secolo). Gli altri resti del monumento sono stati ricomposti nel vicino Museo dell'Opera del Duomo. Il transetto sinistro è occupato invece dalla Cappella del Santissimo Sacramento, al cui centro è il grande ciborio in argento ideato da Giovan Battista Foggini (1678-86).

Sui numerosi altari laterali sono collocati dipinti cinque-seicenteschi. Fra le tele ospitate sugli altari minori, si ricordano la Madonna delle Grazie con santi, del manierista fiorentino Andrea del Sarto, e la Madonna in trono e santi nel transetto destro, di Perin del Vaga, allievo di Raffaello, entrambe terminate da Giovanni Antonio Sogliani. Di stile barocco sono, del senese Francesco Vanni, la tela con la Disputa del Sacramento, e del genovese Giovanni Battista Paggi la Croce con santi. Particolarmente venerata è l'immagine della duecentesca Madonna col Bambino, detta Madonna di sotto gli organi, attribuita al volterrano Berlinghiero Berlinghieri.

Organi a canne

Lo stesso argomento in dettaglio: Organi della cattedrale di Santa Maria Assunta a Pisa.

All'interno del duomo si trovano due organi a canne:

Elenco dei principali artisti che decorarono la cattedrale

Il soffitto a cassettoni, affreschi cinquecenteschi, angelo reggicandela e San Giovanni di Cimabue (dettaglio del mosaico)

Astronomia nella cattedrale

Capodanno pisano

All'interno del Duomo di Pisa è possibile osservare due eventi astronomici: il primo segnala il mezzogiorno solare pisano nel giorno dell'equinozio, l'altro invece scandisce il mezzogiorno solare pisano del 25 marzo, giorno che storicamente coincideva con il Capodanno secondo il vecchio calendario pisano. Attualmente, i due eventi si verificano pertanto alle ore 12:27 in presenza dell'ora solare, oppure alle ore 13:27 in presenza dell'ora legale.

Per alcuni istanti, in concomitanza del mezzogiorno solare, un raggio di sole penetra all'interno della cattedrale attraverso una vetrata che si apre al di sopra dell'altare dedicato a San Ranieri. Mentre nel giorno dell'equinozio il raggio di sole va ad illuminare i riquadri marmorei del pavimento in prossimità dell'altare, nel giorno dello storico Capodanno pisano l'obiettivo del raggio solare penetrato in chiesa è l'illuminazione dell'uovo marmoreo collocato sulla colonna a fianco del pergamo di Giovanni Pisano.[12]

Curiosità

  • Il lampadario per incenso al centro della navata è detto di Galileo Galilei, perché la leggenda vuole che il grande scienziato abbia formulato la sua teoria sull'isocronismo del pendolo guardandone l'oscillazione dal soffitto della navata. L'originale, diverso e molto più piccolo, però si trova oggi nella cappella Aulla in Campo Santo.
  • Sul lato nord, a sinistra della facciata davanti al Campo Santo, ad altezza dello sguardo si trova un pezzo di marmo di origine romana (come testimonia la decorazione a motivi vegetali che si può ancora vedere in parte a lato), sul quale sono presenti una serie di buchini neri. Secondo la leggenda si tratterebbe dei segni lasciati dal diavolo quando si arrampicò sul duomo nel tentativo di fermarne la costruzione, chiamate appunto unghiate del diavolo. Sempre secondo la leggenda il numero di queste unghiate varierebbe per dispetto ogni volta che si prova a contarle (circa 150, con alcuni segni più leggeri per questo a volte trascurati nella conta), per cui talvolta si portano i bambini a fare il conto che non risulta mai lo stesso due volte. Più verosimilmente sono i fori di trapano più profondi di una decorazione a perline e fusarole di un architrave romana piallata per essere riutilizzata come blocco liscio.
  • La leggenda vuole che l'anfora posta su una colonnina a destra nell'abside sia quella usata nelle nozze di Cana, in cui Gesù mutò l'acqua in vino.
  • All'interno del duomo riposa la salma di papa Gregorio VIII.

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ PISA MEDIEVALE, su comune.pisa.it. URL consultato il 28 novembre 2018.
  2. ^ Uno studio del possibile progetto originario dell'intero complesso monumentale si trova in: Franca Manenti Valli, Pisa: lo spazio e il sacro, con prefazione di Gianfranco Ravasi, Edizioni Polistampa, Firenze, 2016
  3. ^ http://municipalia.sns.it/assets/files/contributi/09%20gennaio%20pasquinelli.pdf.
  4. ^ (EN) Thomas Pappon, BBC resgata vozes e sambas esquecidos dos soldados brasileiros na 2ª Guerra, 14 marzo 2018. URL consultato il 6 ottobre 2019.
  5. ^ BBC, Soldados da FEB cantando o hino nacional sob bombardeio / Brazilian Army WWII. URL consultato il 6 ottobre 2019.
  6. ^ <https://www.visitapisa.it/duomo-di-pisa/>
  7. ^ Guida rapida d'Italia, Touring Club Italiano, 1994, vol. 3, pag. 186.
  8. ^ Enzo Carli, Il Duomo di Pisa: il Battistero, il Campanile, Firenze, Nardini Editore, 1989, p. 107, ISBN 9788840412047.
  9. ^ La cattedrale si fa bella per la festa dei 950 anni, in Il Tirreno, 24 novembre 2015. URL consultato il 28 dicembre 2015.
  10. ^ Organo Serassi, su opapisa.it. URL consultato il 9 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2015).
  11. ^ Organo Mascioni, su opapisa.it. URL consultato il 9 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2015).
  12. ^ Silvano Burgalassi, Festa dell'Annunziata, inizio dell'Anno Pisano (PDF), in Er Tramme, vol. 1, gen-mar 2013, 2013. URL consultato il 30 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2015).

Bibliografia

  • Ottavio Banti, Le Epigrafi e le scritte obituarie del duomo di Pisa, Biblioteca del "Bollettino storico pisano". Fonti (n. 5), vol. 1, Ospedaletto (Pisa), Pacini, 1996, p. 113, OCLC 708322660. Ospitato su archive.is.

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