Ermolao Asinari di San Marzano
Ermolao Asinari Conte di San Marzano | |
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Ministro degli Esteri del Regno di Sardegna | |
Durata mandato | 30 settembre 1847 – 10 marzo 1848 |
Predecessore | Clemente Solaro della Margarita |
Successore | Vincenzo Ricci |
Senatore del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 10 maggio 1848 – 24 ottobre 1864 |
Legislatura | dalla I (nomina 3 aprile 1848) all'VIII |
Tipo nomina | Categoria: 5 |
Incarichi parlamentari | |
Deputazioni:
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Professione | Diplomatico |
Ermolao Asinari di San Marzano (Costigliole d'Asti, 14 agosto 1800 – Torino, 24 ottobre 1864) è stato un politico e diplomatico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Costigliole d'Asti il 14 agosto 1800,[1] figlio del marchese Filippo Antonio e di Polissena della Chiesa di Cinzano; era pertanto fratello, tra gli altri, di Britannio e Carlo Emanuele. Volontario presso l’avvocatura generale, pur non essendo implicato direttamente nei disordini, nel 1821 risultava che frequentasse pessime compagnie politiche al Caffè delle Indie.
Tenuto sotto controllo dalla polizia, ciò non gli impedì di intraprendere come il padre la carriera diplomatica,[1] e il suo primo incarico fu alla Corte di Spagna come segretario di legazione del ministro Clemente Solaro della Margarita.[1] Passò quindi all’ambasciata di Vienna, che resse interinalmente per qualche tempo[N 1] all’inizio degli anni trenta del XIX secolo, cercando invano di dissuadere l'Imperatore e il Metternich dalla neutralità nelle vicende di Francia (aprile 1832).[1]
Destinato come ministro alla legazione piemontese presso il Regno di Baviera (1835),[1] andò al convegno di Toeplitz (27 settembre-4 ottobre 1835) come osservatore piemontese. Fu inviato straordinario e ministro plenipotenziario nel Regno delle Due Sicilie tra l'8 e il 30 maggio 1838, quando venne trasferito al Regno dei Paesi Bassi uniti[1] rimase nei Paesi Bassi fino al 12 aprile 1841 quando fu trasferito nel Regno delle Due Sicilie.[2] A Napoli redasse una serie di rapporti, nei quali analizzò tutte le istituzioni napoletane e individuò non poche delle cause della prossima crisi della monarchia borbonica.[1]
Negoziò e concluse, il 7 febbraio 1846,[3] un trattato di commercio e navigazione[3] tra il Regno di Sardegna e quello delle Due Sicilie[4] e mantenne cordiali rapporti tra i due regni. Quando Solaro Della Margarita fu destituito dalla carica di Ministro degli Esteri, assunse tale dicastero[N 2] il 25 ottobre 1847. Durante l’incarico si mostrò poco incline alla trasformazione dello Stato, in quanto non era liberale e temeva la guerra all'Impero austriaco, ma era troppo realistico per non piegarsi a ciò che stava accadendo, e non riconoscere la necessità di una costituzione[5] per salvare la monarchia sabauda e dominare gli avvenimenti. Tuttavia tentò limitare la libertà di stampa nei verbali sullo Statuto Albertino e, appena lo ebbe controfirmato,[5] si dimise dall’incarico il 10 marzo 1848. Nominato senatore il 3 maggio successivo, fu membro[6] della Commissione[N 3] incaricata di studiare la proposta di istituire una cattedra in Scienza consolari e diplomatiche nel corso del 1850. Si spense a Torino il 15 ottobre 1864. Venne sepolto nella cripta della Chiesa di Nostra Signora di Loreto di Costigliole d'Asti, accanto al mausoleo marmoreo eretto in memoria del padre.
Sposato con Maria Barbara De Sigray, la coppia ebbe nove figli: Filippo, Britannio, Giuseppe, Carlo Alberto, Giovanni, Polissena, Domenica Maria, Luigi, Ermolao.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze italiane
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Acuto osservatore, lasciò eccellenti rapporti sulle condizioni dell'impero asburgico.
- ^ Secondo il Solaro perché lo si sapeva inclinato a politiche mutazioni, secondo altri testimoni dell’epoca proprio perché era considerato una creatura di Solaro.
- ^ Oltre a lui tale commissione era composta dai senatori Coriolano Malingri di Bagnolo, Lodovico Sauli d'Igliano, Pietro Gioja, Federigo Sclopis di Salerano (relatore).
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Almanacco di corte per l'anno 1846, Lucca, Tipografia Giusti, 1846, ISBN 88-348-1469-X.
- Anthony L. Cardoza, Patrizi in un mondo plebeo: la nobiltà piemontese nell'Italia liberale, Roma, Donzelli Editore, 1999, ISBN 88-7989-499-4.
- Francesco Dias, Collezione di reali rescritti leggi decreti e regolamenti, Napoli, Stabilimento Tipografico di Fr. Azzolini, 1847.
- Walter Maturi, ASINARI di San Marzano, Ermolao, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 4, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1972.
- Gian Savino Pene Vidari, Verso l'unità italiana: contributi storico-giuridici, Torino, G. Ciappichelli Editore, 2010, ISBN 88-348-1469-X.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ermolao Asinari di San Marzano
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Asinari di San Marzano, Ermolao, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ASINARI DI SAN MARZANO Ermolao, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
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