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58 | il libro delle vergini |
Giuliana si avanzava evitando co’ piedi nudi li interstizii del pavimento smosso, provando la titubanza di chi cammina scalzo per la prima volta su un piano aspro e la confusione di una donna che non sente più in torno al suo passo l’impedimento abituale della veste. Andava così fino alla terza stanza, dov’era l’acqua, dove l’umidità le metteva una sensazione di fresco sotto i piedi e dove ella sentiva dei brividi nei capelli al pensiero che l’amante poteva essere là poco lontano. Allora intingeva le mani nell’acqua, si spruzzava tutta, coraggiosamente, con de’ sùbiti arresti di respiro quando una gocciola più grossa le rigava l’epidermide. Usciva di là, tutta sparsa di rugiada: lo specchio alto di un antico mobile la tentava.
Era una specie di canterano a cui restavano ancora frammenti d’intarsio quà e là; lo specchio, che celava un armario sovrastante, aveva in torno fregi misti d’oro e di colori e in alto due puttini decapitati. Giuliana saliva fin là, attratta da una irresistibile curiosità femminile di vedersi nuda. La sua persona tutta ancora fresca di gocciole sorgeva nell’offuscamento dell’antico specchio suffusa d’un’ombra di pallidezza argentea, addolcita d’impercettibili apparenze di azzurro e di verde dove il cristallo più era alterato dal tempo. Ella si guardava; mentre l’istinto sessuale della bellezza svegliandosi le faceva ora sa-