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Veronica Galletta

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Veronica Galletta nel 2020

Veronica Galletta (1971 – vivente), scrittrice italiana.

Intervista di Nunzio Bellassai, lindiependente.it, 26 aprile 2022.

  • [Partiamo dal genere. Nina sull’argine si colloca a metà tra testo di letteratura industriale e romanzo di formazione, con un elemento fantastico sullo sfondo. Nina infatti parla con un fantasma. Da dove nasce l'esigenza del realismo magico?] Avevo l'esigenza di raccontare una storia. Una storia di lavoro. Ho cominciato a scrivere nel 2013, da quel momento non ho mai smesso di lavorarci. Quello che ho cercato qui di rappresentare è un lavoro che ho svolto per molti anni, un vero e proprio microcosmo fatto di relazioni in contrasto tra loro, attorno a cui ruotano figure molto diverse e che si conclude attraverso la realizzazione di una grande opera pubblica. Una volta che ho deciso che storia raccontare ho capito che dovevo usare parole tecniche, da ingegnere, non potevo raccontarla diversamente. Verricello, ponteggio, sono parole che non hanno termini alternativi in grado di rendere l'atmosfera precisa che volevo rievocare nella mia narrazione. Ho sempre creduto molto nel linguaggio tecnico, ho lavorato sulla parola, cercando di sfruttare la sua forza evocativa. All'inizio non mi sembrava di star scrivendo un romanzo, bensì un resoconto, finché non è apparso Antonio. Si trattava di un personaggio morto, ma in fondo era proprio quello che cercavo. Non mi sono posta il problema dei generi, ho cominciato a scrivere in maniera molto libera. In seguito ho dovuto studiare gli stilemi dei fantasmi, Giro di vite di Henry JamesRequiem di Antonio Tabucchi, tutti studi che mi hanno fatto capire come regolare meglio l'idea di scivolamento che avrebbe dominato questo romanzo.
  • [Il cantiere è una perfetta metafora di vita, che si può sintetizzare in una continua azione di costruzione e distruzione.] L'umorismo del romanzo è modellato su questa verità di fondo. Non si tratta di comicità, ma di un umorismo capace di svelare una tragicità esistenziale, che è un elemento a cui ho dato grande importanza. È un riso che scarica e permette di lavorare meglio. Pensiamo alla storia dei massi disegnati. Tutti i momenti di ilarità permettono di andare avanti, sono una chiave di sopravvivenza.
  • [Il titolo racconta una condizione liminare della protagonista. Nina vive sull'argine.] L'argine è un’opera di difesa passiva, è qualcosa che viene costruito quando nessun altro tipo di difesa è possibile. Oggi siamo tutti più fragili, più instabili, è una questione di equilibrio. L'argine delimita, ti impone da che parte stare, ma è sempre una sconfitta. [...] L'argine è anche una barriera linguistica.

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