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La Repubblica (dialogo): differenze tra le versioni

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*'''Libro VII''': Socrate traccia il "[[mito della caverna]]", per fare capire la profondità oscurantista di ignoranza in cui l'uomo si trova, da dove deve riuscire a liberarsi per trovare la vera "luce" di sapienza. Dopo la presa di coscienza dell'esistenza di un altro mondo migliore e veritiero, Socrate prescrive per l'individuo lo studio delle principali arti, ossia la matematica, la geometria e la dialettica.
*'''Libro VIII''': Passo indietro di Socrate, ossia l'analisi più approfondita della felicità del Giusto e dell'Ingiusto. Socrate tratta delle principali forme di governo, come aristocrazia (che Platone predilige), oligarchia e democrazia.<ref name="CasiLimiti">{{Cita pubblicazione|nome=Chiara|cognome=Casi|titolo="I limiti della Libertà autentica"|rivista=“I limiti della Libertà autentica” Analisi critica filosofico-giuridica del brano “La Libertà” tratto dal Libro VIII de “La Repubblica”|lingua=en|accesso=2019-10-27|url=https://www.academia.edu/40746219/_I_limiti_della_Libert%C3%A0_autentica_|dataarchivio=26 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191026194908/https://www.academia.edu/40746219/_I_limiti_della_Libert%C3%A0_autentica_|urlmorto=sì}}</ref> che, da un buon inizio, col tempo si corrompono e sconfinano nelle forme peggiori di governo, come timocrazia, oligarchia, demagogia e tirannide. A causa del "[[Numero di Platone|numero nuziale]]", che si ripete a causa dell'impulsività dell'animo umano e delle sue corruttele, è necessario l'intervento del filosofo.
*'''Libro IX''': Socrate si sofferma sulla forma peggiore di governo, la [[tirannide]], da contrapporre al buon governo filosofico. Il tiranno, benché abbia il controllo mediante la paura, è lui stesso schiavo delle proprie passioni. Passando allo stato ideale, Socrate elenca i giusti piaceri del filosofo, ossia quelli razionali, superiori alle due parti irrazionali dell'anima. Successivamente Socrate passa all'esame metafisico dei piaceri, calcolando in 729 anni la separazione tra il filosofo governante e il tiranno, poi alla ripartizione dell'anima in un mostro policefalo, un leone e infine un uomo. L'uomo grazie al leone domina il mostro, garantendo la giustizia.
*'''Libro X''': La discussione riguarda la poesia e l'imitazione. Chi imita non ha scienza retta di ciò che esegue, come il poeta che imita gli oggetti sensibili. L'arte, dunque, genera per Socrate un'illusione nell'anima, facendo leva sulle passioni nascoste; in ciò mostra disprezzo verso la commozione che scaturisce dalla [[tragedia greca]]. Perciò è necessario il bando dalla città ideale per [[Omero]] e gli altri poeti. Terminando il discorso, in contrapposizione ai miti poetici relativi alle ricompense dopo la morte, Socrate espone il "[[mito di Er]]", dopo aver ribadito la dimostrazione dell'immortalità dell'anima. La purezza dell'anima, infatti, si può ottenere solo dopo che si è affrancata dalle limitazioni del corpo umano, meritevole dunque del premio concesso dopo la morte, ossia la vita eterna nella contemplazione della verità.