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Pagina:Tempesta.djvu/32

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16 la tempesta

era l’amore che il mio popol tutto
mi portava - segnar con sanguinosa
impronta il lor misfatto, ma abbellirlo
vollero con più bei colori. In breve,
caricati che ci ebber sopra un barco,
ci spinsero nel mare. Aveano scelto
una vecchia carcassa di battello
non attrezzato, senza vele, senza
albero, senza sarte: per istinto
l’avean già tutto abbandonato i sorci.
Quivi ci hanno imbarcati e ai nostri pianti
solo rispose il mare ed i sospiri
ci rese il vento!

                             Miranda.
                       Ahimè quale imbarazzo
dovetti esser per voi!

                             Prospero.
                                     Tu, Cherubino,
fosti invece la mia salvezza. Il tuo
sorriso infuse in me come una forza
celeste e come il mare ebbi cosparso
delle più amare lacrime, un novello
cuore si fece in me, per sopportare
quel che avverrebbe.

                             Miranda.
                                 E in che modo giungemmo
a terra?