Storia dei Paesi Bassi

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L'antichità

I primi abitanti dei Paesi Bassi di cui si abbia notizia storica furono i Batavi, una popolazione che viveva sul corso inferiore del Reno e della Mosa e che fu sottomessa da Giulio Cesare durante la campagna di Gallia (I secolo AC). Il Reno fu per secoli il confine dell'Impero romano, per cui la regione a sud del fiume fece parte della provincia romana della Germania Inferior (e vi sorsero le città di Utrecht, Nijmegen e Maastricht), mentre a nord la popolazione germanica dei Frisoni rimase indipendente.

Il Medioevo

Alla caduta dell'Impero Romano nei Paesi Bassi giunsero le popolazioni germaniche dei Sassoni (nell'est) e dei Franchi (nel sud). Questi ultimi prevalsero sui loro vicini, ed alla fine dell'VIII secolo la regione faceva parte del Sacro Romano Impero fondato da Carlomagno (che aveva il suo centro nella vicina Aquisgrana).

Nei secoli successivi, i Paesi Bassi rimasero formalmente soggetti all'Impero, ma vi sorsero vari principati semi-indipendenti (contea di Olanda, ducati di Gheldria e del Brabante, vescovato di Utrecht). Merita di essere ricordata fra i vari sovrani avvicendatisi su quei feudi la duchessa Giovanna, la quale concesse alle autonomie cittadine una carta di privilegi, la Joyeuse Entrèe, contenente fra l'altro una clausola di ribellione che poteva essere attivata dai sudditi erano legittimati a disobbedire al sovrano che avesse violato i diritti riconosciuti nella carta. Questi riconoscimenti, estesi con il Gran Privilegio di Olanda e Zelanda (1477), furono fondamentali nel momento della rivoluzione del XVI sec. Nel XIV secolo tutti questi furono unificati dai duchi di Borgogna, discendenti da un ramo cadetto dei regnanti di Francia, che vi unirono le Fiandre meridionali (l'attuale Belgio) e gran parte del territorio a cavallo dell'attuale confine franco-tedesco, fino alla Svizzera. Il re di Francia Carlo VII di Valois rinunciò alla sua sovranità sulla Borgogna nel 1435, con la pace di Arras. Le Fiandre divennero presto il centro economico dei domini borgognoni. Il regno arrivò dunque a Carlo il Temerario, il quale concesse in dote alla propria figlia Maria le Fiandre, combinando il suo matrimonio con l'arciduca d'Austria Massimiliano I d'Asburgo. Questi, ereditando nel 1477 il titolo ducale di Borgogna, trasferì la propria sede a Bruxelles. L'eredità di questo importante regno passò dunque a Filippo il Bello d'Asburgo e, alla sua morte, a Carlo d'Asburgo, figlio di Filippo e di sua moglie Giovanna la Pazza, nonché futuro imperatore col nome di Carlo V.

Le Province Unite

Nel XVI secolo la Riforma protestante fu accolta con favore da buona parte della popolazione olandese (ossia solo della parte settentrionale delle Fiandre: si badi bene che la regione meridionale, corrispondente all'attuale Belgio, restò di fede cattolica). Sebbene vi si fosse opposto con forza, l'imperatore Carlo V (nipote ed erede di Massimiliano) finì per accettare la situazione. Alla sua morte (1558) i Paesi Bassi furono staccati dall'Impero ed ereditati da suo figlio Filippo II, re di Spagna. Il dominio straniero suscitò il malcontento della popolazione, e come se ciò non bastasse Filippo tentò di perseguitare i protestanti e di eliminare le autonomie delle città fiamminghe. Appellandosi alla sopra citata "clausola di ribellione", gli olandesi oppressi esplosero in una rivolta (1568), che indusse le Sette Province del Nord a formare l'Unione di Utrecht (1579). Nel 1581 viene proclamata la Repubblica delle Sette Province Unite, guidata da Guglielmo il Taciturno, principe di Orange-Nassau, che assunse la carica di stadtholder (presidente: a dispetto del nome, il titolo rimase sempre appannaggio dei membri della casa di Orange. Per altri 70 anni la Spagna non riconobbe la secessione olandese e vi fu guerra fino alla Pace di Westfalia del 1648, con cui le Province Unite ottennero de iure l'indipendenza che ormai godevano di fatto.

