Eforo
Gli efori (in greco antico: Ἔφορος?, Èforos, "sorvegliante", composto di ἐπί, epì, "sopra", e ὁράω, horàō, "vedere") furono la più importante delle magistrature spartane di età classica (dalla metà del VI secolo a.C.), anche se potevano vantare un'origine molto antica.
Storia
Istituzione
L'istituzione dell'eforato a Sparta è tradizionalmente legata alla figura dell'antichissimo e leggendario Licurgo, anche se Aristotele sostiene che sia stato il re di Sparta Teopompo a fondare tale magistratura al tempo della Prima guerra messenica, cioè verso la fine dell'VIII secolo a.C.[2]
Soppressione dell'eforato
Nel 227 a.C. il re Cleomene III, venuto in contrasto con gli efori, ne abolì la magistratura dopo aver teso un agguato ai cinque magistrati, mentre questi si trovavano insieme a pranzo come era consuetudine. Nell'agguato morirono quattro di loro, mentre il quinto, Agileo, riuscì miracolosamente a salvarsi fuggendo nel santuario della Paura.[3]
Il re di Macedonia Antigono III Dosone, dopo aver sconfitto Cleomene a Sellasia nel 222 a.C., restaurò la magistratura, svuotata da ogni potere in quanto Sparta pochi anni dopo fu annessa alla Lega achea. L'eforato fu formalmente abolito solo nel II secolo d.C. dall'imperatore romano Adriano, anche se di fatto la città di Sparta, come il resto della provincia d'Acaia, era sotto il completo controllo romano già dal 146 a.C.
Abbigliamento
Secondo moderne ricostruzioni gli efori, come gli altri Spartiati, portavano i capelli lunghi e li raccoglievano in trecce raccolte sulla nuca, a volte lasciandone libere due. Come i loro concittadini indossavano strettamente avvolto al corpo il tipico mantello lacedemone detto tribon (in greco antico: τρίβων?), che veniva usato in ogni stagione per dimostrare la loro resistenza al clima e secondo alcuni testi antichi era tinto di cremisi, colore che nell'antica Grecia aveva connotazioni militari. Non si ha alcuna notizia certa sui loro calzari: si può solo ipotizzare che fossero simili ai sandali rossi portati dagli Ateniesi che simpatizzavano per Sparta. Infine si sa che, come gli altri Spartiati, portavano un bastone dall'impugnatura a forma di T detto bakterion, simbolo di comando.[4]
Efori celebri
Tra le figure di spicco che ricoprirono questa carica vi furono:
- Chilone, uno dei sette savi dell'antichità, fu eforo nel 556 a.C.
- Stenelaida, l'eforo che nel 431 a.C. convinse gli Spartani ad intervenire a fianco dei Corinzi nella guerra del Peloponneso contro Atene.
- Endio, amico di Alcibiade, fu eforo nel 413 a.C. all'epoca della spedizione ateniese in Sicilia.
- Araco, eforo nel 409 a.C., fu successivamente nominato navarca al posto di Lisandro.
- Epitadeo, eforo in un anno imprecisato del IV secolo a.C., promulgò una legge che stabiliva che ogni cittadino poteva donare i suoi beni a chiunque.
- Antalcida, eforo nel 386 a.C., fu il promotore dell'omonimo trattato di pace coi Persiani.
- Lisandro, discendente dell'omonimo navarca, da eforo fece deporre il re Leonida II nel 242 a.C.
- Agesilao, zio e tutore del re Agide IV, fu eforo nel 241 a.C.
- Anfare fu eforo nel 241 a.C. e fece uccidere il re Agide IV con la connivenza di Leonida II.
- Agileo fu eforo nel 227 a.C., unico superstite, fra i cinque magistrati in carica, dell'attentato organizzato da Cleomene III.
Note
- ^ Plutarco, Cleomene, 7.
- ^ Aristotele, V, 1313a.
- ^ Plutarco, Cleomene, 8.
- ^ Nicholas Sekunda, Maratona 490 a.C., Gorizia, LEG, 2013, p. 61, ISBN 978-88-6102-191-4..
Bibliografia
- Fonti primarie
- Aristotele, Costituzione degli Ateniesi.
- Plutarco, Vite Parallele: Agide, Cleomene.
- Fonti secondarie
- (EN) Donald Kagan, The Outbreak of the Peloponnesian War, New York, Ithaca, 1969, ISBN 0-8014-9556-3.
- Cesare Goretti, L'istituzione dell'eforato, in "Archivio della Cultura italiana", 1941, 251;
- Nicolas Richer, Les Éphores. Études sur l'histoire et sur l'image de Sparte (VIIIe–IIIe siècle avant J.-C.), Publications de la Sorbonne, 1998.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «eforo»