Emerico Amari

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Emerico Amari (Palermo, 10 maggio 1810Palermo, 20 settembre 1870) è stato un giurista italiano antesignano della disciplina del diritto comparato, studioso di economia con interessi e competenze filosofiche, fu uno dei protagonisti del movimento politico liberale durante il Risorgimento italiano [1].

Biografia

Amari apparteneva ad un'antica e nobile famiglia palermitana: il padre era il Conte di S. Adriano Mariano Salvatore Amari, deputato nel Parlamento siciliano del 1812, e la madre, Rosalia Baiardi apparteneva alla famiglia dei Marchesi di S. Carlo. La coppia ebbe illustri figli come Michele Amari (1806 – 1889) patriota risorgimentale, uomo politico e studioso della Sicilia musulmana.

Completati gli studi iniziali preso i padri Scolopi nel collegio Colasanzio di Palermo, Emerico si iscrisse all'Università palermitana laureandosi in giurisprudenza. Praticò per brevissimo tempo la professione di avvocato, presto lasciata per occuparsi delle discipline a lui più congeniali come la filosofia pubblicando nel 1833 sulle Effemeridi scientifiche letterarie uno scritto dal titolo Sopra gli elementi di filosofia del Prof. V. Tedeschi dove avanzava critiche al pensiero kantiano, allora diffuso negli ambienti intellettuali siciliani, in nome dell'empirismo di Locke e del pensiero di Romagnosi.

Dal 1836 iniziò l'attività di corrispondente con articoli di argomento giuridico ed economico liberista nel Giornale di Statistica. Temi questi che ripropose nel suo insegnamento di diritto penale dal 1841 al 1848 presso l'Università di Palermo dove attirò l'attenzione della polizia borbonica per una sua applaudita lezione nel dicembre 1842 sulla pena di morte.

I moti del 1848 a Palermo.

Questa sua diffusa fama di agitatore liberale, rinfocolata da un suo appassionato discorso tenuto a Palermo il 28 novembre 1847, a villa Giulia dinanzi ad una grande folla fece sì che due giorni prima dello scoppio della rivoluzione palermitana del 1848 fosse arrestato e liberato dopo pochi giorni quando l'esercito borbonico lasciò Napoli. Eletto deputato di Salemi e Palermo lavorò per una nuova costituzione siciliana e fu inviato dal governo rivoluzionario come ambasciatore insieme al patriota Giuseppe La Farina a Torino per offrire la corona di Sicilia al duca di Genova.

Quando le truppe borboniche rioccuparono Palermo restaurando la monarchia nel 1849, Emerico Amari fuggì prima a Malta e successivamente a Genova.

Durante l'esilio collaborò a giornali di economia e pubblicò, nel 1857, la sua opera più importante ch ebbe grande risonanza in Italia e all'estero: La Critica di una scienza delle legislazioni comparate dove trattava di diritto alla luce della filosofia della storia materia di cui divenne insegnante nel 1859 presso l'Istituto di studi superiore di Firenze.


Nel 1860 dopo la fortunata impresa dei Mille di Garibaldi tornò a Palermo

Opere

  • Sopra gli elementi di filosofia del Prof. V. Tedeschi, in "Effemeridi scientifiche letterarie per la Sicilia", Catania, 1833.
  • Sulla società statistica di Londra e i suoi lavori, in "Giornale di Statistica", 1839, vol. IV.
  • Difetti e riforme delle statistiche dei delitti e delle pene. Art. I, in "Giornale di Statistica", 1839, vol. IV.
  • Difetti e riforme delle statistiche dei delitti e delle pene. Art. II, in "Giornale di Statistica", 1840, vol. V.
  • Il sistema protettore e la collisione degli interessi rivali nel commercio. Zuccheri indigeni e coloniali, in "Giornale di Statistica", 1840, vol. V.
  • Degli uffizi del magistrato e dell'amministrazione della giustizia, in "Giornale di Statistica", 1840, vol. V.
  • Dell'uso di talune dottrine nei giudizi penali e dell'amministrazione della giustizia, in "Giornale di Statistica", 1840, vol. V.
  • Principi di diritto pubblico marittimo e storia di molti trattati sugli stessi del Conte Ferdinando Lucchesi Palli, in "Giornale di Statistica", 1840, vol. V.
  • Memoria sui privilegi industriali e sopra due Memorie estemporanee scritte su tale argomento dai Sigg. Placido De Luca e Salvatore Marchese nel concorso alla cattedra di economia e commercio nella Regia Università di Catania, in "Giornale di Statistica", 1840, vol. V.
  • Basi di un progetto per popolare l'isola di Lampedusa, in "Giornale di Statistica", 1841, vol. VI.
  • Degli elementi che costituiscono la scienza del diritto penale, tentativo di una teoria del progresso, in "Giornale di Statistica", 1841, vol. VI.
  • L'indole, la misura e il progresso dell'industria comparata delle nazioni, Palermo 1844.
  • Articoli vari, in "Giornale di Commercio", Palermo 1844.
  • Rapporto della commissione sul lavoro preparatorio per la convocazione del Parlamento, in Atti del Real Parlamento di Sicilia, Palermo 1848.
  • Articoli vari, in "La Croce di Savoia", Torino 1850-51.
  • Articoli vari, in "Il Monitore dei comuni italiani", Torino 1852.
  • La ritrattazione di Glandstone, in "Corriere mercantile di Genova", 1852.
  • Articoli vari, in "L'Economista. Giornale della domenica", Torino 1856.
  • Critica di una scienza delle legislazioni comparate, Genova 1857.
  • Del concetto generale e dei sommi principi della filosofia della storia, Genova 1860.
  • Discorso alla Camera dei deputati del 10 luglio 1867 nella discussione del progetto di legge sull'asse ecclesiastico, Palermo 1867.
  • Della libertà commerciale tra Napoli e Sicilia ossia della necessità del libero cabotaggio, in G. Bentivegna, E. Amari, La filosofia, le leggi e la storia, Catania 1992.
  • Storia comparata delle legislazioni d'occidente dalla caduta dell'Impero insino ai nostri giorni, a cura di G. Bentivegna, Catania 1993.
  • Critica e Storia di una scienza delle legislazioni comparate. Libro II: Della Storia, a cura di G. Bentivegna, Catania 1996.

Note

Voci correlate