In quegli anni, per quanto impegnati nella lotta con la Spagna, gli olandesi furono molto attivi anche fuori dall'Europa, fondando colonie in India, Indonesia, e nelle Americhe (ad es. New York fu fondata da olandesi col nome di Nieuw Amsterdam), tanto che il XVII secolo è considerato il secolo d'oro (gouden eeuw) dei Paesi Bassi.

Esso però terminò con una serie di sconfitte subite da parte di altri paesi (specialmente degli inglesi), che segnarono la fine dell'espansione commerciale e coloniale olandese.

Il successivo XVIII secolo fu segnato dal conflitto fra i sostenitori degli stadtholder ed i cosiddetti patrioti (avversi a trasformazioni in senso monarchico); nel 1748 la carica di stadtholder venne dischiarata elettiva, durante il regno di Gugliemo IV d'Orange. Così l'Olanda continuò ad essere relativamente tranquilla fino alla Rivoluzione Francese del 1789.

L'invasione francese e la formazione del Regno dei Paesi Bassi

Poco dopo la Rivoluzione le armate francesi invasero i Paesi Bassi, costituendovi l'effimera Repubblica Batava. Essa fu sostituita dal Regno di Olanda (il cui re era Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone), che dopo una vita altrettanto breve fu annesso alla Francia nel 1809. Quello stesso anno era entrato in vigore un codice civile ispirato al Code Napoleon e che cessò di avere vigenza quando il regno venne incorporato nell'Impero dei Francesi.

Dopo la sconfitta di Napoleone 1814-15 il Congresso di Vienna restaurò lo stato olandese, trasformandolo in monarchia ed assegnando il trono a Guglielmo I d'Orange, figlio dell'ultimo stadtholder, nonché principe di Lussemburgo. Nel corso delle guerre napoleoniche gli inglesi si erano impossessati di quasi tutte le colonie olandesi: esse furono restituite solo in parte ma in compenso il regno fu notevolmente ampliato, con l'inclusione del Belgio, mentre il Lussemburgo rientrava in unione personale fra i territori governati da Guglielmo I.

Questa situazione non durò a lungo: nel 1830 il Belgio si ribellò, ottenendo l'indipendenza grazie all'aiuto francese. Nel 1838 viene emanato un nuovo codice civile, il Burglijk Wetboek; nel 1848 viene adottata una costituzione che trasfroma il regno di Olanda in una monarchia parlamentare. Nel 1890 anche il Lussemburgo si staccò dai Paesi Bassi.

Le guerre mondiali

I Paesi Bassi proclamarono la propria neutralità in entrambe le guerre mondiali. Nella Prima Guerra Mondiale questa neutralità venne sostanzialmente rispettata e la guerra ebbe principalmente ripercussioni economiche.

Invece nella Seconda Guerra Mondiale il paese fu occupato dalla Germania nazista durante l'attacco alla Francia (maggio 1940). Questa occupazione portò tra l'altro alla deportazione ed alla morte di oltre 100.000 ebrei. Il governo olandese in esilio mantenne comunque il controllo dei territori d'oltremare, anche se nel gennaio 1942 il Giappone invase i possedimenti olandesi in Indonesia.

I Paesi Bassi furono liberati dagli alleati dopo la sconfitta della Germania (maggio 1945).

Storia recente

Subito dopo la resa giapponese l'Indonesia proclamò la propria indipendenza e dopo alcuni anni confusi nel 1949 il governo olandese rinunciò alla colonia; negli anni successivi i Paesi Bassi rinunciarono anche al resto del proprio impero coloniale.

La perdita tuttavia non portò a difficoltà economiche, ma anzi l'economia olandese attraversò una fase di rapida crescita.

Da allora la politica estera olandese è dominata dall'impegno a creare o rafforzare le istituzioni internazionali. Oltre a far parte delle Nazioni Unite, i Paesi Bassi sono fra i membri fondatori della NATO e di tutte le istituzioni europee (CECA, CEE) che hanno portato all'attuale Unione Europea, di cui fanno parte. Inoltre fin dal 1948 Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo hanno formato un'unione economica e doganale, il cosiddetto Benelux, che in qualche modo prefigurava la futura UE. Nel 1999 i Paesi Bassi hanno aderito all'Euro.